Histoire de monsieur Jabot

Histoire de monsieur Jabot
fumetto
La copertina della seconda edizione di Histoire de monsieur Jabot
Lingua orig.francese
PaeseSvizzera
TestiRodolphe Töpffer
DisegniRodolphe Töpffer
EditoreAutographié chez J. Freydig
1ª edizione1833
Albiunico
Editore it.Lerici editore
1ª edizione it.1 ottobre 1968
Albi it.unico
Generecommedia

La storia del signor Jabot (Histoire de monsieur Jabot) è una "storia in immagini" dell'illustratore svizzero Rodolphe Töpffer, precursore del fumetto. Fu disegnata e scritta nel 1831 e pubblicata nel 1833 dalla casa editrice Autographié chez J. Freydig, a Ginevra.

Trama

Il signor Jabot

Histoire de Monsieur Jabot, ispirata a Il borghese gentiluomo, raffigura "una sorta di giullare sciocco e presuntuoso che, per entrare nel mondo dell'alta borghesia, ne scimmiotta goffamente i suoi modi"[1]. Determinato a liberarsi una volta per tutte dello status di piccolo borghese, il signor Jabot riesce un giorno a farsi invitare al gran ballo di Madame du Bocage e a convincere sua figlia a ballare la quadriglia con lui, fingendosi un grande danzatore. Tra passi di ballo maldestri e vivaci discussioni con gentiluomini, Jabot conclude la serata felice di avere rimediato cinque questioni d’onore interpretandole come un brillante debutto nell'alta società.

Convenendo nel fatto che l’onore sarà comunque salvato, l’indomani tutti i duellanti e i rispettivi padrini si accordano affiche ci si sfidi con le pistole caricate con molliche di pane. Il tutto si conclude con una colazione e una bevuta riconciliatoria, durante la quale Jabot viene invitato a partecipare a una battuta di caccia e a passare la notte in un hotel vicino. Quella notte, mentre si prepara per andare a letto, la sua veste da camera prende accidentalmente fuoco. Jabot comincia ad esclamare di sentire un certo calore, che scambia per una fiamma d'amore. Nella camera comunicante, la Marchesa de Mirliflor, credendo di essere lei stessa l'oggetto del suo amore, sviene dopo aver sentito uno sparo partito accidentalmente durante il trambusto. La donna crede infatti che il vicino si sia tolto la vita a causa sua.

Spente le fiamme, Jabot apre tutte le finestre e le porte nel tentativo di far dissipare il fumo. Le esalazioni penetrate nella stanza comunicante della marchesa causano uno starnuto di quest'ultima che sveglia di riflesso i cani da caccia di Jabot. Questi, legati al letto dell'uomo, lo trascinano nella camera della vedova, la quale, pensando all'irruzione di un ladro, invoca subito aiuto. Inutile l'intervento dell’albergatore che, scambiato da Jabot per il malvivente denunciato dalla dama, viene scaraventato fuori dalla finestra. L’indomani il malcapitato sporgere denuncia verso ignoti mentre la marchesa scrive un biglietto di ringraziamento e ammirazione verso Jabot che, pensando anche ai futuri titoli nobiliari che potrebbe ottenere, le dichiara il suo amore. Le vicende si concludono con il matrimonio dei due.

Genesi dell'opera e pubblicazione

Pur non essendo la prima opera scritta da Töpffer (Mr. Jabot è infatti il suo quinto o sesto personaggio dopo Vieux Bois, Festus, Trictrac, Crytogame e Pencil), fu comunque la prima storia in immagini a essere stata pubblicata. Il buon successo riscontrato lo convinse a pubblicarne altre, fra le quali l'Histoire de M.Crèpin e Le Docteur Festus apparse rispettivamente nel 1837 e nel 1846. L'Histoire de M.Vieux Bois risale al 1837 e, nel 1842, venne pubblicata anche negli Stati Uniti col titolo The adventures of Obadiah Oldbuck. Sono in molti a considerare l'autore ginevrino il primo vero fumettista.[2][3][4]. Con queste opere Töpffer diede vita a un nuovo genere miscelando letteratura, capacità artistiche e altre abilità. Nell’inventare questo nuovo genere, Töpffer prese spunto da William Hogarth[5], il quale, già verso la metà del 1700, attraverso le sue famose "serie", raccontava storie complete tramite immagini. Del fumetto Töpffer è stato anche il primo teorico, mostrando una certa consapevolezza della natura nuova del suo mezzo espressivo [6]:

(FR)

«Ce petit livre est d’une nature mixte. Il se compose de dessins autographiés au trait.Chacun des dessins est accompagné d'une ou deux lignes de texte. Les dessins, sans le texte, n’auraient qu’une signification obscure; le texte, sans les dessins, ne signifierait rien. Le tout ensemble forme une sorte de roman d’autant plus original qu’il ne ressemble pas mieux à un roman qu’à autre chose»

(IT)

«Questo piccolo libro è di natura mista. È composto da una serie di disegni accompagnati da una o due righe di testo. I disegni senza testo avrebbero un significato oscuro; i testi senza disegno non avrebbero alcun significato. Il tutto prende la forma di una sorta di romanzo talmente peculiare che potrebbe essere associato più facilmente a un'altra cosa.»

Pur essendo consapevole di star inventando un nuovo genere, mai avrebbe pensato che questo avrebbe avuto in futuro una tale importanza o tanto meno che fosse in grado di veicolare un qualche messaggio di reale valore. Lo stesso autore fu inizialmente titubante nel pubblicare quelle che lui definiva “sciocchezze”, considerate solamente il passatempo frutto di un insegnante annoiato. Il suo timore era quello che, quando sarebbe diventato professore universitario, gli accademici e i componenti dell’alta classe ginevrina le avrebbero considerate inadeguate per un uomo della sua levatura. Proprio come le sue opere teatrali, queste creazioni non erano concepite per essere pubblicate. Fu un amico comune, Frédérique Soret, a trasmettere nel 1831 a Johann Wolfgang von Goethe le storie di Mr. Jabot e Mr. Cryptogame e alcune storie di viaggio. Goethe disse: "È davvero divertente! È scintillante di verve e spirito! Alcune di queste pagine sono incomparabili. Se, in futuro, scegliesse un argomento un po' meno frivolo e diventasse ancora più conciso, avrebbe fatto cose oltre l'immaginazione". Neanche l’importante encomio di Goethe cambiò questo suo pensiero. Infatti fu solo in seguito al successo riscosso anche tra i familiari e gli amici lo convinse presto a ritenere che queste potessero essere apprezzate anche dagli adulti. Il pubblico originale a cui erano destinate queste opere, infatti, era composto da rampolli adolescenti di famiglie raffinate, adolescenti capaci di apprezzare la satira sociale e politica, batture e irriverenze, e ogni altra forma di ribellione naturale a quel periodo della vita, ma allo stesso tempo amavano la semplicità e le sciocchezze. Töpffer, come pedagogo, disegna prima le sue storie per il suo piacere personale e quello dei suoi studenti[7].

Negli anni successivi altre sei storie verranno pubblicate: "Monsieur Crépin" (1837), "Les Amours de M. Vieuxbois" (1839), "Monsieur Pencil" (1840), "Le Docteur Festus" (1840), "Histoire d'Albert" (1845) e "Histoire de M. Cryptogame" (1845), e l'autore divenne molto noto per le sue "histoires en images". Dopo la morte di Töpffer, furono antologizzate nella serie di volumi intitolati "Histoires en Estampes".

Edizione francese

Nel 1860 venne pubblicata una nuova edizione che vide i testi e i disegni modificati da parte del figlio di Rodolphe Töpffer, François. Sopra a confronto le due versioni della pagina 27 nell'edizione svizzera (1933) e in quella francese (1960).

Nel 1860 venne pubblicata una nuova edizione che vide i testi e i disegni modificati da parte del figlio di Rodolphe Töpffer, François[8]. Al contrario della prima edizione, che venne stampata a Ginevra nel 1983, questa nuova edizione venne stampata a Parigi dalla Imprimerie Caillet.

La copertina in calicò rosso riporta come immagine una rivisitazione della pagina 3 dell'edizione originale (vedi immagine sopra), la cui copertina appariva come una generico cartonato senza alcun titolo o immagine[9].

Strutturazione e stile delle tavole

Le tavole si compongono di una sequenza di immagini e relative didascalie. L'utilizzo delle classiche nuvolette di testo conoscerà ampia diffusione e sviluppo soltanto con le strisce comiche dei quotidiani del primo novecento. Nel saggio Capire il fumetto, il teorico Scott McCloud afferma che Töpffer è considerabile per diversi aspetti "il padre del fumetto moderno". McCloud sottolinea come Töpffer faccia già uso di "figure caricaturali e bordi di vignetta" e che nelle sue opere venga applicata "la prima combinazione interdipendente tra parole e immagini mai vista in Europa"[10].

Töpffer descrive le sue vignette come un mezzo indirizzato soprattutto ai ragazzi ed adatte a contesti sociali poco formali. Questo risulta evidente nello stile della sua opere. I suoi lavori infatti non erano stati concepiti per essere pubblicati ma per essere condivisi come giocosi diversivi tra gli amici più stretti[11] o anche per il suo piacere personale e per quello dei suoi studenti[7].

Töpffer per la creazione delle sue tavole utilizzò il metodo autografico della litografia,[12] nel quale la penna disegna su un foglio adeguatamente preparato, consentendo un tratto più libero rispetto alla tecnica a incisione del tempo. Questa tecnica, inventata da Alois Senefelder, consentiva inoltre che il disegno venisse realizzato direttamente in dritto e non più alla rovescia.

Note

  1. ^ Groensteen T., Peeters B., 1994, Töpffer. L’invention de la bande dessinée, Paris, Hermann p. 83
  2. ^ Kunzle Davis, Father of comic strip: Rodolphe Töpffer, University Press of Mississippi, 2007
  3. ^ T.Groensteen e B.Peeters, Topffer. L'invention de la bande dessiné, Hermann, Paris, 1994.
  4. ^ Anche Scott McCloud ha sostenuto questa tesi nel suo celebre saggio a fumetti Capire il Fumetto: Scott McCloud, Capire il fumetto. L'arte invisibile, Torino, Vittorio Pavesio Production, 1996, p. 25.
  5. ^ R. Topffer, Réflexions à propos d’un program, Bibliothéque universelle de Genève, 9, jen-feb 1836, p 42. Vedi scansione..
  6. ^ a b R. Topffer, Historie de M. Jabot, Bibliothéque universelle de Genève, 9, mai-juin 1837, p 335. Vedi scansione..
  7. ^ a b Prefazione in "La storia del signor Jabot" a cura di Beppe Mecconi, edita dalla casa editrice Töpffer edizioni, 2017.
  8. ^ https://www.edition-originale.com/it/letteratura/libri-illustrati/topffer-histoire-de-mr-jabot-1833-67825
  9. ^ https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8529023n/f1.item
  10. ^ McCloud, Scott, Understanding Comics: The Invisible Art. New York: Harper Collins & Kitchen Sink Press. 1994. ISBN 0-06-097625-X, p. 17.
  11. ^ McCloud 1994, p. 17
  12. ^ Leonardo De Sá, Rodolphe Töpffer, su leonardodesa.interdinamica.net, Leonardo De Sá official site. URL consultato il 24 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2017).

Collegamenti esterni

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