Nacque a Fiume, allora parte dell'Impero austro-ungarico, nell'ospedale civico di Santo Spirito, come figlio naturale di János Krezinger, militare di origine contadina proveniente da Pusztaszemes (contea di Somogy) e di Borbála Czermanik, anch'essa di umile estrazione, nata a Ógyalla, oggi Hurbanovo, nella distretto di Komárno (nell'attuale Slovacchia). La madre faceva la cameriera d'albergo ad Abbazia.
La famiglia materna era di origine ungherese-slovacca, mentre gli avi paterni provenivano dalla Germania. Nei successivi documenti il cognome sarà mutato in Csermanek, di più facile pronuncia per i magiarofoni, e dal 1945 assumerà ufficialmente quello di Kádár. A Fiume rimase appena tre mesi: i genitori lo mandarono già nel 1912 a Pusztaszemes presso parenti del padre, che lo rifiutarono. Kádár visse così i primi sei anni in una famiglia di Kapoly.[1]
Nel 1918, la madre si trasferì a Budapest e prese il figlio con sé: Kádár intraprese gli studi abbandonandoli dopo soli otto anni, nonostante la lettura fosse, assieme al calcio e agli scacchi, una delle tre passioni che lo accompagnarono da ragazzo. Andò a lavorare, ma l'impiego come meccanico di macchine da scrivere durò poco; perse il lavoro nel 1929 a causa della drammatica situazione finanziaria che in quell'anno si era materializzata nella Grande depressione e che attanaglierà il mondo intero per molto tempo. In questo periodo il giovane ebbe i primi contatti con le manifestazioni popolari. Durante una di queste fu coinvolto in una rissa, che ricorderà con orgoglio come situazione che lo mise per la prima volta a contatto «con la classe operaia combattente».[2]
Due anni più tardi, entrò nella KIMSZ, la Federazione ungherese dei giovani lavoratori comunisti, entrando nella "lista nera" del regime di Miklós Horthy. Già nel 1931 conobbe la prigionia, arrestato una prima volta a novembre per essere rilasciato nel febbraio successivo. Assunse, in seno alla Federazione, un ruolo prominente con lo pseudonimo di Barna. L'attività sovversiva portò Kádár a un nuovo arresto il 26 giugno 1933 cui seguì la condanna a due anni di carcere. Al principio del 1934 fu espulso dal KIMSZ con l'accusa di aver rivelato alla polizia di Horthy notizie circa la sua azione clandestina.[3]
La giovinezza di Kádár continuò ad essere legata ad esperienze di prigionia. Il 24 gennaio 1935 fu rimesso in libertà, ma non passò mezzo anno che dovette conoscere nuovamente la reclusione. Incarcerato a Budapest, fu trasferito a Seghedino il 2 febbraio 1937, dove conobbe Mátyás Rákosi, che dopo la guerra instaurò nello stato una forte dittatura stalinista. Infine il 19 giugno 1937, dopo sei mesi passati dietro le sbarre, Kádár fu definitivamente scarcerato.[4]
Durante la seconda guerra mondiale fu uno tra i più agguerriti organizzatori e sostenitori della resistenza al nazismo. Nel 1951 fu nuovamente incarcerato per aver assunto un atteggiamento filojugoslavo a sostegno di Tito che nel 1948 era stato condannato dal Cominform. Fu scarcerato dopo la morte di Stalin, nel 1954, grazie all'intervento di Imre Nagy.
Fu segretario del comitato centrale del Partito Comunista Ungherese durante la rivoluzione del 1956. Inizialmente Kádár, pur non parteggiando mai in favore degli insorti, fece delle dichiarazioni che esprimevano simpatia nei loro confronti, poi dopo la presa del potere in sostituzione di Nagy, decise di schierarsi apertamente dalla parte dell'Unione Sovietica, preferendo evitare dei sovvertimenti che potessero mettere a repentaglio l'assetto istituzionale ungherese.
Chiese l'intervento militare dell'Armata Rossa in aiuto del governo socialistaː " Il governo rivoluzionario operaio-contadino ungherese, nell'interesse del nostro popolo, della classe operaia e del paese, ha chiesto al comando dell'armata sovietica di aiutare la nostra nazione a schiacciare le forze sinistre della reazione e a ristabilire l'ordine e la calma"[5] Il suo atteggiamento, da quel momento, fu ostile nei confronti degli insorti e contrario a discutere qualsiasi loro richiesta. La repressione causò duemilacinquecento morti;[senza fonte] Imre Nagy e il suo ministro della difesa Pál Maléter furono giustiziati.
Successivamente alla "normalizzazione" si distinse per una politica economica aperta nei confronti del libero mercato, che condusse l'Ungheria negli anni settanta ad essere il paese del blocco socialista con la migliore qualità di vita.[6] Fu autore di una politica caratterizzata da numerose aperture e concessioni al liberalismo.
Opere
János Kádár, Socialismo e democrazia in Ungheria, Corvina Kiadó, Budapest, 1984.
Curiosità
Intervistato a Mixer da Giovanni Minoli nel 1984, alla domanda su chi fosse la personalità internazionale cui andava la sua preferenza tra quelle in vita, Enrico Berlinguer rispose János Kádár. Tito era scomparso da qualche anno, altrimenti il favore del segretario del PCI sarebbe andato a lui.[7]
^Cfr. Umberto Ranieri, Napolitano, Berlinguer e la luna, Venezia, Marsilio 2014, pp.41-42.
Bibliografia
Tibor Huszár, Kádár János. Politikai életrajza 1912-1956, Budapest, Szabad Tér Kiadó, Kossuth Kiadó, 2001
Tibor Huszár, Kádár Janos. Politikai életrajza köt. 1956. november- 1989. július, Budapest, Szabad Tér Kiadó, Kossuth Kiadó, 2003 (è il secondo volume della biografia di Huszár)
Tibor Meray - Budapest - Robert Laffont - Paris 1966
Graziella Nemeth, Adriano Papo e Alessandro Rosselli (a cura di), Chi era János Kádár? L'ultima stagione del comunismo ungherese (1956-1989), Roma, Carocci editore pressonline, 2012, ISBN978-88-430-6678-0.