La volontà generale è per Jean-Jacques Rousseau un'idea, una verità oggettivamente esistente insita in ogni uomo al di là del fatto che esso la percepisca o meno. Il compito di ogni individuo è di scoprirla, e una volta riuscitoci egli non può rifiutarsi con onestà di seguirla.
Nella filosofia politica
La coscienza della volontà generale da parte del cittadino gli permette di liberarsi da ogni vincolo causato dalle considerazioni, dagli interessi, dalle preferenze, dai pregiudizi, individuali o collettivi che possono fuorviarlo nella scelta di ciò che è il vero e il buono oggettivo, che esso deve volere, poiché sono nella sua natura; e partendo da ogni singolo uomo questo principio si deve applicare ugualmente alla popolazione.
La volontà generale diventa quindi una questione di moralità; il suo fine è quello di indurre l'uomo e anche il popolo a scegliere la libertà, anzi di costringerli ad essere liberi; così essa raggiungerà il suo fine, che è quello di educare gli uomini ad accettare la volontà generale senza che essa susciti in loro alcun senso di costrizione, e di cancellare dalla natura umana ogni forma di egoismo, per raggiungere così l'unanimità e l'armonia.
Così l'individualismo verrà cancellato e sostituito dal collettivismo, poiché ogni uomo rinuncerà a qualunque suo diritto personale per metterlo a disposizione di tutti gli altri, che a loro volta faranno lo stesso; in tal modo si realizzerà la volontà generale che guiderà la nazione. Infatti al popolo sovrano e "illuminato" spetterà il controllo dello Stato ed ogni decisione verrà presa dalla volontà generale, che però potrà decretare solo leggi che siano a vantaggio della collettività e non danneggino nessuno; poiché nell'idea politica di Rousseau nessuno gode di privilegi ed ha una posizione di superiorità rispetto agli altri.
Questo permette di raggiungere l'armonia assoluta, poiché in questo stato scompaiono i crimini, le liti e ogni azione che potrebbe danneggiare lo stato, dato che il cittadino che non rispetta la legge va contro decisioni che sono a suo vantaggio e che lui stesso ha preso, e ciò non avrebbe senso. Il popolo è quindi la massima autorità statale; tuttavia, il compito di controllare che la volontà generale sia rispettata non è suo, bensì di un ristretto numero di persone che hanno il nome di "magistrati", i quali però fanno sempre parte del popolo e non sono in alcun modo superiori ad esso.
Conseguenze e critiche
Rousseau si dimostra dunque un acceso sostenitore della democrazia diretta, personalmente esercitata dai cittadini riuniti in assemblea, seguendo l'esempio della sua città natale, Ginevra. Tuttavia questa forma di governo è stata considerata, da alcuni commentatori, sia difficile da attuare – specialmente in nazioni molto popolate – sia per certi aspetti pericolosa, poiché contiene alcuni elementi teorici ambigui che fanno pensare ad un regime totalitario, come per esempio il fatto che l'individuo può essere forzato a scoprire la volontà generale, o che una volta stabilita quest'ultima non sia ammessa nessuna forma di critica o di dissenso.
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