In taberna quando sumus (in italiano "Quando siamo nella taverna") è un testo poetico goliardico in latino medievale, il carme numero 196[1] della raccolta nota come Carmina Burana.[2]
Il testo, dalla natura piuttosto dissacrante, descrive il comportamento in una taverna, andando a nominare persino il papa e il re. Come molti canti del genere, In taberna quando sumus presenta un volontario e provocatorio rovesciamento dei valori cattolici tipici del Basso Medioevo.
Testo originale e traduzione
(LA)
«In taberna quando sumus,
non curamus quid sit humus,
sed ad ludum properamus,
cui semper insudamus.
Quid agatur in taberna
ubi nummus est pincerna,
hoc est opus ut queratur,
si quid loquar, audiatur.
Quidam ludunt, quidam bibunt,
quidam indiscrete vivunt.
Sed in ludo qui morantur,
ex his quidam denudantur
quidam ibi vestiuntur,
quidam saccis induuntur.
Ibi nullus timet mortem
sed pro Baccho mittunt sortem:
Primo pro nummata vini,
ex hac bibunt libertini;
semel bibunt pro captivis,
post hec bibunt ter pro vivis,
quater pro Christianis cunctis
quinquies pro fidelibus defunctis,
sexies pro sororibus vanis,
septies pro militibus silvanis.
Octies pro fratribus perversis,
nonies pro monachis dispersis,
decies pro navigantibus
undecies pro discordantibus,
duodecies pro penitentibus,
tredecies pro iter agentibus.
Tam pro papa quam pro rege
bibunt omnes sine lege.
Parum durant sex nummate,
ubi ipsi immoderate
bibunt omnes sine meta.
Quamvis bibant mente leta,
sic nos rodunt omnes gentes
et sic erimus egentes.
Qui nos rodunt confundantur
et cum iustis non scribantur.»
(IT)
«Quando siamo nella taverna
non ci curiamo di nient'altro,
ma ci occupiamo del gioco
per cui sempre ci affanniamo.
Cosa succede in taverna
dove il denaro è l'oste,
questo sì che è interessante,
state a sentire.
C'è chi gioca, c'è chi beve
c'è chi vive con dissolutezza.
Ma c'è chi si occupa del gioco,
e alcuni lì sono nudi
alcuni lì sono vestiti,
alcuni indossano sacchi.
Lì nessuno teme la morte
ma per Bacco si sfida la sorte:
Si beve prima per il mercante di vino,
da questo bevono i libertini;
una volta bevono per i prigionieri,
poi bevono il terzo bicchiere per i vivi,
il quarto per tutti i Cristiani
il quinto per i fedeli deceduti,
il sesto per le sorelle peccatrici,
il settimo per i guardacaccia.
L'ottavo per i monaci peccatori
il nono per i monaci perduti,
il decimo per i marinai,
l'undicesimo per i rissosi,
il dodicesimo per i penitenti,
il tredicesimo per i viaggiatori.
Dal clero al re
tutti bevono senza misura.
Beve la signora, beve il signore,
beve l'esercito, beve il clero
beve quello, beve quella,
beve il servo con l'ancella,
beve il veloce, beve il pigro,
beve il bianco, beve il nero,
beve il costante, beve l'allegro,
beve l'ignorante, beve l'istruito.
Beve il povero e il malato,
beve l'esule e lo straniero,
beve il bambino, beve l'anziano,
beve il vescovo e il più vecchio,
beve la suora, beve il frate,
beve la nonna, beve la madre,
beve questa, beve quello
bevono cento, bevono mille.
Durano poco sei ricchi,
quando senza moderazione
bevono tutti senza limite.
Per quanto bevano a mente leggera,
così tutta la gente ci critica
e così noi siamo mendicanti.
Siano maledetti quelli che ci danno fastidio
e non siano ricordati come i giusti.»
Brano celebre per essere stato musicato nel 1935/36 dal compositore tedesco Carl Orff come parte dei suoi Carmina Burana che debuttarono all'Opera di Francoforte l'8 giugno 1937. All'interno dei Carmina Burana di Orff, questa canzone è il quarto movimento nella sezione 3, In Taberna (In taverna).
I testi usati da Orff mostrano un cambiamento nell'ultima strofa dove l'originale parum durant sex nummate / ubi ipsi immoderate è stato cambiato in parum sexcente nummate / durant, cum immoderate. L'arrangiamento musicale ha aggiunto, alla fine, anche l'esclamazione io!, ripetuta nove volte.[3]
Video (Orff's version), su YouTube., Munich String and Percussion Orchestra, Madrigal Choir Munich, direttore del coro: Martin Steidler, direttore d'orchestra: Adel Shalaby