Storia dei Liao

La Storia dei Liao (zh 遼史T, 辽史S, Liáo ShǐP, lett. "Storia di Liao") è una delle opere storiche cinesi ufficiali conosciute come Ventiquattro Storie (zh 二十四史S, Èrshísì ShǐP). Commissionato dalla corte della dinastia Yuan (1271–1368), di etnia mongola, secondo la tradizione politica, il testo fu finalizzato nel 1344, sotto la direzione di Toqto'a (Tuotuo).[1]

La compilazione formalizzava la storia ufficiale cinese del popolo proto-mongolo dei Kitai, dalle loro origini tribali alla storia ufficiale della dinastia Liao (907-1125) da loro fondata a seguito dei torbidi della storia cinese noti come "Cinque dinastie e dieci regni" (907-960) e della dinastia Liao occidentale (1125-1220) attiva in Asia centrale dopo che la Dinastia Jīn (1115-1234) di etnia Jurchen aveva spodestata i kitai dal controllo sulla Cina.[1]

Fonti principali

Musico kitai che suona uno strumento a corda

La Storia di Liao di Toqto'a fu compilata utilizzando fonti più antiche, principalmente:

  • i registri dinastici (實錄S, ShiluP, lett. "Veritieri registri") dei Liao compilati sotto la direzione di Yelü Yan (耶律儼), non più esistente;
  • l'abbozzata Storia di Liao compilata per volontà della Dinastia Jīn, di etnia Jurchen, che aveva spodestato i Liao della Cina, sotto la direzione di un funzionario di nome Chen Daren (陳大任), mai pubblicata e non più esistente; e
  • diverse altre fonti tra cui lo Zizhi Tongjian (1080), il Qidan Guo Zhi e descrizioni dei kitai presenti nelle precedenti storie dinastiche (Wei Shu, Sui Shu, ecc.).

Il Liao Shi contiene 116 volumi,[1] inclusi 30 volumi di Annali imperiali, 32 volumi di Registri delle istituzioni, 8 volumi di Tabelle, 48 volumi di Biografie e descrizioni e 1 volume di Glossario della lingua nazionale kitai, il Guoyijie (國語解),[2][3][4] un elenco di parole in lingua kitai trascritte in caratteri cinesi nel volume n. 116.[5]

Creazione e affidabilità

Molti studiosi cinesi dell'epoca sostenevano che la dinastia Liao, in quanto "barbara" poiché di etnia non-Han (cinese), non meritasse una propria storia ufficiale, e postularono che la storia dei Liao dovessero essere registrata come appendice alla storia ufficiale della Dinastia Song, di etnia Han.[1] Tale dibattito s'inquadrò nella più ampia disputa tra la volontà della corte Yuan, di etnia mongola, e gli studiosi/cortigiani han al servizio della stessa, motivata dalla teoria politica cinese, criticata dai mongoli, secondo cui solo una dinastia alla volta poteva essere considerata legittima.[6] Causa questa disputa tra due diverse culture politiche, il Liao Shi, così come le storie dei Jīn e dei Song che i mongoli avevano sconfitto e spodestato per garantirsi il controllo sulla Cina (v.si Conquista mongola della Cina), non fu ufficialmente compilato fino al 1343-1344, quando il progetto editoriale passò al capo consigliere di vedute filo-cinese Toqto'a. Nella sua forma finale, questo progetto ha concesso al desiderio della corte Yuan di trattare i Liao, Jīn e Song come dinastie ugualmente legittime. La compilazione del Liao Shi fu terminata in un anno dagli storici imperiali, sebbene senza subire alcuna se non la minima correzione delle bozze.[1] Per questo motivo, il Liao Shi e le altre due storie delle dinastie pre-Yuan sono note per i loro errori tecnici, la mancanza di precisione, le incoerenze nella trascrizione di termini e nomi non cinesi e gli argomenti sovrapposti. Gli studiosi Qing Qian Daxin e Zhao Yi hanno notato incongruenze della Storia dei Liao nelle loro opere Studio delle discrepanze nelle ventidue storie standard (廿二史劄記) e Note critiche sulle ventidue storie (二十二史劄記).[7] Tuttavia, il Liao Shi fornisce una grande quantità d'informazioni sulla politica e le tradizioni tribali dell'impero dei kitai. Poiché i registri dinastici compilati a suo tempo dal funzionario Liao Yelü Yan e Liao Shi di Chen Daren, patrocinato dai Jīn, sono andati perduti,[1] il Liao Shi di Toqto'a è l'unico documento storico esistente in stile cinese della dinastia Liao.

Edizioni

Il lavoro di collazione e punteggiatura della Storia dei Liao è stato fatto più volte:[8] es. nell'edizione Qianlong (v. seguito), nell'edizione Nanjian, nell'edizione Beijian, nell'edizione Baina e nell'edizione Daoguang. L'edizione oggi comunemente usata è quella della casa editrice Zhonghua Shuju Press di Pechino, con titolo Liao Shi, sotto la direzione degli specialisti degli studi kitai Feng Jiasheng e Chen Shu, e basata sulla precedente edizione Baina. La versione Zhonghua Shuju Press e le sue annotazioni si riferiscono anche ad altre fonti storiche come Cefu Yuangui, Zizhi Tongjian, Xu Zizhi Tongjian Changbian, il Libro dei Tang e il Nuovo libro dei Tang, Jiu & Xin Wudai Shi, Song Shi, Jin Shi, Qidan Guo Zhi e Liao Wenhui.[8][9]

L'imperatore Qianlong di Qing (r. 1735-1796), noto patrono delle arti, promosse una revisione critica della Storia dei Liao, commettendo però l'errore di identificare i Kitai con i Soloni ed utilizzando quindi la lingua evenki per correggere le trascrizioni in caratteri cinesi incoerenti ed errate dei nomi kitai riportativi. Questo progetto editoriale prese il nome di 欽定遼金元三史國語解S, lett. "Compilazione imperiale delle tre storie di Liao, Jin e Yuan spiegate nella lingua nazionale".[10] Le correzioni di Qianlong finirono per aggravare gli errori e peggiorare ulteriormente la trascrizione di alcune parole straniere nella Storia dei Liao.[11] Il missionario e sinologo Marshall Broomhall (1866-1937) definì questo lavoro «così poco scientifico che le edizioni K'ien-lung delle storie di Liao, Jin e Yüan sono praticamente inutili»,[12] mentre toccò al sinologo Emil Bretschneider (1833-1901) dimostrare l'erroneità di tutte quante le etimologie dell'edizione Qianlong.[13]

Sempre durante l'Era Qing, la Storia dei Liao fu tradotta in manciù come ᡩᠠᡳᠯᡳᠶᠣᠣ
ᡤᡠᡵᡠᠨᡳ
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, (Wylie) Dailiyoo gurun i suduri, (Möllendorff) Dailiyoo gurun i suduri.

Contenuto

Gli annali dei Liao sono trattati nei volumi 1-30 del Liao Shi, con i volumi 1 e 2 dedicati alla storica del fondatore della dinastia, Abaoji (imperatore Taizu). Il volume 30 narra di Yelü Dashi, il principe Liao che fuggì dai Jīn e fondò il khanato del Kara Khitay, anche noto come "Dinastia Liao occidentale" in Asia centrale. Il sinologo Michel Biran attribuisce a questo volume del Liao Shi l'onere di fonte più importante per la storia del Kara Khitay.[14]

I trattati dei Liao sono raccolti nei volumi 31–62. Le divisioni amministrative dell'Impero kitai sono approfondite nei volumi 37-41 sotto il titolo Geografia (地理), organizzati in cinque circuiti di livello primario (道). L'elenco degli uffici amministrativi e dei relativi ufficiali (百官) occupa i volumi 45–48. Standen fornisce traduzioni in inglese per alcuni dei questi ranghi ufficiali in un glossario.[15]

I volumi 63-70 sono tabelle che includono: il lignaggio del clan regnante Yelü e di altri clan (v. 63); le tribù (部族) (v. 69); e gli stati vassalli (屬國) (v. 70).

Le figure degne di nota incluse nella sezione Biografie comprendono: Han Yanhui, un cancelliere Liao di etnia Han (v. 74); Zhao Yanshou, generale dei Tang posteriori che servì anche i Liao (v. 76); e Wang Jizhong che aiutò a mediare il Trattato di Chanyuan del 1004-1005 (v. 81).[16]

Eredità

Il dibattito sull'eredità dei Liao come dinastia legittima è continuato dopo il completamento del testo. All'epoca della pubblicazione del Liao Shi, Yang Weizhen affermò che solo i Song erano una dinastia legittima e che i Liao e i Jīn erano usurpatori.[17] Continuò a sostenere questo punto e compose un saggio intitolato Sulla legittima successione (正統辯). Lo studioso d'epoca Ming Wang Zhu ha scritto una storia alternativa dei Song intitolata Storia verificata dei Song (宋史質) in cui gli stati Liao e Jīn erano relegati allo status di nazione straniere. Il testo di Wang Zhu fu successivamente criticato dagli studiosi della dinastia Qing (di etnia tungusa come i Jīn) che lo consideravano una distorsione intenzionale della storia.[18] Anche un altro testo Ming, la Grande raccolta di registri storici di Shao Jingbang (1491-1561), attribuì ai Liao e ai Jīn lo status di usurpatori alieni.

Note

  1. ^ a b c d e f Xu 2005, p. 22.
  2. ^ (EN) Endymion Porter Wilkinson, Chinese History: A Manual, Harvard-Yenching Institute monograph series, vol. 52, ill. rev., Harvard University Asia Center, 2000, p. 864, ISBN 0674002490, ISSN 0073-084X (WC · ACNP). URL consultato il 24 aprile 2014.
  3. ^ (EN) H.H. Howorth, The Northern Frontagers of China. Part V. The Khitai or Khitans, in Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland, vol. 13, Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland, 1881, pp. 121–182.
  4. ^ (EN) Heming Yong e Jing Peng, Chinese Lexicography : A History from 1046 BC to AD 1911: A History from 1046 BC to AD 1911, Oxford University Press, 14 agosto 2008, p. 382–e s., ISBN 978-0-19-156167-2.
  5. ^ 遼史/卷116
  6. ^ Hok-lam 1999, p. 73.
  7. ^ Chan 2014, p. 91.
  8. ^ a b Xu 2005, pp. 22-23.
  9. ^ LS.
  10. ^ (EN) Pamela Kyle Crossley, A Profile of The Manchu Language in Ch'ing History, in Harvard Journal of Asiatic Studies. Harvard-Yenching Institute., vol. 53, giugno 1993, p. 99, DOI:10.2307/2719468.
  11. ^ (EN) Emil Bretschneider, Notices of the Mediæval Geography and History of Central and Western Asia, Trübner & Company, 1876, pp. 5–6.
  12. ^ (EN) Marshall Broomhall, Islam in China: A Neglected Problem, Morgan & Scott, 1910, pp. 93–94.
  13. ^ (EN) Emil Bretschneider, Mediaeval Researches from Eastern Asiatic Sources: Fragments Towards the Knowledge of the Geography and History of Central and Western Asia from the 13th to the 17th Century, Taylor & Francis, 2000 [1888], p. 182, ISBN 9780415244855.
  14. ^ Biran 2005, p. 4.
  15. ^ Standen 2007, pp. 241–247.
  16. ^ Standen 2007, pp. 158–166.
  17. ^ Chan 2014, p. 89.
  18. ^ Chan 2014, pp. 98–100.

Bibliografia

Fonti

  • (ZH) Toqto'a (a cura di), 遼史T, 辽史S, Liáo ShǐP, lett. "Storia di Liao" [Storia dei Liao], Ventiquattro Storie, 1344. ed. (ZH) Tuotuo [et al.] (a cura di), 遼史 (Liao Shi) [Storia di Liao], Pechino, Zhonghua Shuju, 1974.

Studi

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