La balia delle mangrovie venne descritta per la prima volta dal naturalista francese Carlo Luciano Bonaparte nel 1850 a partire da un esemplare raccolto in Nuova Guinea, coniando per essa il nome scientificoMyiolestes pulverulentus[3]. In seguito la specie venne trasferita nel genere Peneoenanthe dall'ornitologo australiano Gregory Mathews[4]. Attualmente viene classificata nel genere Peneothello, sulla base dei risultati di uno studio della filogenesi molecolare della famiglia dei Petroicidi pubblicato nel 2011[5][2].
Attualmente ne vengono riconosciute quattro sottospecie[2]:
P. p. pulverulenta (Bonaparte, 1850) (regioni costiere della Nuova Guinea centro-settentrionale e centro-meridionale);
P. p. leucura (Gould, 1869) (isole Aru e regione costiera dell'Australia nord-orientale);
P. p. alligator (Mathews, 1912) (regione costiera dell'Australia centro-settentrionale e isole vicine);
P. p. cinereiceps (Hartert, 1905) (regione costiera dell'Australia nord-occidentale).
Descrizione
La balia delle mangrovie ha un pesomedio di 21,3 g nei maschi e di 17,3 g nelle femmine[6]. L'apertura alare varia a seconda delle sottospecie: leucura ha un'apertura alare di 86-90 mm nei maschi e di 77-84 mm nelle femmine, mentre in alligator i rispettivi valori sono di 82-87 mm e di 76-80 mm. In cinereiceps i maschi hanno un'apertura alare di 80-84 mm, le femmine di 76-78 mm[7]. La specie presenta una caratteristica «barra chiara opaca» alla fine delle remiganti, anche se non è molto visibile[7]. Allo scopo di facilitare la manovrabilità in volo attraverso la fitta foresta di mangrovie, la balia ha sviluppato ali e coda rotondeggianti[8].
La balia delle mangrovie viene classificata tra le «specie a rischio minimo» (Least Concern) sulla lista rossa della IUCN, dal momento che la popolazione è rimasta stabile nel corso degli ultimi dieci anni[1]. Il suo areale copre in tutto una superficie di 426.000 km²[9].
Biologia
Il richiamo della balia delle mangrovie è stato descritto come un «fischio confuso». Si nutre degli insetti che trova sul fango quando la marea si ritira[11]. Sebbene questi possano costituire la parte fondamentale della dieta, la balia consuma anche una quantità significativa di granchi[10].
^abc(EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Petroicidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 7 maggio 2014.
Del Hoyo, J.; Elliot, A. & Christie D. (editors). (2007). Handbook of the Birds of the World. Volume 12: Picathartes to Tits and Chickadees. Lynx Edicions. ISBN 978-84-96553-42-2