Questo complesso è di difficile e pericolosa preparazione in quanto è molto igroscopico e può infiammarsi durante la preparazione. Affinché la reazione giunga a completezza, è necessario utilizzare un eccesso del reagente di circa sei volte rispetto al teorico e per questo motivo ad oggi è stato soppiantato dall'utilizzo del clorocromato di piridinio o del dicromato di piridinio (PDC o reattivo di Cornforth).
Storia
Nel 1948 alcuni scienziati dell'Illinois Wesleyan University (H. H. Sisler, J. D. Bush e O. E. Accountius) notano la formazione di un composto color rosso mattone con composizione empirica CrO3·2C5H5N a partire da una reazione del triossido di cromo anidro con la piridina. G. I. Poos, G. E. Arth, R. E. Beyler e L. H. Sarett nel 1953 scoprono che tale complesso, posto in una soluzione di piridina, è un reagente efficace per l'ossidazione degli alcoli primari e secondari ad aldeidi e chetoni e prende il nome di reattivo di Sarett.
Nel 1968 J. C. Collins, W. W. Hess e F. J. Frank scoprono che il complesso anidro è moderatamente solubile in cloroidrocarburi polari, in particolare il solvente d'elezione è il cloruro di metilene che presenta una solubilità di 12,5 g / 100 mL. In queste condizioni, le rese dell'ossidazione degli alcoli primari e secondari ad aldeidi e chetoni sono dell'87-98%.[3]
Note
^ J.C. Collins, W.W. Hess e F.J. Frank, Dipyridine-chromium(VI) oxide oxidation of alcohols in dichloromethane (abstract), in Tetrahedron Letters, vol. 9, n. 30, 1968, pp. 3363–3366, DOI:10.1016/S0040-4039(00)89494-0.
^ Ronald Ratcliffe e Ronald Rodehorst, Improved procedure for oxidations with the chromium trioxide-pyridine complex (abstract), in The Journal of Organic Chemistry, vol. 35, n. 11, 11 novembre 1970, pp. 4000–4002, DOI:10.1021/jo00836a108.