Ebbe con Filippo Turati un rapporto di fiducia consolidato e duraturo[1] durante tutti i passaggi cruciali del riformismo italiano: la lotta interna contro i sindacalisti rivoluzionari e i massimalisti, la rottura con i “destri” di Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati, il neutralismo di fronte alla guerra, la fondazione del Partito Socialista Unitario e l'opposizione democratica contro il fascismo.
Biografia
Nino Mazzoni nacque a Piacenza il 19 giugno 1874, figlio di Filippo, originario di Fiorenzuola d'Arda e di Maria Valeriani, di Reggio Emilia.
I primi anni
Affascinato dalla propaganda di Angiolo Cabrini, Osvaldo Gnocchi Viani e Augusto Osimo aderì al Partito Socialista Italiano dai primi anni della sua fondazione. Venne arrestato nel 1894 per aver affisso manifesti anticlericali, nel 1896 nel corso di una manifestazione anticolonialista e nel 1898 durante i moti per il pane.
Dal PSI di Ravenna alla Federterra
Nel 1900 si trasferì a Ravenna, dove divenne segretario della locale Federazione socialista. Nel 1901 partecipò al Congresso costitutivo della Federterra.
La candidatura al Parlamento e il lavoro all'Avanti!
Nel 1909 si candidò a Deputato nel collegio di Castel San Giovanni, ma non risultò eletto. Dal 1911 fu a fianco di Claudio Treves nella direzione dell'Avanti! fino al 1914, quando la direzione del giornale passò nelle mani di Benito Mussolini.
L'elezione a deputato
Fu tra i fondatori del movimento socialista nel piacentino e mantenne sempre uno stretto legame con gli ambienti riformisti locali. Grazie alla sua figura di organizzatore e leader carismatico, contribuì allo sviluppo del movimento a Castel San Giovanni - nel cui collegio venne eletto deputato nel 1913 - e nel resto della Val Tidone. Venne riconfermato deputato in tutte le successive consultazioni, fino all'avvento del fascismo.
Contrastò la diffusione della massoneria all'interno del Partito[2].
Mazzoni si occupò principalmente di questioni agrarie, soprattutto dal 1908, quando venne nominato propagandista–ispettore della Federterra. Luigi Preti lo definiva leader, magna pars[3] della Federterra, benché la segretaria fosse Argentina Altobelli. In queste vesti diede un importante contributo all'organizzazione sindacale, mantenendola sempre nel campo riformista all'interno della CGdL. In piena sintonia con l'Altobelli e la maggioranza della Federterra si batté per l'organizzazione del proletariato agricolo con il fine ultimo della socializzazione della terra. Contrastò perciò ogni provvedimento volto a favorire soluzioni diverse come la formazione della piccola proprietà, nonostante questa posizione alienasse alla Federazione le possibili simpatie di vasti strati di lavoratori. Pertanto polemizzò con coloro i quali vedevano nella redistribuzione della terra e nella creazione della piccola proprietà contadina la soluzione a tutti i problemi dei lavoratori agricoli. Per Mazzoni i problemi del proletariato agricolo erano interesse di tutto il movimento socialista e di tutta la nazione. Al Congresso socialista di Livorno del 1921, grazie ai successi ottenuti nelle campagne, arrivò ad affermare che i lavoratori della terra avevano una forza e una coscienza di classe tale da essere i protagonisti della trasformazione sociale in Italia. Benché nella teoria marxista il proletariato industriale fosse visto come la principale forza rivoluzionaria, lasciando in secondo piano i lavoratori agricoli, per Mazzoni se in Italia ci fosse stata una rivoluzione, avrebbe avuto inizio inevitabilmente dalle campagne.
Nel 1924 fu aggredito dai fascisti[4]. Durante il regime si ritirò a vita privata a Milano, dove aprì un negozio di antiquariato, insieme a Camillo Prampolini.
Nel 1939 venne mandato al confino a Vasto. Durante la guerra andò in esilio in Svizzera.
Fu nominato Senatore di diritto nella I Legislatura. Rispetto all'attività parlamentare svolta nel periodo 1913-1926, Mazzoni non si occupò quasi per nulla di questioni agrarie, preoccupandosi maggiormente della struttura delle nuove istituzioni repubblicane e del contrasto all'avanzata del comunismo. È però in questo periodo che scrisse i suoi saggi più importanti, entrambi su temi agrari: La riforma agraria e Lotte agrarie nella vecchia Italia.
Un poeta dell'azione: Augusto Osimo, Sonzogno, Milano 1923
La riforma agraria, Roma 1945
Lotte agrarie nella vecchia Italia, Domus, Milano 1946
Note
^P. Brega, Nino Mazzoni dalla Federterra all'Assemblea Costituente, in Studi Piacentini, n. 38, Piacenza 2007, pp. 19-29
^Copia archiviata, su grandeoriente.it. URL consultato il 3 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2007).
^L.Preti, Lotte agrarie nella Valle Padana, Einaudi, Torino 1954
^Copia archiviata, su anpi.it. URL consultato il 3 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2014).
Bibliografia
G. Armanetti, Lotte agrarie e socialismo tra la vecchia e la nuova Italia: l'esperienza di Nino Mazzoni (1874-1954), Università Degli Studi di Milano, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche, Relatore prof. R. Cambria, Correlatore prof. I. Granata, Anno Accademico 2012-2013
P. Brega, Nino Mazzoni dalla Federterra all'Assemblea Costituente, in Studi Piacentini, n. 38, Piacenza 2007, pp. 19–29
L. Arbizzani, Mazzoni Nino, in F. Andreucci, T. Detti, a cura di, Il movimento operaio italiano, Dizionario biografico 1853-1943, vol. III, Editori Riuniti, Roma 1976, pp. 412–418
G. Scaramuzza, Nino Mazzoni: un piacentino illustre, in Piacenza economica, a. XXXVI, n. 3, settembre 2012
E. Lodigiani, Mazzoni Nino, in Dizionario Biografico Piacentino (1860-1980), Banca di Piacenza 2000, p. 222