Il fiume nasce al confine con l'Euritania e scorre attraverso il villaggio di Agios Georgios Tymfristou, dove entra in una vasta piana. Passa vicino ai paesi di Makrakomi e Leianokladi, a sud della capitale della Focide, Lamia. Dopo ciò scorre in un'area anticamente paludosa, ma ora bonificata per l'agricoltura, e infine sfocia nel mar Egeo.
I Diropi e gli Eniani ne abitavano anticamente il corso superiore, mentre quello inferiore scorreva verso il mare nella piana Maliaca. Un tempo il fiume si gettava nel mare ad Anticira, mentre i fiumi Dira, Melas e Asopo sfociavano separatamente a sud dello Spercheo.[2]
Il fiume, però, ha cambiato il suo corso, ed ora sfocia molto più a sud di una volta, a un chilometro e mezzo circa dalle Termopili. Il Dira e il Melas ora sono affluenti dello Spercheo, come anche l'Asopo.
Mitologia
Lo Spercheo è celebrato nella mitologia come un dio fluviale chiamato Potamoi ed è menzionato in relazione ad Achille. Nell'Iliade infatti Achille è detto facente crescere la propria chioma per offrirla poi in dono al fiume in cambio del suo ritorno in patria: egli però la reciderà per farne dono all'amato Patroclo, appena caduto in battaglia, in quanto è ben conscio del fatto che mai più tornerà in patria: il dio-fiume non aveva dato seguito alla sua preghiera.[3][4][5] Nella traduzione di Vincenzo Monti questo passo è collocato ai versi 184-199 del XXIII canto e risulta:
«Allontanossi Dal rogo alquanto, e il biondo si recise, Che allo Sperchio nudría, florido crine, E al mar guardando con dolor, sì disse: Sperchio, invan ti promise il padre mio Che tomando al natío dolce terreno Io t’avrei tronco la mia chioma, e offerto Una sacra ecatombe, ed immolato Cinquanta agnelli accanto alla tua fonte Ov’hai delubro, ed odorati altari. Del canuto Peléo fu questo il voto: Tu nol compiesti. Poichè dunque or tolto N’è alla patria il ritorno, abbia il mio crine L’eroe Patróclo, e lo si porti seco.»