Orcio

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Nella cantina dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore.

L'orcio (dal lat. ŭrceus[1][2][3]) è un termine usato principalmente nell'Italia centrale per designare un vaso panciuto di terracotta[1][2][3] completamente lavorato a mano.

Anticamente era usato soprattutto per conservare liquidi, in particolare l'olio[1][2][3]; generalmente era un contenitore molto grande, ma vi erano anche orci di dimensioni minori, perlopiù usati come brocche[2][3]. Con lo stesso termine s'indicava infine anche un vaso di forma allungata dotato di una o due anse, con collo cilindrico e con un buco sul fondo, che serviva per spillare il liquido contenuto, in tal caso solitamente vino[3]. Grazie alle proprietà del galestro, un tipo particolare di argilla che lo rende inalterabile al freddo, oggi l'orcio si impiega anche come arredamento da giardino.

L'orcio faceva parte di una casa etrusca standard[4] e più tardi, durante l'Impero romano, si trovava infossato[5].

Nel 1612 la prima edizione del vocabolario degli accademici della Crusca definisce l'orcio come un vaso di terra cotta, per lo più, da tenére olio[1]. Il termine "orcio" viene anche usato come unità di misura per il volume, nel qual caso vale un dodicesimo del cogno, ovverosia 37,98 litri[3].

Note

  1. ^ a b c d Orcio [collegamento interrotto], su lessicografia.it, Accademia della Crusca, Dizionario, 1ª edizione. URL consultato il 22-04-2013.
  2. ^ a b c d Orcio, su etimo.it, Dizionario Etimologico Online. URL consultato il 22-04-2013.
  3. ^ a b c d e f Orcio, su treccani.it. URL consultato il 22-04-2013.
  4. ^ (IT) Il Giornale del 5 maggio 2010, Scoperta a Vetulonia della prima domus etrusca.
  5. ^ (ITEN) Sito Cultura Italia : Il caseggiato dei dolii, così chiamato per i trentacinque orci in terracotta infossati nel terreno per la conservazione del vino e dell'olio. Ostia Antica.

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