La Ateliers et Chantiers de la Loire propose un idrovolante a scafo centrale di costruzione interamente metallica il cui prototipo, realizzato nel 1934, venne portato in volo il 19 novembre dello stesso anno. Le prime impressioni di volo non furono però favorevoli; il velivolo presentava dei seri problemi di stabilità che costrinsero l'azienda francese a rivedere il progetto ed iniziarne una serie di modifiche che si protrassero fino all'inizio del 1936, anno in cui vennero presentate le versioni definitive, il Loire 130 M (métropole) ed il Loire 130 C (colonial), quest'ultima destinata ai territori dell'Africa Occidentale Francese (AOF).
Dopo una valutazione comparativa con altri quattro concorrenti, i Breguet Bre 610, Gourdou-Leseurre GL-820 HY, Levasseur PL 200 e CAMS 120, la commissione esaminatrice lo valutò positivamente, aggiudicando alla Loire il concorso ed incaricando di emettere un ordine per la fornitura di 150 esemplari.
La produzione in serie ebbe inizio nell'agosto dello stesso anno negli stabilimenti di Saint-Nazaire, i quali, a causa della nazionalizzazione nella quale vennero coinvolte tutte le aziende aeronautiche francesi ad indirizzo bellico, vennero assorbiti dal consorzio Société nationale des constructions aéronautiques de l'ouest (SNCAO). Nonostante la nuova acquisizione i modelli continuarono ad essere designati con l'originario nome aziendale e prodotti fino all'ottobre 1938, data in cui la loro costruzione venne temporaneamente arrestata[2].
Alla fine dell'invasione tedesca della Francia la produzione riprese dagli ultimi mesi del 1940 continuando fino al 1941[2]. In tutti vennero prodotti 124 esemplari, un prototipo, 111 destinati all'Aéronautique navale ed i rimanenti 12 all'Armée de l'air.
Tecnica
Il Loire 130 era un idrovolante triposto a scafo centrale di costruzione interamente metallica, caratterizzato dall'ala posizionata alta e dalla propulsione monomotore in configurazione spingente.
Lo scafo era caratterizzato da una cabina di pilotaggio chiusa a due posti affiancati posizionata sulla parte anteriore ed un'altra postazione, aperta, posizionata appena davanti al bordo d'attacco alare e del castello tubolare che collegava la parte superiore alla gondola motore. Posteriormente terminava in un impennaggio cruciforme dotato di una deriva di grandi dimensioni e da un unico piano orizzontale a sbalzo integrato da due piccole derive per lato.
La ala, posizionata alta e realizzata in tecnica mista, era controventata tramite una struttura tubolare che fungeva anche da supporto ai due galleggianti equilibratori e agli attacchi delle eventuali bombe da 75 kg con cui poteva essere equipaggiato.
Al 10 maggio 1940, data di inizio della Campagna di Francia, gli esemplari della Marina risultavano assegnati, oltre a quelli imbarcati, in territorio nazionale a Cherbourg (Escadrilles de Surveillance 1S1) nella Francia settentrionale, e nei territori coloniali a Tripoli (8S4), Dakar (8S3), Fort-de-France (8S2) ed Arzew.[4]
Durante il periodo dell'invasione i Loire 130 vennero impiegati essenzialmente nella sorveglianza delle acque territoriali francesi. Alla resa francese ed all'istituzione del regime di Vichy gli esemplari sopravvissuti rimasero ad equipaggiare i reparti della ricostituita Marine nationale de l'armistice, venendo tra l'altro coinvolti in una delle più significative battaglie del nuovo regime, la distruzione della flotta francese a Mers-el-Kébir. Almeno un 130 C venne utilizzato dalle Forces aériennes françaises libres, la componente aerea delle forze della Francia Libera in esilio, nella zona di Dakar tra il novembre 1943 e l'inizio del 1944.[2]
Al termine del conflitto e la ricostituzione dell'originaria marina e aeronautica francese gli esemplari sopravvissuti, benché oramai obsoleti, rimasero in servizio operativo fino all'autunno 1947, con l'ultimo volo di addestramento in territorio nazionale, e definitivamente nel novembre 1950 in Indocina.[2]
Versioni
Loire 130
prototipo, designato 130.01 come da convenzioni francesi dell'epoca.
Loire 130 M
versione di produzione in serie.
Loire 130 C
versione coloniale, alle volte citata come 130 Cl, caratterizzata dalla struttura rinforzata ed equipaggiata con un impianto di raffreddamento motore dotato di radiatore maggiorato.
^(FR) Philippe Gras, L'armée de l'air en Indochine 1945-1954. l'impossible mission, 2002, ISBN 2747503054.
Bibliografia
(EN) William Green, War Planes of the Second World War, Volume Five Flying Boats, 2nd impression, Londra, Macdonald & Co.(Publishers) Ltd., 1962 [1961], ISBN0-356-01449-5.