Formatasi nel XVII secolo e derivata dall'antica linea di Conti di Assoro, si estinse in linea maschile verso la seconda metà del XIX secolo e confluì negli Alliata, a cui passarono per successione tutti i suoi titoli.
La baronia di Valguarnera fu elevata a rango di principato con Francesco Valguarnera del Carretto, VI conte di Assoro (1592-1635), che per privilegio dato dal re Filippo IV di Spagna il 24 ottobre 1626, esecutoriato il 26 gennaio 1627, ricevette investitura del titolo di I principe di Valguarnera.[1] Fu detto Francesco pretore di Palermo nel 1630-31 e vicario generale del Regno.[2][3][4][1] Sposato con Dorotea Lanza Orteca dei Principi di Trabia, ebbe sei figli, tra cui: Giuseppe, II principe di Valguarnera († 1656), che fu capitano d'armi a Catania (1637), vicario generale di San Filippo d'Agira (1647) e pretore di Palermo (1650-51); Ottavio, da cui ebbe origine il ramo dei Marchesi di Santa Lucia; e Vitale (1617-1676), da cui derivò il ramo cadetto dei Principi di Niscemi e Duchi dell'Arenella.[2][3][4][1] Il Principe Giuseppe, dall'unione con la nobildonna Vittoria Arrighetti ebbe tre figli, cui primogenito fu Francesco, III principe di Valguarnera († 1704), che fu vicario generale della Val Demone (1674), capitano di giustizia di Palermo (1679-80), pretore di Palermo (1685-86), Cavaliere dell'Ordine di Santiago e gentiluomo di Camera del re Carlo II di Spagna.[3][4][1] Gli altri figli di Giuseppe furono: Fortunio († 1630), istituito erede da sua cugina Eleonora Ferreri Arrighetti, da cui ereditò il Principato di Sant'Anna, e Giovanni, barone del Pozzo, per due volte senatore di Palermo (1669-70 e 1673-74), e ambedue dalle rispettive unioni non ottennero discendenza maschile.[3][5]
Francesco Valguarnera Arrighetti, III principe di Valguarnera, sposò la nobildonna Antonia Grifeo Grimaldi, principessa di Gangi ed ultima erede del suo casato, e per mezzo di questa unione i Principi di Valguarnera ottennero il possesso del Principato di Gangi e del Marchesato di Regiovanni.[1] Dall'unione nacque un solo figlio, Giuseppe, che premorì nel 1700, e pertanto gli succedette nei titoli e nei beni il figlio di questi, Francesco Saverio Valguarnera Gravina, IV principe di Valguarnera († 1739), che fu capitano di giustizia in Palermo nel 1711-12, generalissimo della cavalleria, cavaliere dell'Ordine supremo della Santissima Annunziata.[3][6][1] Detto Principe Francesco Saverio, dalla sua unione con Agata Branciforte Ventimiglia dei Principi di Butera, ebbe due figlie femmine Marianna (1730-1793) e Stefania, di cui la primogenita sposò il fratello minore Pietro, V principe di Valguarnera († 1779), che fu deputato del Regno (1758), tenente delle guardie del corpo del Re di Sardegna, colonnello, generale di battaglia, gentiluomo di camera di detto Re, Gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1778).[3][1] Da questa unione nacque un solo figlio, Giuseppe Emanuele.[7] Fratelli dei Principi Francesco e Pietro, furono Emanuele (1691-1770), che fu Gran ciambellano di re Carlo Emanuele III di Savoia, ambasciatore sabaudo a Madrid (1739-43) e Viceré di Sardegna (1748-51), e il monsignor Domenico (1694-1751), vescovo di Cefalù nel 1732.[8]
Giuseppe Emanuele Valguarnera e Valguarnera, VI principe di Valguarnera (1760-1819), fu senatore di Palermo (1782-83), capitano di giustizia (1788-90), rettore dell'ospedale di San Bartolomeo (1796), pretore (1797), gentiluomo di camera e cavaliere dell'Ordine di San Gennaro.[3] Sposò Lucrezia La Grua Talamanca Gioeni dei Principi di Carini, da cui ebbe cinque figli, tra cui il primogenito Pietro, VII principe di Valguarnera (1770-1855), morto celibe e senza eredi con cui si estinse il ramo, a cui succedette nei titoli il nipote Alessandro Alliata Valguarnera, figlio della sorella Agata (1785-1864) e del di lei coniuge Giuseppe, VII principe di Villafranca, investito dei titoli di Principe di Valguarnera e Conte di Assoro con decreto ministeriale del 9 febbraio 1887.[6][9]
^ G. Di Marzo (a cura di), Diari della Città di Palermo dal secolo XVI al XIX, vol. 12, Pedone Lauriel, 1874, pp. 197-198.
^ G. Galluppi, barone di Pancaldo, I Grandi di Spagna siciliani, in Giornale araldico-genealogico-diplomatico, vol. 16, Real Accademia Araldica Italiana, 1889, pp. 141-149.
Bibliografia
A. Inveges, Annali della felice città di Palermo prima sedia, corona del Re, e capo del Regno di Sicilia nelli quali si contiene la sua origine, progressi, e varietà di stato sacro, politico, e militare, vol. 3, Palermo, Coppola, 1651, pp. 142-145.
F. Mugnos, Teatro genologico delle Famiglie Nobili titolate feudatarie ed antiche nobili del fidelissimo Regno di Sicilia viventi ed estinte, vol. 3, Palermo, Coppola, 1667, pp. 473-480.
B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, vol. 2, Bologna, Forni, 1875, pp. 191-193.