Pittore di Berlino (fl. 500 a.C. / 460 a.C.) è il nome convenzionale assegnato da John Beazley ad un ceramografoattico attivo in Atene; il vaso eponimo è un'anfora conservata a Berlino (Antikensammlung F2160).
Attività
È contemporaneo del Pittore di Kleophrades e come quest'ultimo predilige i vasi di grandi dimensioni: i crateri, le anfore a collo distinto o di tipo nolano, pelikai, stamnoi, oinochoai, hydriai, delicate e inconfondibili lekythoi, dipinte da lui o dai suoi seguaci. I vasi che gli vengono attribuiti sono circa 300. Fu pittore a figure rosse, ma utilizzò anche la tecnica a fondo bianco e fu uno dei maggiori decoratori di anfore panatenaiche a figure nere per lo più eseguite durante il suo ultimo periodo, dopo il 480 a.C., e molte attribuibili ad un suo seguace, il Pittore di Achille.[1] Un altro allievo del Pittore di Berlino fu il Pittore dei Niobidi; tutto nella produzione ricondotta a questo artigiano porta a pensare ad una bottega particolarmente florida, costretta a ricorrere, soprattutto nel periodo più tardo, a numerosi aiuti.[2]
Stile
Lo stile del Pittore di Berlino risulta pressoché inalterato lungo tutta la sua carriera, la delicatezza e l'accuratezza nei dettagli anatomici riportano ad Eutimide, e rispetto al Pittore di Kleophrades fu più convenzionale nella scelta dei soggetti. Quasi tutti i vasi del Pittore di Berlino sono decorati con singole figure isolate su ciascun lato, spesso prive della linea di base o sorrette da un sottile fregio geometrico o floreale. Non fu lui ad inventare questo tipo di decorazione, che conosciamo dai tempi di Oltos, ma fu lui a renderlo popolare e a fissarne lo schema.[3] L'anfora di New York[4] è un esempio dell'eleganza e semplicità cui giungono queste figure, la cui plasticità è accentuata dalla stessa linearità delle vesti, fino ad identificarsi con la stessa volumetria del vaso. Spesso le figure isolate del Pittore di Berlino alludono a più complesse narrazioni mitiche:[2]Eracle e Apollo sull'anfora di Würzburg[5] sembrano ricreare sulla superficie del vaso una nuova dimensione spaziale che ricorda quella dello skyphos corinzio del Pittore di Folo (Museo del Louvre MNC677), mentre sull'anfora di Basilea[6] Eracle tende il suo kantharos verso Atena che regge l'oinochoe completando la scena sul lato opposto del vaso.[7]
Paolo Enrico Arias, Attici, Vasi, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale : Secondo supplemento, vol. 1, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1994.