Gioca le partite casalinghe allo stadio dello sport di Lisbona e Benfica, noto in modo ufficioso come Estádio da Luz, letteralmente "stadio della luce", soprannominato a Catedral, "la Cattedrale".
Molti calciatori importanti hanno vestito la maglia del Benfica, ma probabilmente il più famoso è Eusébio, vincitore di molti premi tra cui il Pallone d'oro 1965 e due Scarpe d'oro, nonché capocannoniere in molte competizioni; il club ha invece conquistato gran parte della sua fama internazionale negli anni sessanta, vincendo le due Coppe dei Campioni e partecipando ad altre tre finali della manifestazione; tuttavia negli anni settanta, precisamente tra il 1971 e il 1973, il Benfica ha stabilito il record europeo di vittorie consecutive in campionato, con ventinove partite vinte di seguito[2].
A livello sportivo il club vive intensi rapporti di rivalità sia con lo Sporting Lisbona, squadra concittadina, che con il Porto, squadra con cui gioca il cosiddetto Clássico; le tre squadre sono le tre grandi (Os Três Grandes) del calcio portoghese.
Storia
Dalla fondazione agli anni cinquanta
Il 28 febbraio 1904 viene fondato a Lisbona lo Sport Lisboa, che adotta come colori sociali il rosso e il bianco, il simbolo dell'aquila, e il motto, E pluribus unum. Tra i fondatori c'è Cosme Damião, che sarà ricordato come uno dei principali artefici della nascita del Benfica, oltre che il suo primo allenatore[3]. Poco dopo, il 26 luglio 1906, nasce un altro club, il Grupo Sport Benfica; questo ha una ruota di bicicletta nel simbolo in quanto è dedito principalmente al ciclismo. Lo Sport Lisboa e Benfica nasce nel 1908 in seguito alla fusione di queste due società: il nuovo sodalizio prende dallo Sport Lisboa la data di fondazione, i colori ed il motto, mentre il simbolo diviene quello attuale, con l'aquila, lo scudo bianco-rosso e la ruota di bicicletta. Negli anni a seguire al club vengono aggiunte altre sezioni, che diventa così una polisportiva.
La neonata squadra non può far altro che partecipare al campionato regionale, non esistendo ancora in Portogallo un torneo calcistico nazionale. Ottiene la prima vittoria nella competizione nel 1910, ma nel tempo i successi diventeranno dieci[4]. Nel 1927 si registra la prima partecipazione al Campeonato de Portugal, che è l'antenato dell'odierna Taça de Portugal: la squadra si ferma alla semifinale, ma in seguito vince questa manifestazione per tre volte, nel 1930, nel 1931 e nel 1935.
Finalmente, nel 1934 nasce l'attuale campionato nazionale: il Benfica si classifica subito al terzo posto, ma il primo titolo arriva già nella stagione successiva. Questo accade sotto la guida dell'unghereseLippo Hertzka, che vince anche i due campionati seguenti e che rimane fino al 1939. Viene quindi sostituito dal suo connazionale János Biri, che conquista tre Taça de Portugal ed altrettanti scudetti. Centra inoltre il primo double nel 1942-1943, quando Julinho è capocannoniere. Il 3 maggio 1949, invece, gli Encarnados sono l'ultimo avversario del Grande Torino: la partita, un'amichevole il cui incasso viene devoluto in beneficenza, si gioca a Lisbona per celebrare l'addio al calcio del capitano Francisco Ferreira. Finisce 4-3 per i padroni di casa, ma il giorno successivo, sulla via del ritorno, l'aereo dei granata si schianta contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, causando la morte di tutte le persone che si trovano a bordo.
Gli anni cinquanta si aprono con il primo trofeo internazionale vinto da una squadra portoghese, la Coppa Latina, conquistata dopo aver sconfitto la Lazio in semifinale e il Bordeaux in finale. In panchina c'è Ted Smith, mentre in campo figurano tra gli altri Arsénio Duarte e Rogério Lantres de Carvalho. La squadra vince poco dopo anche il settimo titolo, il primo del dopoguerra, mentre le tre successive annate portano altrettante Coppe nazionali.
Il Benfica torna al successo nella Primeira Divisão 1954-1955, oltretutto centrando il secondo double, in quella che è la prima stagione disputata nel nuovo stadio, l'Estádio da Luz. È la prima col nuovo allenatore, Otto Glória, che promuove una modernizzazione della struttura del club[5]. Nuova accoppiata campionato e Coppa nell'annata successiva, quando i lusitani arrivano nuovamente alla finale della Coppa Latina: sono però qui sconfitti dal Real Madrid. Il club partecipa per la prima volta alla neonata Coppa dei Campioni nell'edizione 1957-1958, tuttavia viene subito eliminato dal Siviglia.
L'annata successiva non si apre nel migliore dei modi per il club, che viene battuto dal Peñarol nella Coppa Intercontinentale: pur sconfiggendo gli uruguaiani per 1-0 a Lisbona perde per 5-0 nel ritorno a Montevideo. Nulla è comunque perduto, perché in base al regolamento dell'epoca è necessario disputare una partita di spareggio. Questa si tiene il 19 settembre 1961 sempre nello Stadio del Centenario, ma termina 2-1 in favore dei sudamericani. L'unico gol dei lusitani viene segnato da un giovane talento mozambicano entrato in rosa nella stagione precedente, anche se fino a quel momento poco utilizzato: Eusébio.
Il club partecipa poi alla Coppa dei Campioni 1961-1962 da campione in carica, e raggiunge per il secondo anno consecutivo la finale. La partita si gioca il 2 maggio 1962 ad Amsterdam contro il Real Madrid di Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskás e Francisco Gento, ma non inizia bene per i portoghesi, che sono già sotto 2-0 alla metà della prima frazione di gioco. Pur riuscendo inizialmente a pareggiare, le squadre vanno tuttavia negli spogliatoi con i madrileni in vantaggio per 3-2. Tutto cambia però nella ripresa: i rossi segnano infatti tre gol, che consentono loro di vincere l'incontro per 5-3 e di conseguenza di mettere in bacheca il secondo trofeo consecutivo. A questo punto Guttmann chiede un premio alla dirigenza, che però si rifiuta di concederglielo. Pare che nell'abbandonare la società il tecnico avrebbe lanciato una sorta di maledizione: "Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d'Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni"[5][6].
Gli Encarnados tornano al successo in campionato nel 1966-1967, ed in panchina c'è nuovamente Riera. In quella successiva invece, sono guidati da Otto Glória e tornano a disputare la Coppa dei Campioni. In quest'edizione eliminano la Juventus in semifinale, prima di raggiungere per la quinta volta la finale. Nuovo viaggio a Londra, questa volta per affrontare il Manchester Utd: i tempi regolamentari si chiudono sull'1-1, ma nei supplementari gli inglesi segnano tre gol. Nonostante ciò, al termine dell'anno il Benfica viene nominata Miglior squadra europea dalla rivista France Football[7], mentre Eusébio, capocannoniere sia in campionato che in Coppa dei Campioni, è anche il miglior marcatore europeo; gli viene quindi assegnata la primaScarpa d'oro. Il decennio si chiude sotto la gestione di Glória, con la conquista del quinto double nel 1968-1969 e l'esordio di Nené e di Humberto Coelho.
Successi nazionali (1970-1994)
Gli anni settanta si aprono con la conquista della quattordicesima Coppa nazionale nel 1970. Il Benfica partecipa così per la prima volta alla Coppa delle Coppe, venendo tuttavia eliminato negli ottavi di finale. A fine stagione conquistano comunque il titolo e si ripetono nei due campionati successivi: sono così venti le affermazioni in totale. Delle tre stagioni, tutte con Jimmy Hagan in panchina, la migliore è quella del 1971-1972: i rossi conquistano in Patria il sesto double della loro storia, mentre in ambito continentale raggiungono le semifinali della Coppa dei Campioni. Fatale è però l'incontro con i campioni in carica e futuri vincitori dell'Ajax di Johan Cruyff, a cui basta un gol nella partita casalinga per eliminarli. In questo periodo il club stabilisce, fatto storico, il record europeo di vittorie consecutive in campionato, ventinove affermazioni di seguito[2][8], dalla venticinquesima giornata del 1971-1972[9] alla ventitreesima del 1972-1973[10], inoltre Eusébio riceve la Scarpa d'oro 1973. La squadra conquista altri tre titoli consecutivi a partire dalla stagione 1974-1975; accede quindi ad altrettante edizioni di Coppa dei Campioni, arrivando in due occasioni a disputare i quarti. Intanto però Eusébio aveva lasciato la squadra nell'estate del 1975 per proseguire la propria carriera nella NASL, di contro avevano già esordito Shéu Han e Manuel Bento.
Gli Encarnados tornano a sollevare un trofeo nel 1980, la sedicesima Coppa nazionale. Subito dopo è Lajos Baróti a sedersi sulla panchina del Benfica, che conquista il settimo double nel 1981. Di rilievo è anche il cammino nella Coppa delle Coppe 1980-1981, nella quale viene eliminato in semifinale dai tedeschi orientali del Carl Zeiss Jena. Per la stagione 1982-1983 il club ingaggia invece Sven-Göran Eriksson, chiamato per la prima volta ad allenare lontano dalla Svezia. Il lusitani partecipano alla Coppa UEFA, trofeo che il tecnico ha appena vinto con l'IFK Göteborg e qui, dopo aver eliminato anche la Roma nei quarti, accedono ad una finale europea dopo ben quindici anni. L'ultimo ostacolo è rappresentato dall'Anderlecht, che vince 1-0 la partita di andata in casa e conquista il trofeo con l'1-1 nel ritorno all'Estádio da Luz. La stagione si chiude comunque con la conquista dell'ottavo double, mentre nella successiva arriva il ventiseiesimo titolo; a questo punto Eriksson lascia per approdare alla Roma.
Il Benfica conquista nel 1985 la sua prima Supercoppa nazionale; elimina poi la Sampdoria negli ottavi della Coppa delle Coppe 1985-1986 pur venendo fermato ai quarti, ma poco dopo arriva la ventesima coppa nazionale; nella stagione successiva, invece, gli Encarnados conquistano il nono double. Sempre in questo periodo la dirigenza del club decide di terminare il terzo anello dell'Estádio da Luz, che diventa così lo stadio più capiente d'Europa, potendo contenere anche 130.000 spettatori[11].
Dopo essere stato presto eliminato dalla Roma nella Coppa UEFA 1990-1991 il Benfica conquista il ventinovesimo titolo al termine della stessa stagione. La squadra partecipa quindi alla Coppa dei Campioni 1991-1992, la prima con il nuovo format, nella quale le migliori otto vengono divise in due gruppi le cui vincenti accedono alla finale: i lusitani capitano nel girone che comprende anche il Barcellona poi campione, e vengono così eliminati. Nella stagione 1992-1993 gli Encarnados sono battuti nei quarti dai futuri campioni della Juventus in Coppa UEFA ma conquistano la ventiduesima Taça de Portugal. Nell'annata successiva, invece, sono eliminati dal Parma nella semifinale di Coppa delle Coppe ma possono festeggiare il trentesimo titolo.
Gli anni bui (1994-2004)
Inizia ora un periodo in cui il club, pur vantando tra le sue file campioni del calibro di Nuno Gomes, Michel Preud'homme e João Vieira Pinto, non ottiene gli stessi successi del passato: la squadra vince il girone della Champions League 1994-1995, ma trova subito il Milan poi finalista nella fase ad eliminazione diretta e viene così eliminata nei quarti. L'anno successivo gli Encarnados vincono la ventitreesima Taça de Portugal, che sarà però l'ultimo trofeo conquistato per diversi anni. I portoghesi vengono poi eliminati dalla Fiorentina nei quarti nella successiva Coppa delle Coppe, mentre in seguito si qualificano per la fase a gruppi della UEFA Champions League 1998-1999; però, in base al regolamento allora vigente, il secondo posto alle spalle del Kaiserslautern non è sufficiente per avanzare. Sempre in questi anni si registrano sia la peggior sconfitta nelle competizioni europee, un 7-0 col Celta Vigo nel terzo turno della Coppa UEFA 1999-2000, sia il peggior piazzamento di sempre in campionato, il sesto posto nella Primeira Liga 2000-2001.
La stagione 2003-2004 può considerarsi l'ultima di quest'epoca, tuttavia è segnata dalla tragica morte del ventiquattrenne Miklós Fehér, avvenuta sul campo il 25 gennaio 2004[13]. Il Benfica subisce una doppia eliminazione in campo europeo per mano di squadre italiane (sconfitta dalla Lazio nel terzo turno preliminare di Champions League, ripescaggio in Coppa UEFA ed eliminazione con l'Inter negli ottavi), mentre le uniche note positive sono l'inaugurazione del nuovo Estádio da Luz, costruito in vista dell'imminente Europeo, e la vittoria della ventiquattresima Coppa nazionale.
La ripresa (dal 2004)
Nell'estate 2004 il Benfica assume come allenatore Giovanni Trapattoni, che aveva appena guidato la Nazionale italiana ai recenti campionati europei. Con lui alla guida gli Encarnados, tra i quali figura anche Luisão, tornano finalmente al successo: dopo undici anni viene finalmente vinto il titolo portoghese, il trentunesimo, ma subito dopo l'allenatore lascia il club. Viene sostituito da Ronald Koeman, che conquista la terza Supertaça Cândido de Oliveira e prosegue con una buona prova in Champions League: i lusitani si qualificano agli ottavi, dove affrontano i campioni in carica del Liverpool. Gli inglesi vengono sconfitti in entrambe le gare (1-0 a Lisbona e 2-0 ad Anfield), ma nei quarti ha la meglio il Barcellona (0-0 nella partita di andata al da Luz, vittoria per 2-0 nel ritorno al Camp Nou) che vincerà poi il trofeo. A fine stagione, invece, Koeman lascia la squadra.
È Rui Vitória a sedersi in panchina nel 2015 e la scia di successi prosegue: arrivano altri due titoli nazionali, che portano a quattro i campionati vinti consecutivamente, fatto mai accaduto nella storia degli Encarnados; inoltre nella stagione 2015-2016 viene sollevata la settima Taça da Liga e nella successiva viene centrato un altro double. È degno di nota anche il cammino nella Primeira Liga 2015-2016, dove viene stabilito il record di punti ottenuti in un campionato a 18 squadre, 88, e di vittorie consecutive fuori casa, 16. Va bene anche in Champions: i portoghesi superano la fase a gironi e vengono eliminati ai quarti di finale dal Bayern Monaco nel 2015-2016 e agli ottavi dal Borussia Dortmund nell'edizione successiva.
Le cose per Vitória vanno decisamente peggio nei due anni che seguono: nel 2017-2018 la squadra conclude il girone di Champions con zero punti (subendo peraltro un pesante 5-0 con il Basilea), mentre nel 2018-2019 la fase a gruppi non viene neanche portata a termine dall'allenatore, a causa della rescissione del contratto[14], avvenuta in seguito al mancato raggiungimento degli ottavi di UEFA Champions League. L'organico viene provvisoriamente affidato al tecnico della squadra B, Bruno Lage, che lo guida alla vittoria del campionato, chiuso con una differenza reti ragguardevole (103 gol fatti e 31 subiti), resa tale in particolare dopo il cambio in panchina: da quando Lage giunge a Lisbona, la squadra segna 70 gol in stagione e ne subisce solo 16[15]. Vinta la supercoppa nazionale del 2019 con un netto 5-0 ai danni dello Sporting Lisbona, nel giugno 2020, dopo la trentesima giornata di campionato, la squadra passa da Bruno Lage al tecnico ad interimNélson Veríssimo e chiude il campionato 2019-2020 al secondo posto.
Nell'estate del 2020 Jorge Jesus torna sulla panchina del Benfica, con contratto biennale. Malgrado un calciomercato dispendioso, con un esborso di circa 105 milioni di euro, la squadra esce dalla Champions nei turni preliminari e perde la Supercoppa di Portogallo in avvio di stagione. L'annata 2020-2021 vede gli Encarnados eliminati dalla Coppa di Lega in semifinale e sconfitti nella finale di coppa nazionale, mentre il campionato viene chiuso al terzo posto. Nel corso dell'annata seguente Jesus viene sostituito da Nélson Veríssimo. L'anno successivo è analogo al precedente, con il Benfica terzo a -11 dallo Sporting Lisbona primo e un'eliminazione agli ottavi di coppa per mano del Porto.
Nell'estate del 2022 arriva in panchina l'ex PSVRoger Schmidt, il quale rivoluzionerà la squadra portoghese. Il Benfica supera i turni preliminari di Champions contro Midtjylland e Dinamo Kiev e viene inserito nel girone H con Paris Saint-Germain, Juventus e Maccabi Haifa, superandolo da primo e da imbattuto, con 16 gol fatti e 7 subiti. Si spinge poi fino ai quarti del finale, venendo eliminato per mano dell'Inter poi vice-campione del torneo. Nella Champions League 2023-24 la squadra, inserita nel girone D con Salisburgo, Inter e Real Sociedad, viene eliminata alla quarta giornata a seguito della sconfitta contro la squadra spagnola, che grazie a questa vittoria si qualifica alla fase a eliminazione diretta. Terminato il girone da terzo classificato, il Benfica retrocede agli spareggi di Europa League, dove batte i francesi del Tolosa; dopo aver battuto anche i Rangers agli ottavi, il suo cammino in Europa finisce ai quarti di fronte all'Olympique Marsiglia.
Ser Benfiquista è il nome dell'inno della squadra. Composto da Paulino Gomes Junior, è stato eseguito per la prima volta nel 1953 dal tenore Luis Piçarra.
Tuttavia in passato la squadra ha giocato su più campi da gioco: sul Terras do Desembargador dal 1904 al 1906, sul Campo da Feiteira dal 1907 al 1911, sul Campo de Sete Rios dal 1913 al 1917, sul Campo de Benfica dal 1916 al 1926, sull'Amoreiras dal 1925 al 1940, e sul Campo Grande dal 1941 al 1954[18][19]. Il 1º dicembre 1954 è stato inaugurato lo stadio omonimo dell'attuale, che è stato ampliato negli anni ottanta, arrivando anche a contenere anche 130.000 spettatori nel 1987[11]; il Benfica lo ha usato fino alla sua demolizione, avvenuta nel 2003. Contemporaneamente è stato inaugurato il nuovo Estádio da Luz, che è stato costruito in parte sul terreno del vecchio impianto[20][21].
Centro di allenamento
Il Benfica svolge le sue sedute di allenamento al Benfica Campus, inaugurato nel 2006[22].
In seguito alla morte di Miklós Fehér, avvenuta il 25 gennaio 2004 sul campo del Vitória Guimarães, la società ha deciso di ritirare la maglia numero 29, quella indossata dallo sfortunato calciatore ungherese durante la stagione[13].
«São reconhecidos como instituições de utilidade pública o Ginásio Clube, o Lisboa Ginásio Clube, o Sport Lisboa e Benfica, o Sporting Clube de Portugal e o Clube de Futebol Os Belenenses, atendendo aos seus relevantes serviços» — 6 settembre 1960[27]
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati e ai tornei internazionali
Campionati nazionali
Il Benfica ha partecipato a tutte le edizioni sin qui disputate, ottenendo trentotto successi nella manifestazione. Il risultato più negativo è invece il sesto posto nell'edizione 2000-2001.
Dalla stagione 1934-1935 alla 2023-2024 il club ha ottenuto le seguenti partecipazioni ai campionati nazionali:
Prima dell'istituzione delle competizioni UEFA, i portoghesi avevano partecipato per tre volte alla Coppa Latina. Avevano vinto l'edizione del 1950, erano arrivati terzi nell'edizione del 1956 ed erano stati sconfitti in finale dal Real Madrid nell'edizione del 1957 (l'ultima che fu giocata in assoluto). In questo torneo si sfidavano le vincenti dei campionati italiano, portoghese, spagnolo e francese.
Il Benfica ha stabilito il record europeo di vittorie consecutive in campionato, con ventinove affermazioni di seguito[8]: la serie è iniziata alla venticinquesima giornata del campionato 1971-1972 con la vittoria per 5-1 sull'Atlético[9], e si è interrotta alla ventiquattresima giornata del campionato seguente con il pareggio per 1-1 con il Porto[10].
Il Benfica ha inoltre stabilito il record di imbattibilità più lungo nella storia del calcio con 48 partite di fila senza perdere in tutte le competizioni (record infranto dal Bayer Leverkusen nella stagione 2023-2024 con 49 partite).
Il Benfica insieme al Porto e allo Sporting costituiscono le tre grandi (Os Três Grandes) del calcio portoghese. Con queste squadre c'è grande rivalità; il confronto col Porto viene chiamato O Clássico, mentre la partita con i concittadini dello Sporting dà vita al Derby di Lisbona.
Rapporti di amicizia ci sono con i tifosi del Torino
La sezione di pallacanestro disputa la prima divisione del campionato nazionale. Nel suo palmarès compaiono ventiquattro campionati, diciotto coppe nazionali e dieci supercoppe di Portogallo, più altri trofei[33].
La sezione di pallamano disputa la prima divisione del campionato nazionale. Nel suo palmarès compaiono sette campionati, quattro coppe nazionali ed altrettante supercoppe di Portogallo, più altri trofei[34].
Natalia Ramírez Información personalNombre de nacimiento Natalia Ramírez AranaNacimiento 3 de agosto de 1966 (57 años) Bogotá, ColombiaNacionalidad colombianaFamiliaHijos 1EducaciónEducada en Universidad Pedagógica Nacional de ColombiaInformación profesionalOcupación ActrizAños activa 1983-presente[editar datos en Wikidata] Natalia Ramírez Arana (Bogotá, 3 de agosto de 1966) es una actriz colombiana, conocida por el papel de Marcela Valencia en la telenovela Yo soy ...
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