L'Ufficio delle Tenebre o semplicemente le Tenebre (in latinoTenebrae) è un ufficio liturgico della Chiesa cattolica, successivamente mutuato da altre confessioni cristiane, che si recita nei tre giorni che precedono la Pasqua ed è caratterizzato dallo spegnimento di quindici candele poste su una saettia, uno speciale candelabro di forma triangolare, e da un "terremoto" o "strepitus", un momento alla fine dell'ufficio in cui nella totale oscurità si battono i banchi con i libri o con le mani, producendo appunto uno strepito.
Nella Chiesa cattolica le Tenebre erano celebrate, con le speciali cerimonie previste, con la recita dei Mattutini e delle Lodi, le prime due ore canoniche dell'Ufficio divino di ognuno dei tre ultimi giorni della Settimana Santa. Nel rito romano le Tenebre erano celebrate in tutte le chiese con clero sufficiente fino alla riforma liturgica della Settimana Santa nel 1955. Le tradizioni dell'Ufficio delle Tenebre risalgono almeno al IX secolo.[2] I mattutini, originariamente erano recitati nella notte, qualche ora dopo la mezzanotte, mentre le lodi erano celebrate all'alba, ma nel basso Medioevo furono anticipate al pomeriggio o alla sera precedenti,[3] e presero il nome di "Tenebre" perché si concludevano nell'oscurità.[4]
In seguito alla riforma della Settimana Santa del 1955, salvo dispensa, non è più possibile anticipare l'Ufficio delle Tenebre, tranne nel caso di chiese cattedrali in cui il Giovedì santo a mattina si debba svolgere la Messa crismale.[5]
In seguito alla riforma la recita dell'Ufficio delle Tenebre declinò completamente e l'Ufficio divino fu celebrato senza le speciali cerimonie tradizionali. Tuttavia, nella forma extraordinaria del rito romano, laddove non si osserva la riforma della Settimana Santa, l'Ufficio delle Tenebre si è conservato nella sua forma tradizionale.
Struttura delle Tenebre
La strutture si ripete identica per ciascuno dei tre giorni. La prima parte è costituita dal Mattutino, che è composto di tre notturni, ognuno con tre salmi, un versetto con responsorio, un Pater Noster recitato tutto in silenzio, seguito da tre lezioni, ognuna seguita da un responsorio. La seconda parte prevede la recita delle lodi che prevedono cinque salmi, un versetto con responsorio, e il Benedictus seguito dal Christus factus est, da un Pater Noster recitato tutto in silenzio e dall'orazione conclusiva. Come nel resto del tempo di Passione, non si aggiunge il Gloria Patri al termine dei salmi.[6][7]
La principale cerimonia che accompagna l'ufficio è lo spegnimento delle candele poste su una saettia collocata nel presbiterio.[8] Lo spegnimento delle candele segue un ordine preciso, le prime quattordici candele sono spente dopo ciascuno dei nove salmi del mattutino e dei cinque salmi delle lodi, partendo dalle candele più basse e spegnendone alternativamente una a destra e una a sinistra. Rimangono accese fino al Benedictus le sei candele dell'altare.[9] Al termine del Benedictus ogni altra luce presente in chiesa deve essere spenta e l'ultima candela rimasta accesa viene tolta dalla saettia e collocata dietro l'altare, in modo che la sua luce sia schermata dall'altare stesso,[10] e così l'ufficio termina nell'oscurità totale. Il "terremoto" o strepitus[11], che si produce sbattendo i libri o le mani contro il banco o anche sbattendo i piedi, simboleggia il terremoto verificatosi alla morte del Signore, ma potrebbe essere stato in origine un segnale di congedo.[3] Dopo aver mostrato la candela accesa al popolo, la si spegne e la si mette sul tavolo della credenza o la si porta in sacrestia. Il congedo avviene in silenzio.[12]
I contenuti
Nota: la numerazione dei salmi è quella della Vulgata
Seguita dallo strepitus; la candela accesa viene mostrata
Musica
Le lezioni del I notturno di ciascun giorno sono prese dal Libro delle Lamentazioni e sono cantate su un tono gregoriano specifico (tonus lamentationum),[40] che è stato definito "la melodia più triste di tutto il repertorio musicale".[41] Fa eccezione la III lezione del Sabato Santo, in cui l'Oratio Jeremiae si può cantare facoltativamente[42] su una melodia più ornata di origine mozarabica.[43]
Le lezioni del II e del III notturno sono recitate sul consueto tono delle lezioni (tonus lectionum) e sono state quasi sempre ignorate dai compositori, con l'eccezione di Manuel Cardoso.
^«Ad Laudes tamen, finita Oratione, fit fragor et strepitus aliquantulum» cfr. Officium majoris hebdomadae, editio IV Taurinensis post typicam, Taurinorum Augustae, Marietti, 1933, p. 455
^Adrian Fortescue, The Ceremonies of the Roman Rite Described, 1917, p. 288.
^Lam 1,1–5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 2,8–11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 3,22–30, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 1,6–9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 2,12–15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 4,1–6, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 1,10–14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 3,1–9, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
^Lam 5,1–11, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.