Johann Mattheson, in un trattato del 1717, parlando dei diversi stili musicali e riferendosi a un suo soggiorno ad Amsterdam intorno al 1712, scrisse:[3] «Che queste composizioni orchestrali possano anche essere trattate come curiosità su uno strumento solista (ad esempio, l'organo o il clavicembalo) lo dimostra da qualche anno, fra gli altri, Monsieur de Graue, l'organista famoso, ma cieco, della Nieuwe Kerk di Amsterdam. Questi conosceva a memoria tutte le novità italiane in fatto di concerti, sonate, eccetera, a tre o quattro parti, e, con straordinaria precisione, ne eseguì in mia presenza su un organo meraviglioso».
Fra il 1711 e il 1713 de Graaf venne sentito suonare anche dal giovane principe Giovanni Ernesto di Sassonia-Weimar, il quale, trovandosi a studiare presso l'Università di Utrecht, si recava spesso ad Amsterdam per ascoltare concerti e per acquistare nuove partiture. Il principe rimase così impressionato dallo stile di de Graaf che, dopo essere tornato alla nativa corte di Weimar nel 1713, sollecitò Johann Sebastian Bach e Johann Gottfried Walther, che si trovavano lì a servizio, di trascrivere per strumento solista le numerose partiture orchestrali che aveva portato con sé, nella speranza di poter ricreare a corte le stesse atmosfere "italiane" che aveva ascoltato ad Amsterdam. Bach e Walther, quindi, realizzarono una serie di trascrizioni basandosi sugli spartiti del giovane principe.[4]