L'Università di Stanford aprì le sue porte nel 1891, dopo sei anni di progettazione, per volontà dei benefattori Jane e Leland Stanford (imprenditore ferroviario ai tempi ritenuto uno dei robber-baron) che avevano deciso di fondare un'università per istruire i ragazzi della California in memoria del loro figlio, morto di tifo a Firenze[3][4]. L'università ospita altresì l'acceleratore di particelleSLAC.
Struttura
L'università è organizzata nelle sette seguenti Scuole:
Economia
Giurisprudenza
Ingegneria
Medicina
Scienze e discipline umanistiche
Scienze della formazione
Scienze della terra, dell'energia e dell'ambiente
Hoover Institution
Alla Stanford opera il think tank conservatore "Hoover Institution" che si concentra sulla politica, sull'economia e sull'economia politica globale. Fu fondato nel 1919 da Herbert Hoover. La biblioteca e gli archivi dell'Hoover Institution hanno una vasta collezione di testi sulle evoluzioni politiche, economiche e sociali del ventesimo secolo.
Nelle Olimpiadi 2008 di Pechino gli atleti provenienti da Stanford hanno vinto 25 medaglie, mentre in occasione delle Olimpiadi di Parigi del 1924 Stanford vinse 21 medaglie.
I luoghi di interesse della città universitaria contemporanea sono il Main Quad e il Memorial Church, il Cantor Center for Visual Arts e la galleria d'arte, il Mausoleo di Stanford e l'Angelo del dolore, Hoover Tower, il giardino delle sculture di Rodin, la Papua Nuova Guinea Sculpture Garden, l'Arizona Cactus Garden, la Stanford University Arboretum, la Biblioteca verde e il Dish.
Interior of the Stanford Memorial Church at the center of the Main Quad
Lou Henry Hoover House, official residence of the University President
Hoover Tower, at 285 piedi (87 m), the tallest building on campus
The Dish, a 150 piedi (46 m) diameter radio telescope on the Stanford foothills overlooking the main campus
The original Golden spike on display at the Cantor Arts Museum at Stanford University
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(EN) The Final Fever, su stanfordalumni.org, Stanford Magazine, luglio/agosto 2003. URL consultato il 15 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
^(EN) Richard F. Snow, Biggest of the Four, in American Heritage Magazine, vol. 38, n. 8, dicembre 1987. URL consultato il 15 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2008).