Letteratura aramaica

La letteratura aramaica comprende un ampio insieme di testi letterari, religiosi e culturali prodotti in lingua aramaica dall’inizio del I millennio a.C. fino a oggi. L'aramaico è stato utilizzato come lingua ufficiale e culturale da molte civiltà del Vicino Oriente, influenzando profondamente la tradizione ebraica, cristiana e, in misura minore, islamica. La produzione letteraria in aramaico si estende dalle traduzioni bibliche alle epiche religiose, fino agli scritti sapienziali, offrendo una finestra privilegiata sulla storia e la cultura del Medio Oriente antico e tardo-antico.

Questa tavoletta di argilla rappresenta un esperimento in classe; un insegnante ha imposto un esercizio di scrittura impegnativo agli alunni che parlavano entrambe le lingue. Gli alunni dovevano usare i tradizionali segni sillabici per esprimere i suoni dell'alfabeto aramaico

Storia e diffusione

L’aramaico emerse intorno al I millennio a.C. tra i popoli aramei e fu adottato dai sovrani assiri e babilonesi come lingua di amministrazione e commercio, diffondendosi rapidamente in tutto il Vicino Oriente. Con l'espansione dell'Impero Persiano, l’aramaico ufficiale (o "aramaico imperiale") divenne la lingua amministrativa in vaste aree, dal Mediterraneo orientale all'Asia centrale. Durante il periodo ellenistico, l’aramaico continuò a svolgere un ruolo importante accanto al greco, mentre in epoca romana si diversificò in dialetti come il siriaco a est e l’aramaico occidentale in Palestina e dintorni.

In ambito religioso, l’aramaico è stato fondamentale per l’ebraismo, il cristianesimo siriaco e le comunità mandeiche. È rimasto lingua liturgica nelle chiese siriache fino ai giorni nostri, mentre varianti locali sopravvivono tra le comunità neo-aramaiche in Siria, Iraq e Turchia.[1][2][3][4]

Generi letterari principali

La letteratura aramaica si sviluppò in vari generi, ognuno con una funzione specifica nella vita culturale e religiosa delle comunità che la utilizzavano:

Targum: Traduzioni aramaiche della Bibbia ebraica che si svilupparono principalmente durante il periodo del Secondo Tempio, rese necessarie dalla crescente diffusione dell'aramaico nelle comunità ebraiche della diaspora. I Targum non si limitavano a tradurre, ma spesso interpretavano e ampliavano il testo biblico, includendo spiegazioni e commentari per renderlo accessibile e rilevante per i contemporanei. Esempi famosi sono il *Targum Onkelos* e il Targum Jonathan.[5]

Testi di Qumran: Ritrovati nelle grotte di Qumran, questi testi apocrifi, tra cui il Libro dei Giganti e il Giubileo, offrono una visione religiosa del periodo del Secondo Tempio. Questi manoscritti riflettono credenze escatologiche, apocalittiche e sapienziali, e presentano figure bibliche come Enoch e Abramo in chiave nuova. Gli apocrifi di Qumran rivelano l'importanza dell'aramaico come lingua di espressione religiosa nel giudaismo antico.[6][7]

Peshitta: La versione aramaica della Bibbia cristiana è conosciuta come Peshitta, usata dalle comunità cristiane siriache fin dal II secolo d.C. Essa include sia l’Antico che il Nuovo Testamento e rappresenta un importante esempio di trasmissione e adattamento culturale della letteratura cristiana. La Peshitta mantiene un ruolo liturgico significativo nelle chiese siriache, maronite e caldee.[8][9]

Letteratura Mandeica: Il mandeismo, una religione gnostica originaria della Mesopotamia, ha una tradizione letteraria in aramaico classico. I testi principali includono il Ginza Rba, una raccolta di scritture sacre, e il Drašia d-Yahia (Libro di Giovanni), che riflette un mondo di credenze dualistiche e gnostiche.[10][11]

Letteratura sapienziale e magica

Un altro genere importante nella letteratura aramaica è rappresentato dagli scritti sapienziali e magici, che spaziano dagli insegnamenti morali alle formule incantatorie. Nei testi giudaico-aramaici del periodo tardo-antico, come la letteratura talmudica, troviamo discorsi sapienziali e massime di saggezza. Inoltre, documenti magici, come le cosiddette "ciotole incantatorie" trovate in Mesopotamia, sono incise con testi aramaici e riflettono credenze popolari e pratiche religiose diffuse tra le comunità semitiche.[1][12][13][14][15]

Influenza e rilevanza culturale

La letteratura aramaica ha avuto un’influenza duratura, in particolare come veicolo di trasmissione culturale e religiosa. L'aramaico non solo preserva miti e racconti religiosi, ma funge da ponte tra culture diverse, grazie alla sua adozione da parte di ebrei, cristiani e mandei. Questo corpus letterario continua a essere studiato per comprendere la storia delle idee religiose e culturali del Vicino Oriente. Anche oggi, l'aramaico resta una lingua liturgica per le chiese siriache e una lingua viva tra alcune comunità neo-aramaiche.[1][16][17][18][19]

Note

  1. ^ a b c Holger Gzella, A Cultural History of Aramaic, BRILL, 8 gennaio 2015, ISBN 978-90-04-28510-1. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  2. ^ Eleanor Coghill, Northeastern Neo-Aramaic and Language Contact, in The Oxford Handbook of Language Contact, Oxford University Press, 5 febbraio 2020, pp. 493–518. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  3. ^ Aaron Michael Butts, The Aramaic Šap̄ˁel in Its Semitic Context, in Aramaic Studies, vol. 16, n. 2, 1º novembre 2018, pp. 117–143, DOI:10.1163/17455227-01602005. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  4. ^ Brendan McConvery, Book Review: The Semitic Background of the New Testament. (The Biblical Resources Series). By Joseph Fitzmyer. William B. Eerdmans Publishing Co., Grand Rapids/Cambridge, and Dove Booksellers, Livonia, Michigan, 1997. Paperback. ISBN 0-8028-43441. No price given, in Irish Theological Quarterly, vol. 63, n. 4, 1998-12, pp. 408–409, DOI:10.1177/002114009806300414. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  5. ^ Philip Alexander, 'Translation and Midrash Completely Fused Together'? The Form of the Targums to Canticles, Lamentations and Qohelet, in Aramaic Studies, vol. 9, n. 1, 2011, pp. 83–99, DOI:10.1163/147783511x594861. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  6. ^ Joseph Gerics e Geza Vermes, The Complete Dead Sea Scrolls in English, in The History Teacher, vol. 32, n. 4, 1999-08, pp. 573, DOI:10.2307/494168. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  7. ^ Monica L. W. Brady, Michael Wise e Martin Abegg, The Dead Sea Scrolls: A New Translation, in Journal of Biblical Literature, vol. 117, n. 3, 1998, pp. 531, DOI:10.2307/3266457. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  8. ^ Arthur Vööbus, Investigations into the Text of the New Testament used by Rabbula of Edessa, 31 dicembre 2012, DOI:10.31826/9781463232818. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  9. ^ George Kiraz, Comparative Edition of the Syriac Gospels, Gorgias Press, 31 dicembre 2004, ISBN 978-1-4632-0965-0. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  10. ^ Matthew Morgenstern, Majid Fandi Al-Mubaraki e Haithim Mahdi Saaed, Ginza Rba (The Great Treasure), in Journal of the American Oriental Society, vol. 121, n. 4, 2001-10, pp. 692, DOI:10.2307/606534. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  11. ^ E. Drower, The Mandaeans of Iraq and Iran: Their Cults, Customs, Magic Legends, and Folklore, 31 dicembre 2002, DOI:10.31826/9781463208073. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  12. ^ Joseph Naveh e Shaul Shaked, Amulets and Magic Bowls, BRILL, 1º gennaio 1985, ISBN 978-90-04-67214-7. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  13. ^ Plate section, in Aramaic Incantation Texts from Nippur, 17 febbraio 2011, DOI:10.1017/cbo9780511792854.014. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  14. ^ Heiko Wenzel, Drawing a Line between Prophecy, Magic and Divination, Gorgias Press, 31 dicembre 2013, pp. 77–88. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  15. ^ Jonathan Stökl, Caroline Waerzeggers (a cura di), Exile and Return, 14 agosto 2015, DOI:10.1515/9783110419283. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  16. ^ Stephen A. Kaufman, Notice: The Comprehensive Aramaic Lexicon, in Aramaic Studies, vol. 11, n. 2, 2013, pp. 253–254, DOI:10.1163/17455227-13110207. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  17. ^ Sidney H. Griffith, The Church in the Shadow of the Mosque, 31 dicembre 2007, DOI:10.1515/9781400834020. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  18. ^ Markham J. Geller, Two Incantation Bowls Inscribed in Syriac and Aramaic, in Bulletin of the School of Oriental and African Studies, vol. 39, n. 2, 1976-06, pp. 422–427, DOI:10.1017/s0041977x00050096. URL consultato il 30 ottobre 2024.
  19. ^ Shai Secunda, The Iranian Talmud, 31 dicembre 2014, DOI:10.9783/9780812209044. URL consultato il 30 ottobre 2024.

Voci correlate

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