La villa si trova sulla sommità di una collina, con attorno un parco di circa 16000m². Fu costruita come casa di villeggiatura a partire dalla fine del Settecento e completato nel corso dei primi dieci anni del XIX secolo dal conte Luigi Ricotti, un commerciante della città che si è arricchito con i suoi traffici ed è entrato nella nobiltà.
L'edificio è a pianta centrale, ispirata a modelli palladiani e tardo rinascimentali della villa italiana; l'impianto strutturale ha una simmetria complessa su base ottagonale. L'apparato decorativo murale è diffuso e ispirato a modelli neoclassici; i pavimenti sono realizzati in seminato alla veneziana con disegni geometrici e decori.
L'interno si sviluppa su quattro piani. Al piano terra si trova la cucina, il teatro e la cappella. Vi è anche la possibilità di attraversare l'edificio con la carrozza per fare in modo che i nobili potessero entrare senza sporcarsi o bagnarsi in caso di pioggia.
Al centro del piano nobile, si apre un ampio salone, il cui soffitto è formato da una cupola; un sistema di ampi finestroni permette di dare luce alla sala.
Al piano superiore vi erano le camere per i signori, mentre ancora sopra per la servitù.
La villa fa parte di un complesso di edifici che comprende anche: la scuderia, la limonaia (per dar riparo alle piante nella stagione fredda), il giardino d'inverno, e da un annesso colonico.
Dal 18 maggio 1998 è sede dell'Istituto superiore di studi economici Adriano Olivetti (ISTAO), fondato da Giorgio Fuà, che ne ha sostenuto il restauro iniziato nel 1989 e completato nove anni dopo.
Vi vennero girate nei suoi esterni alcune sequenze del film di Saverio Smeriglio La Polinesia è sotto casa (2010)
Villa Favorita è al centro della vicenda raccontata dal giovane scrittore esordiente Riccardo Carmenati nel romanzo intitolato appunto L'occhio della Favorita (0111 Edizioni, 2011)
La leggenda narra che durante un viaggio in carrozza, il Conte e il suo servo, furono colti da un nubifragio; una pioggia torrenziale che causò parecchi allagamenti in tutta la zona del Piano S. Lazzaro. "Avanti si vada!" era il celebre motto che spesso pronunciava il Conte Ricotti e, anche in questa situazione drammatica, non mancò di ripeterlo, malgrado il servo cercasse di convincerlo in tutti i modi a cercare riparo. "Avanti si vada!" ripeté il nobile e fu così che entrambi morirono annegati quello stesso giorno, in una zona limitrofa all'ex Ospedale Psichiatrico Provinciale.[1]