Sotto il governatorato di Warren Hastings (1772–1785) gli inglesi poterono consolidare il loro governo coloniale nel Bengala, con la conversione da area commerciale a territorio occupato militarmente e civilmente, oltre che con la formazione di un sistema regolare e con una legislazione propria sotto John Shore. Tramite Lord Cornwallis, allora governatore generale dell'India, Shore riusc' a definire i diritti dei proprietari sul suolo bengalese. Questi proprietari terrieri avevano iniziato la loro carriera col sistema legislativo precedente e da semplici collettori delle tasse erano gradualmente divenuti proprietari. Nel 1793 lord Cornwallis riconobbe come perpetui i loro diritti in nome del governo inglese dietro il pagamento di una tassa fissa sulla terra. Questa legislazione divenne nota come "Permanent Settlement of the Land Revenue". La disposizione di legge venne pensata per "introdurre" l'idea di diritto di proprietà in India e stimolare il mercato della terra. Purtroppo queste disposizioni non attecchirono con i proprietari locali.
Il Cornwallis Code, pur definendo i diritti dei proprietari, non riuscì a riconoscere sufficienti diritti agli affittuari ed ai coltivatori liberi. Questo rimase un serio problema per tutta la durata dell'Impero britannico, così che i contadini della presidenza del Bengala (noti col nome di ryots) si ritrovarono oppressi dai loro proprietari terieri, i quali spremevano senza sosta ogni singola rupia a quanti potevano lavorare la terra per loro. Il Permanent Settlement inoltre non teneva conto dell'inflazione e di conseguenza il valore delle rendite terriere per il governo andò declinando di anno in anno. Il problema venne parzialmente risolto alla fine del XIX secolo con coltivazioni intensive di oppio e indaco, il primo per ordine dello stato, il secondo dei proprietari di piantagioni inglesi (in particolare nel distretto di Tirhut nel Bihar). Il fatto che la maggior parte dei prodotti fossero solo coltivati nel Bengala e poi venduti in altri mercati, portò ulteriore povertà all'area.
Il Permanent Settlement ebbe così poco successo da non venire introdotto né nelle province nord-occidentali (strappate ai maratha nel corso delle campagne militari condotte da Lord Lake e da Arthur Wellesley) dopo il 1831, né nel Punjab dopo la sua conquista nel 1849, né a Oudh che venne annessa nel 1856. Queste regioni erano nominalmente parti della presidenza del Bengala, ma rimasero distretti amministrativamente separati. L'area sotto la diretta amministrazione della presidenza veniva chiamata solitamente Basso Bengala per distinguerlo dalla presidenza in senso completo. Ufficialmente il Punjab, Agra e Allahabad avevano dei luogotenenti governatori soggetti all'autorità del governatore del Bengala con sede a Calcutta, ma in pratica essi agivano in gran parte in maniera indipendente. L'unica istituzione valida su tutta la presidenza era l'esercito del Bengala e l'amministrazione civile. L'esercito del Bengala venne infine amalgamato all'esercito anglo-indiano nel 1904–5, dopo una dura lotta per le riforme tra Lord Kitchener, comandante in capo dell'esercito, e Lord Curzon, viceré indiano.
L'Indian Councils Act 1909 espanse i consigli legislativi delle province del Bengala e del Bengala orientale ed Assam sino ad includervi 50 membri, oltre ai tre membri ex officio del consiglio esecutivo.[3]
Il consiglio legislativo del Bengala includeva 22 membri nominati, di cui non più di 17 dovevano provenire dal servizio civile, oltre alla presenza di due esperti. Dei 26 membri eletti, uno era eletto dalla Corporazione di Calcutta, sei dalle municipalità, sei dai distretti, uno dall'Università di Calcutta, cinque dai proprietari terrieri, quattro dai musulmani, due dalla Camera di Commercio del Bengala e uno dall'Associazione dei Commercianti di Calcutta. Il consiglio legislativo del Bengala orientale ed Assam era composto da 22 membri nominati, dei quali non più di 17 dovevano provenire dal servizio civile e uno rappresentava il commercio indiano, oltre a due esperti nominati. Dei 18 membri eletti, tre erano prescelti dalle municipalità, cinque dai distretti, due dai proprietari terrieri, quattro dai musulmani, due dalle aziende coltivatrici di the, uno dalle aziende coltivatrici di iuta ed uno dai Commissari del Porto di Chittagong.[4]
La divisione del Bengala fu molto controversa, perlopiù basata sul fatto che ad ovest vivevano più indù, mentre a est si trovavano più musulmani. Seguirono momenti di agitazioni popolari, in parte per la cinica politica divide et impera applicata dagli inglesi, in parte perché il centro di interesse e prosperità locale era posto a Calcutta e non voleva essere diviso tra due governi. Nel 1906–1909 le rivolte divennero sempre più numerose al punto da richiedere un'attenzione particolare da parte del governo indiano ed inglese, fatto che portò all'idea di recedere dal progetto nel 1911.
Riorganizzazione del Bengala del 1912
Al Delhi Durbar il 12 dicembre 1911, re Giorgio V annunciò il trasferimento della capitale del governo indiano da Calcutta a Delhi, la riunificazione delle cinque aree della presidenza del Bengala sotto un unico governatore, la creazione della nuova provincia di Bihar e Orissa sotto un luogotenente governatore, e la ricostituzione della provincia di Assam sotto un commissario capo. Il 21 marzo 1912 Thomas Gibson-Carmichael venne nominato governatore del Bengala; prima di quella data il governatore generale dell'India era anche governatore della presidenza del Bengala. Il 22 marzo le province di Bengala, Bihar e Orissa e Assam vennero ufficialmente costituite.[5]
La provincia di Bihar e Orissa divennero due province separate nel 1936. Il Bengala rimase coi suoi confini dal 1912 sino all'indipendenza indiana nel 1947, quando venne nuovamente diviso tra l'India e il Pakistan.
Diarchia (1920–37)
Le riforme Montagu-Chelmsford del 1919, messe in atto nel 1921, espansero il consiglio legislativo del Bengala sino a 140 membri per includere ulteriori membri indiani. Le riforme introdussero anche il principio della diarchia, col quale alcune responsabilità come l'agricoltura, la salute pubblica, l'educazione ed il governo locale erano affidati a ministri eletti. Ad ogni modo i portafogli più rilevanti come le finanze, la polizia e l'irrigazione rimasero riservati a membri del consiglio esecutivo del governatore. Alcuni dei ministri principali furono Surendranath Banerjee (autogoverno locale e salute pubblica 1921-1923), Sir Provash Chunder Mitter (educazione 1921–1924, autogoverno locale, salute pubblica, agricoltura e lavori pubblici 1927–1928), il nawab Saiyid Nawab Ali Chaudhuri (agricoltura e lavori pubblici) e A. K. Fazlul Huq (educazione 1924). Bhupendra Nath Bose e Sir Abdur Rahim furono membri dell'esecutivo nel consiglio del governatore.[7]
Il governo di Huq cadde nel 1943 e venne formato un governo della Muslim League guidato da Sir Khawaja Nazimuddin come primo ministro. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, le elezioni del 1946 vennero vinte dalla Muslim League con 113 seggi su 250 e con Huseyn Shaheed Suhrawardy come primo ministro.[10]
^Ilbert, Sir Courtenay Peregrine (1907). "Appendix II: Constitution of the Legislative Councils under the Regulations of November 1909", in The Government of India. Clarendon Press. pp. 431.
^Ilbert, Sir Courtenay Peregrine (1907). "Appendix II: Constitution of the Legislative Councils under the Regulations of November 1909", in The Government of India. Clarendon Press. pp. 432–5.
^Ilbert, Sir Courtenay Peregrine (1922). The Government of India, Third Edition, revised and updated. Clarendon Press. pp. 117–118.
^Ilbert, Sir Courtenay Peregrine (1922). The Government of India, Third Edition, revised and updated. Clarendon Press. p. 129.