Il Progetto di cronologia Xia Shang Zhou (夏商周断代工程S, Xià Shāng Zhōu Duàndài GōngchéngP) è stato un progetto multidisciplinare commissionato dalla Repubblica Popolare della Cina nel 1996, per determinare con esattezza i calendari delle dinastie Xia, Shang e Zhou. Circa 200 esperti vi parteciparono e i risultati furono resi noti nel novembre del 2000, scatenando anche polemiche da parte di altri studiosi.
Convenzionalmente, l'anno 841 a.C. segna l'inizio della reggenza Gonghe, durante la dinastia Zhou, e il primo anno di datazione annuale consecutiva della storia cinese. Il progetto di cronologia Xia Shang Zhou aveva l'obiettivo di determinare le date esatte per gli anni precedenti.
Metodologia
Il progetto metteva insieme la datazione mediante radiocarbonio, con l'archeologia, l'analisi storica-testuale, l'astronomia e l'uso di altri metodi interdisciplinari per conseguire la massima precisione temporale e geografica.
Controversie
Vi sono state parecchie controversie sui risultati del progetto. La critica maggiore è quella che il progetto supporta il concetto di 5.000 anni di storia cinese ininterrotta e omogenea, in cui le tre antiche dinastie (Xia, Shang e Zhou) governavano stati grandi e potenti, ignorando il fatto che in tutta la Cina e l'Asia centrale, durante quegli stessi periodi, esistevano molte entità statuali, forse altrettanto avanzate.[1]
Cronologia
Il Progetto di cronologia Xia Shang Zhou ha ricavato date precise per gli anni in cui salirono al trono i re successivi a Wu Ding, il re della dinastia Shang durante il cui regno vennero prodotti i più antichi oracoli su ossa conosciuti.
Queste date sono qui confrontate con le date tradizionali e quelle riportate nel The Cambridge History of Ancient China pubblicato nel 1999 e considerato il più accurato studio prima del Progetto.[2][3][4]
Yun Kuen LEE (2002), "Building the chronology of early Chinese history", Asian Perspectives: the Journal of Archaeology for Asia and the Pacific, 41.1: 15-42.
LI Xueqin (2002), "The Xia-Shang-Zhou Chronology Project", Journal of East Asian Archaeology, 4: 321–333.