Il Tacazzè (conosciuto anche con i nomi Tecassé e Tekezé) è un fiume dell'Africa orientale, lungo 608 km[1]. Il canyon formato dal suo corso ha una profondità di circa 2000 m, è il più profondo del continente africano e uno dei più profondi del mondo.[2]
Nasce in Etiopia, a ovest di Alà, scorre al confine con l'Eritrea e il Sudan e nei pressi di Tomat confluisce nel fiume Atbara. Il suo bacino idrografico si estende per circa 68.000 km². La parte terminale prende il nome di Setit e segna il confine fra Etiopia ed Eritrea ed anche fra la lingua amarica e quella tigrè.
Nella notte tra il 14 e il 15 dicembre 1935 le avanguardie di ras Immirù attraversarono il fiume Tacazzè impegnando il Gruppo Bande, al comando del maggiore Luigi Criniti. Un altro contingente abissino guadò il Tacazzè più a nord al fine di tagliarne la ritirata al contingente italiano.[3]
^Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale II, Edizioni Mondadori 2000 pag.477 "Fra il 13 e il 14 dicembre le avanguardie di ras Immirù e del degiac Ajaleu Burrù, sfuggendo miracolosamente all'osservazione aerea, si avvicinano ai guadi del Tacazzè e nella notte fra il 14 e il 15 attraversano il fiume in due punti. Circa duemila uomini, al comando del fitautari Sciferra, uno dei luogotenenti di Ajaleu, guadano il Tacazzè a Mai Timchet, dove passa la carovaniera Gondar-Adua, e subito impegnano il Gruppo Bande del maggiore Criniti, forte di mille ascari e appoggiato dallo squadrone di carri veloci Esploratori del Nilo al comando del capitano Crippa. Un secondo contingente, costituito da tremila soldati di ras Immirù, in divisa cachi e dotato del miglior armamento (mitragliatrici pesanti, mitra di fabbricazione belga e bombe a mano), varca il fiume ad Addi Aitecheb, quindici chilometri più a monte e, guidato dai monaci di Debrà Abbai e da paesani, punta per viottoli ritenuti impraticabili al passo di Dembeguinà, con il proposito di tagliare la ritirata agli ascari del maggiore Criniti."