La situazione economica odierna è frutto di due fasi distinte: quella dell'espansione e quella dello sviluppo. Bisogna analizzare le cause che portarono all'espansione e i processi che imposero le condizioni necessarie per lo sviluppo. Definiamo anzitutto questi concetti: si parla di espansione quando si è in presenza di un aumento di produzione senza aumento di produttività. Lo sviluppo riguarda invece l'aumento di produzione con l'aumento di produttività.
La produzione è l'effettivo prodotto realizzato. La produttività riguarda invece la quantità massima di prodotto ottenibile con i mezzi a disposizione. Un'azienda che spinge la propria produzione ai massimi livelli utilizzando le risorse già esistenti in azienda, non fa altro che aumentare la produzione e quindi il numero dei prodotti. Per superare questo limite deve necessariamente aumentare la propria capacità produttiva e quindi la propria produttività. Per fare ciò ci sono diverse strade da poter seguire. Oggi i metodi di management e corporate governance per l'aumento della produttività di una azienda sono standardizzati o comunque in continuità col sistema aziendale attuale.
Nei tempi passati ci fu uno stravolgimento totale della struttura produttiva e dell'intero sistema economico a livello mondiale. Il cambiamento totale delle metodologie operanti nei vecchi e nuovi settori nascenti in quel periodo, fu alla base di quella che è conosciuta come rivoluzione industriale.
Fu la rivoluzione industriale a segnare il momento di rottura col passato, ciò che alcuni chiamano take off ovvero il "decollo economico" ossia il passaggio dall'espansione economica allo sviluppo. L'aumento della produttività si ebbe con il cambiamento dei mezzi di produzione adottati nella produzione stessa, cioè le macchine, e con un cambiamento dell'organizzazione del lavoro, passando dal lavoro a domicilio retribuito a cottimo al lavoro salariato in fabbrica. Non tutti però accettarono questa teoria: Carlo Poni scrisse ad esempio che "a grandi decolli possono seguire catastrofici atterraggi"[1].
Metodologia
La storia economica utilizza metodi qualitativi (storiografici) e quantitativi (statistici ed econometrici). La storia economica che fa ampio uso di modelli econometrici, spesso accompagnati da ipotesi controfattuali, è nota come cliometria.
I fenomeni oggetto di studio sono solitamente interpretati, implicitamente o esplicitamente, con l'ausilio di modelli economici più o meno formalizzati. Tra questi, sono ampiamente applicate teorie macroeconomiche, microeconomiche, e meno frequentemente esempi di teoria dei giochi.[2]
Materie affini, ma talvolta tenute distinte, sono la business history (storia dell'impresa) e la financial history (storia della moneta e degli intermediari finanziari).
Note
^Carlo Poni, La seta in Italia, Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 547
^ Robert H. Bates, Avner Greif, Margaret Levi, Jean-Laurent Rosenthal, Barry R. Weingast, Analytic Narratives, Princeton University Press, 1998, p. 264, ISBN978-0-691-00129-6.
Bibliografia
Valerio Castronovo (curatore), Storia della economia mondiale, Il Sole 24 Ore, Milano, 2009, 12 volumi.
Marco Cattini, L'Europa verso il mercato globale. Dal XIV al XXI secolo i processi e le dinamiche, Egea, Milano, 2006, ISBN 88-238-2080-4.
P. Massa - G. Bracco - A. Guenzi - J.A. Davis - G.L. Fontana - A. Carreras. Dall'espansione allo sviluppo. Una storia economica d'Europa. Con il coordinamento di Antonio Di Vittorio. Con una integrazione di Andrea Colli, G. Giappichelli Editore, Torino, 2011, ISBN 978-88-348-1727-8.