Dopo la fine della guerra, i due paesi erano nella sfera di influenza sovietica fino al 1948. Ancora prima nel 1946 però le due nazioni firmarono l'Accordo di Amicizia e Mutua Assistenza.[1] Mentre il Partito dei Lavoratori Polacchi aveva bisogno di un paio d'anni e del sostegno sovietico per ottenere il potere nel Paese, il Partito Comunista di Jugoslavia fu in grado di stabilire il controllo del paese già nel 1945 senza alcun significativo sostegno sovietico[2], grazie alle imprese di Josip Broz Tito. Ciò ha portato alle nuove autorità jugoslave ad aspettarsi lo status di alleato invece che di stato satellite all'interno del blocco orientale. La situazione si aggravò nel 1948, dopo la divisione tra Tito e Stalin quando le relazioni jugoslave con tutti i paesi del blocco orientale, inclusa la Polonia, furono sospese o notevolmente tese.[3] In seguito la situazione è migliorata con la dichiarazione di Belgrado del 1955, ma in questa fase la Jugoslavia era nel corso dello sviluppo della sua politica estera non allineata durante la Guerra Fredda. Le relazioni con la Polonia si sono normalizzate a causa di un numero significativo di turisti polacchi che trascorrono le vacanze estive sulla costa adriatica principalmente nella Repubblica Socialista di Croazia. La cooperazione culturale formale è stata ripristinata sulla base dell'accordo firmato a Belgrado il 6 luglio 1956.[4] Le relazioni si sono nuovamente interrotte per qualche tempo durante l'invasione della Cecoslovacchia dal Patto di Varsavia del 1968.
quando i due paesi si trovavano su fronti opposti nel conflitto.[4]