«Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco. G. Garibaldi»
è il testo completo del telegramma, il cui originale è conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato, e una copia è conservata anche presso il Palazzo del Quirinale[4]. La trascrizione che La Marmora consegnò al re, conservata fino al 1993 presso Casa Savoia, fu consegnata all'Archivio di Stato di Torino.[5] L'Obbedisco di Garibaldi, entrato subito e stabilmente nelle principali raccolte di citazioni,[6][7] è stato anche oggetto di rappresentazioni parodiche.[8][9]
I fatti
Già con la battaglia di Bezzecca, il generale Garibaldi aveva dato prova di comandare uno dei pochi corpi che nella guerra in corso dimostrava capacità non solo di tenere testa al nemico, ma addirittura di avanzare e conquistare territorio prezioso ai fini della guerra.[1]
Tuttavia, quella vittoria non fu sufficiente a mutare le sorti di uno scontro sul campo che stava vedendo gli austriaci, negli altri settori del fronte italo-austriaco, prevalere sulle armate dei Savoia. A Custoza l'esercito italiano subì una storica sconfitta, seguita successivamente da quella avvenuta per mare, a Lissa.[10] L'Italia, essendo alleata della Prussia, vinse comunque la guerra, ottenendo il Veneto.