Il 17 giugno 2009[1] Laylaz viene arrestato nella repressione generale contro i giornalisti che davano spazio alle violenze durante le proteste post-elettorali.[2][3][4] Il 2 dicembre viene condannato a 9 anni di carcere per "aver fomentato disordini".[5]
La detenzione di Laylaz ha attirato l'attenzione internazionale e le proteste delle ONG. Amnesty International lo ha definito come prigioniero di coscienza, "detenuto esclusivamente per [il suo] pacifico esercizio del diritto alla libertà di espressione", e ha chiesto il suo immediato rilascio.[6]
Il Comitato per la protezione dei giornalisti ha descritto la condanna come "profondamente preoccupante e altamente politicizzata e ingiustificata".[7]Reporter senza frontiere ha descritto il suo caso come "violazione della libertà di stampa".[8]
^ Fredrik Dahl, Iran bans pro-reform business daily, Reuters, 2 novembre 2009. URL consultato il 5 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2012).
^Iran: Halt the Crackdown, su hrw.org, Human Rights Watch, 19 giugno 2009. URL consultato il 5 settembre 2012.
^Iran sentences two journalists to long prison terms, su cpj.org, The Committee to Protect Journalists, 3 dicembre 2009. URL consultato il 5 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 3 settembre 2012).
^Press Freedom Violations Recounted in Real Time, su en.rsf.org, Reporters Without Borders, 22 giugno 2010. URL consultato il 5 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2013).