Un rateo è una quota di entrata (rateo attivo) o di uscita (rateo passivo) futura che misura ricavi o costi già maturati, ma non ancora rilevati, poiché la loro manifestazione finanziaria avrà luogo in esercizi futuri.
Rateo attivo
Il rateo attivo è la quota di credito collegata a un ricavo di competenza dell'esercizio, la cui manifestazione finanziaria avverrà in un esercizio successivo[1]. Un tipico esempio di rateo attivo è la quota di interessi attivi maturati a fine esercizio su un finanziamento erogato, il cui incasso effettivo avverrà nell'esercizio o negli esercizi successivi.
Ad esempio, un'impresa ha un credito di € 73.000 e concede (in data 15 novembre) una dilazione fino al 15 febbraio dell'anno successivo, con interessi, al tasso del 4%, che saranno a essa pagati posticipatamente di € 736 . L'impresa contabilizzerà al 31 dicembre, ossia a fine esercizio, un rateo attivo, per interessi dal 15/11 al 31/12, di € 368 . Questo verrà iscritto a bilancio come segue:
data |
codice |
conto |
descrizione |
dare |
avere
|
31/12 |
09.01 |
Ratei attivi |
interessi dal 15/11 al 31/12 |
368,00 |
|
31/12 |
40.10 |
Interessi attivi v/clienti |
Interessi dal 15/11 al 31/12 |
|
368,00
|
Rateo passivo
Il rateo passivo è la quota di debito collegata a un costo di competenza dell'esercizio, la cui manifestazione finanziaria avverrà in un esercizio successivo[2]. Un tipico esempio è, nel caso di un pagamento posticipato di una locazione passiva, la quota maturata entro la fine dell'esercizio, il cui pagamento effettivo avverrà nell'esercizio o negli esercizi successivi.
Ad esempio, un'impresa che abbia contratto un mutuo passivo bancario per € 30.000, i cui interessi semestrali posticipati (al tasso del 5%) vengono pagati il 1º novembre e il 1º maggio, contabilizzerà al 31 dicembre un rateo passivo di € 250,00 . Questo verrà iscritto a bilancio come segue:
data |
codice |
conto |
descrizione |
dare |
avere
|
31/12 |
41.10 |
Interessi passivi su mutui |
interessi dall'1/11 al 31/12 |
250,00 |
|
31/12 |
16.01 |
Ratei passivi |
interessi dall'1/11 al 31/12 |
|
250,00
|
I ratei nel bilancio
In bilancio, i ratei compaiono nello stato patrimoniale e vanno iscritti (a seconda della loro natura) alla voce D delle attività (se ratei attivi) o alla voce E delle passività (se ratei passivi). Dal dicembre 2016 gli aggi e disaggi di emissione sui prestiti obbligazionari non sono più oggetto di rappresentazione separata per le società che redigono il Bilancio in forma ordinaria[3].
Il principio contabile OIC 18 dell'Organismo italiano di contabilità definisce i ratei attivi e passivi come quote che rappresentano crediti e debiti in moneta. Tale principio precisa inoltre che non è possibile iscrivere in contabilità ratei per fatture da emettere e da ricevere ovvero per proventi e oneri non determinati nel loro ammontare, la cui competenza è maturata ''per intero'' nell'esercizio: in questi casi è necessario utilizzare i rispettivi conti di credito e di debito.[2]
Sono evidenziati come "conti d'ordine" i rischi o gli impegni assunti dall'impresa e i beni di proprietà di terzi presso di essa (art. 2427, 1° comma, n. 9 c.c.), quali ad esempio debiti per canoni di immobili di terzi in leasing e relativo valore di riscatto finale.
La quota di componente di reddito misurata dal rateo va imputata nel calcolo del risultato d'esercizio, anche se la sua manifestazione finanziaria avverrà in futuro.
I risconti, con i ratei, sono lo strumento contabile attraverso il quale si applica il principio di correlazione tra i costi e i ricavi di competenza dell'esercizio. In queste voci vengono ricompresi costi e ricavi che maturano in proporzione al decorrere del tempo in un arco temporale che ha inizio in un esercizio e termine in quello o quelli successivi. Non è obbligatoria la distinzione dei ratei e risconti di durata superiore a 5 anni.
Note
Bibliografia
- Eugenio Astolfi, Gloria Montagna e Roberta Bertoloni, Nuovo tecniche professionali per i servizi commerciali, vol. 1, Milano, Rizzoli, 2017, ISBN 978-88-233-5119-6.
Voci correlate