La Porta dei Martiri, detta in dialetto altamurano la Purtecedde ([a purtᵊˈtʃɛdːᵊ]), oppure italianizzato come "la Porticella", era una delle porte di accesso dell'antica città di Altamura (erano parte del muro di cinta della città). Oggi restano solo l'arco e la decorazione in bugnato, mentre il muro di cinta sovrastante fu abbattuto e convertito in edificio nel corso dell'Ottocento.[1] Addossata al lato interno della porta (nonché del muro di cinta) vi è la chiesa di San Salvatore e Liberatore, risalente al 1571, mentre al centro del piazzale interno è situata la chiesa della Madonna dei Martiri.
Delle sei porte di accesso originali, Porta dei Martiri e Porta Bari sono le uniche due porte rimaste in piedi e tuttora visibili. Le restanti porte e la quasi totalità del muro di cinta furono demoliti nel corso dell'Ottocento, avendo perso la loro utilità da un punto di vista difensivo (come del resto accadde quasi dappertutto in Europa a partire dall'Ottocento).[2][3][4]
Nelle immediate vicinanze dell'arco sono visibili i resti delle fortificazioni risalenti alla dominazione aragonese, allorché le mura medievali (risalenti a Sparano da Bari) furono ricostruite.[5]
Rappresentazioni della porta sono presenti in varie opere e disegni, tra i quali si ricordano i disegni commissionati da Angelo Rocca e conservati presso la Biblioteca Angelica di Roma (risalenti alla fine del XVI secolo) e l'illustrazione di Cesare Orlandi (fine del XVIII secolo). In particolare, nel disegno Rocca P/32 viene chiamata la "Santa Porta".[6] Molto probabilmente, il toponimo fa riferimento alla vicina "chiesa di Santa Maria la Porta".[7]
Galleria d'immagini
Note
Bibliografia
- Giuseppe Pupillo e Operatori C.R.S.E.C. BA/7, Altamura, immagini e descrizioni storiche (PDF), Matera, Antezza Tipografi, 2017, ISBN 9788889313282. URL consultato il 21 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2018).
- Yair Mintzker, What is Defortification? Military functions, police roles, and symbolism in the demolition of German city walls in the eighteenth and nineteenth centuries (PDF), in Bulletin of the GHI, 2009-2010. URL consultato il 22 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2016).
Voci correlate