Specchia è il nome con cui vengono definiti alcuni tipici manufatti presenti soprattutto nel Salento[1] e di lì, attraverso la Valle d'Itria, fino alla Murgia, realizzati con la sovrapposizione a secco di lastre calcaree provenienti dallo spietramento a mano dei soprasuoli murgiani e salentini. Il nome è di origine medievale e probabilmente derivato dal latino specula, in relazione a supposte utilizzazioni quali posti di vedetta. Le ipotesi sulla loro funzione sono ancora al vaglio dei ricercatori. Nei decenni passati si tendeva a datare la loro prima comparsa al periodo dei Messapi, se non ad un'epoca più antica, risalente al Neolitico, ma non è possibile proporre una datazione esatta. In particolare per lo studioso francese Émile Bertaux le Specchie erano una sorta di " 'nuraghi di Terra d'Otranto' crollati nel tempo. Oppure enormi torri di avvistamento... necessarie alla difesa".[2]
È possibile distinguere tra due tipologie di specchie a seconda delle dimensioni e delle loro funzioni[3]
grandi specchie, si tratta di strutture che si innalzano, in forma approssimativamente conica, per un'altezza che in alcuni casi può raggiungere anche i 10 – 15 m[4]
piccole specchie, piccoli cumuli di pietra, alcune delle quali con funzioni funerarie. Nella maggior parte dei casi si tratta semplici ammassi di pietre, realizzati con tecnica costruttiva spontanea, che formano piccoli dossi di pietrame calcareo sparsi per la campagna.
Funzioni
Luoghi di avvistamento - Grandi specchie. Tesi suffragata dal loro sviluppo verticale, e dalla loro collocazione intorno ai centri messapici. Tale funzione si spiegherebbe anche in rapporto al paesaggio fortemente pianeggiante di gran parte del Salento[5].
Funzione sepolcrale - Piccole specchie. Alcuni ritrovamenti nel Salento, testimoniano la presenza all'interno di sepolture complete di corredo funerario[6].
Ipotesi alternative
condensatori di umidità: il calo notturno della temperatura avrebbe dato luogo al fenomeno della condensa e permesso l'accumulo di acqua. Tale tecnica, ideata a causa della scarsa piovosità del territorio e dell'esigua circolazione superficiale di acque sul terreno calcareo, avrebbe esempi di epoca preistorica in varie parti del mondo; le strutture costruite vengono chiamate torri di condensazione (air well), o bacini di condensazione (dew pond) quando sono in forma di pozza. Un'ipotesi per il momento priva di riscontri scientifici.
Strutture di fortificazione fortilizi in difesa dei centri abitati o del Salento meridionale collegate attraverso paretoni[7], tuttavia tale funzione non supportata da prove o riscontri archeologici[8].
Trulli crollati, alcune specchie sono il prodotto di trulli crollati, si tratta difatti di false specchie la forma derivante da tali crolli esclude una generalizzazione.
cumuli di pietre di risulta La materia prima con cui le specchie erano realizzate è costituita da pietre di risulta, cioè provenienti dal dissodamento dei terreni destinati alla coltivazione o al pascolo e che, a causa della loro pezzatura irregolare, non erano suscettibili di un diverso riutilizzo edilizio (come ad esempio in trulli, muri a secco, ecc.). Pertanto una delle funzioni assolte, solo accessoria, poteva essere quella di accumulazione di materiali indesiderati su una piccola superficie di terreno.
^G. Neglia, Cinte di specchie nel brindisino : un problema di protostoria, Brundisii res , 3(1971). pp. 3-23.
^V. Galati, Bertaux e le architetture megalitiche di Terra d'otranto: i Trulli come 'genesi' delle Specchie, in Paesaggi, città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto tra Otto e Novecento, Una «piccola Patria» d'eccellenza, dalla Conoscenza alla Valutazione e alla Tutela dei Monumenti ...,a cura di F. Canali, V. Galati, Firenze, 2017, pp. 715 e segg..
^C. Drago, Specchie di Puglia, Museo preistorico etnografico L. Pigorini, 1954
^G. Neglia, Il fenomeno delle cinte di Specchie nella penisola salentina, Società di Storia Patria per la Puglia, documenti e monografie 35, Edizioni Adriatica, Bari 1970.; G. Neglia, Cinte di specchie nel brindisino : un problema di protostoria, Brundisii res , 3(1971). pp. 3-23.
^G. Neglia, Il fenomeno delle cinte di Specchie nella penisola salentina, Società di Storia Patria per la Puglia, documenti e monografie XXXV, Edizioni Adriatica, Bari 1970; G. Neglia, Cinte di specchie nel brindisino: un problema di protostoria, Brundisii res, 3(1971), pp. 3-23; G. Alessio, Osservazioni sulle specchie pugliesi in:Studi salentini, a.1 (1956), pp. 74-78
^L. Panico, Dolmen, menhir, specchie : viaggio fra le pietre e i megaliti del Salento, Edizioni del Grifo, Lecce 2004
^L. Scoditti, Specchie e paretoni nel Salento, La Zagaglia : rassegna di scienze, lettere ed arti : notiziario del Gruppo speleologico salentino , A.2(1960), pp. 52-56; C. Teofilato, La "Giovannella" e le specchie francavillesi, Vecchio e Nuovo, II, n°28, Lecce, 24 luglio 1928.
^G. Stranieri, Un limes bizantino nel Salento? La frontiera bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del “limitone dei greci”, Archeologia Medievale XXVII, All'Insegna del Giglio, Lecce 2000. pp. 333-355; G. Neglia, Il fenomeno delle cinte di Specchie nella penisola salentina, Società di Storia Patria per la Puglia, documenti e monografie 35, Edizioni Adriatica, Bari 1970
Bibliografia
F. Canali, Valore di "interesse paletnologico" e valore storico letterario: preistoria e miti fondativi in terra d'Otranto. Da interessi 'pilota' a valenze nazionali(stiche) e regionali, in Paesaggi, città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto tra Otto e Novecento, Una «piccola Patria» d'eccellenza, dalla Conoscenza alla Valutazione e alla Tutela dei Monumenti ...,a cura di F. Canali, V. Galati, Firenze, 2017, pp. 147–190.
V. Galati, Bertaux e le architetture megalitiche di Terra d'otranto: i Trulli come 'genesi' delle Specchie, in Paesaggi, città e monumenti di Salento e Terra d'Otranto tra Otto e Novecento, Una «piccola Patria» d'eccellenza, dalla Conoscenza alla Valutazione e alla Tutela dei Monumenti ...,a cura di F. Canali, V. Galati, Firenze, 2017, pp. 715 e segg.
G. Stranieri, Un limes bizantino nel Salento? La frontiera bizantino-longobarda nella Puglia meridionale. Realtà e mito del “limitone dei greci”, Archeologia Medievale XXVII, All'Insegna del Giglio, Lecce 2000. pp. 333–355.
L. Panico, Dolmen, menhir, specchie: viaggio fra le pietre e i megaliti del Salento, Edizioni del Grifo, Lecce 2004
G. Neglia, Il fenomeno delle cinte di Specchie nella penisola salentina, Società di Storia Patria per la Puglia, documenti e monografie 35, Edizioni Adriatica, Bari 1970.
G. Neglia, Cinte di specchie nel brindisino: un problema di protostoria, Brundisii res, 3 (1971). pp. 3–23.
G. Palumbo, Salento megalitico (specchie, dolmen pietrefitte), Studi salentini , A.1(1956), pp. 58–73
L. Scoditti, Specchie e paretoni nel Salento, La Zagaglia: rassegna di scienze, lettere ed arti: notiziario del Gruppo speleologico salentino, A.2 (1960), pp. 52–56.
C. Drago, Specchie di Puglia, Museo preistorico etnografico L. Pigorini, 1954
C. Teofilato, Specchia Miano, Estratto dall'Almanacco "Il Salento", vol. III, A. Lecce, 1929.
C. Teofilato, Nuova ricognizione di Specchie in territorio brindisino, Vecchio e Nuovo, II, n° 23, Lecce, 19 giugno 1932.
C. Teofilato, La "Giovannella" e le specchie francavillesi, Vecchio e Nuovo, II, n° 28, Lecce, 24 luglio 1928.