Il Sybille aveva una Lunghezza fuori tutto di 95,7 m, una larghezza di 13,31 m e un pescaggio di 5,64 m.[1] Il dislocamento della nave era di 3.600 tonnellate lunghe (3.700 t).[1] Era una delle 10 navi della classe rivestita in legno e rame per ridurre le incrostazioni di cirripedi in carena, cosa che decretava l'aumento del dislocamento di 200 tonnellate.[1]Un ponte corazzato compreso tra 32 e 51 mm proteggevano i caricatori e l'apparato motore della nave, mentre la torre di comando aveva 76 mm di protezione, mentre gli scudi dei cannoni da 152 mm avevano 110 mm di protezione.[1] L'armamento era composto da 2 cannoni QF 6 in/40 da 152 mm in installazioni singole erano montati a prua e a poppa sulla linea centrale della nave, 6 cannoni QF 4.7 in Mk. I-IV da 120 mm in installazioni singole, tre per ciascuna fiancata.[1] Per la protezione contro gli attacchi delle torpediniere vi erano 8 cannoni QF 6-pounder Hotchkiss da 57 mm in installazioni singole, e 1 cannone QF 3-pounder Hotchkiss da 47 mm in installazioni singole.[1] L'armamento silurante era composto da 4 tubi lanciasiluri da 356 mm.[1] La potenza motrice era pari a 7.000 ihp (5.200 kW), per una velocità di 18,5 nodi, anche se a tiraggio forzato furono raggiunti i 9.000 CV (6.700 kW) e i 19,75 nodi.[1] La capacità di carbone era di 535 tonnellate.[1] L'autonomia massima era pari a 8.000 miglia nautiche a 10 nodi.[1]
Entrò in servizio attivo per la prima volta a Devonport l'8 gennaio 1895 per la Stazione navale del Mediterraneo al comando del capitano Gerald W. Russell.[2] Lì prestò servizio fino al ritorno a Devonport nel 1898, dove fu messo in riserva il 18 marzo dello stesso anno.[2] Rimase fuori servizio fino al 3 ottobre 1900 quando salpò da Portsmouth per sostituire il Barossa presso la stazione navale di Capo di Buona Speranza, sotto il comando del capitano Hugh P. Williams.[2] Dopo un viaggio senza incidenti, il Sybille arrivò a Simon's Town dall'Inghilterra sabato 12 gennaio 1901, fu immediatamente rifornita di carbone e salpò lunedì 14 gennaio, diretta a Lambert's Bay[2] per supportare l'esercito nella protezione della Colonia del Capo dagli attacchi dei commando boeri. Il 9 gennaio 1901, il capitano Williams sbarcò con cinquanta uomini e due cannoni da campo, lasciando il tenente Hubert Henry Holland al comando dell'incrociatore.[2] La notte del 15 gennaio, a causa del maltempo imperante, Holland decise di prendere il mare alle 22:00 uscendo dalla baia tra forti raffiche di vento e mare sempre più agitato.[2]
Il maltempo si calmò verso le 2:00 del mattino del 16 gennaio, e Holland decise di riportare il Sybille all'ancoraggio di Lambert's Bay con rotta sud, ma alle 04:30 la nave colpì una barriera corallina vicino alla fattoria di Steenboksfontein, a circa tre miglia a sud di Lambert's Bay.[2] Venne immediatamente dato l'ordine di invertire i motori nel tentativo di sbloccare l'incrociatore, ma fu inutile, e quando divenne chiaro che la nave era bloccata e si stava riempiendo rapidamente d'acqua, le porte stagne furono chiuse e vennero fatti i preparativi per abbandonare la nave.[2] In mezzo al mare agitato che colpiva la nave, l'equipaggio fece diversi tentativi per portare una fune a terra, ma senza successo.[2] Il relitto del Sybille fu avvistato dall'incrociatore torpediniere Tartar e dalla nave da trasporto City of Cambridge, quest'ultima avendo lasciato Lambert's Bay in rotta verso Cape Town alle 4:00.[2]
Nel frattempo, il capitano Williams aveva appreso della perdita della sua nave e, entro due ore e mezza dal naufragio, era uscito da Lambert's Bay a bordo di un rimorchiatore.[2] Con grandissima difficoltà venne fissata una cima al Sybille e i duecentocinquanta membri dell'equipaggio a bordo furono tratti in salvo senza incidenti, anche se le condizioni del mare fecero sì che l'operazione durasse fino alle 14 di quel pomeriggio.[2] L'ultimo uomo a lasciare la nave fu il tenente Holland.[2] L'unica vittima fu un marinaio di diciannove anni, W.H. Jones, che riportò mortali lesioni interne quando fu trascinato sul ponte dal mare agitato e schiacciato contro uno dei cannoni da 4,7 pollici della nave.[2] Successivamente il suo corpo fu sepolto a terra e la sua tomba può essere vista in un piccolo cimitero a Lambert's Bay.[2] L'equipaggio, la cui maggior parte aveva solo i vestiti che indossava al momento del naufragio, fu portato a bordo della City of Cambridge, che era rimasta vicino al relitto per prestare assistenza mentre il Tartar si recava alla baia di Saldanha per dare l'allarme.[2] Da lì l'equipaggio fu portato a Lambert's Bay.[2]
La Doris arrivò sul luogo del naufragio nel tardo pomeriggio del 17 gennaio, dopo aver lasciato Simon's Town alle 4:30 di quella mattina.[2] A causa del mare troppo agitato la Doris non poté avvicinarsi al Sybille, e quindi procedette verso Lambert's Bay dove il giorno successivo sbarcò il contrammiraglio Harris che si recò a cavallo a ispezionare il relitto.[2] Per Harris fu presto chiaro che il Sybille non poteva essere salvato, in quanto la chiglia era fuori dall'acqua, con la nave di traverso sul mare e completamente inondata, e l'acqua nello scafo che si alzava e si abbassava con le maree.[2] Nei due giorni trascorsi dall'incaglio, la forza del mare l'aveva spinta più vicino alla riva, e la chiglia si era spezzata sulla barriera corallina.[2]
Furono recuperati i due cannoni da 152 e cinque da 120 mm pollici, insieme ai siluri, le mitragliatrici Maxim, nonché il denaro, le ancore e i cavi, le munizioni, e altre attrezzature presenti a bordo.[2]Tutto questo materiale fu caricato sulla City of Cambridge e successivamente trasferito a Cape Town.[2]
Si scoprì successivamente che all'insaputa dell'equipaggio e dell'ufficiale di guardia, il sottotenente A.G.A. Street, il tempo avverso e la direzione meridionale della corrente avevano spinto la nave circa sei miglia a sud di quella che credevano fosse la loro posizione.[2]
Una corte d'inchiesta tenutasi sulla HMS Monarch a Simon's Town il 26 febbraio 1901 concluse che il tenente Holland, pur avendo condotto in maniera esemplare il salvataggio degli uomini dell'equipaggio e dei materiali di bordo, era colpevole di gradi irregolarità nella navigazione e nelle manovre della nave non aveva tenuto conto della forte corrente. La successiva corte marziale, che includeva il capitano Williams come pubblico ministero, condannò Holland ad essere allontanato dalla Sibille e penalizzato di due anni di anzianità, così come l'ufficiale di navigazione Herbert Cayley.[2] Anche il sottotenente Alfred G.A. Street e il capo cannoniere James J. Tapper ricevettero severi rimproveri.[3] Dei quattro, solo il tenente Cayley rassegnò le dimissioni a seguito della sentenza della corte marziale, i restanti tre continuarono al servizio della Royal Navy.[2]
La natura della barriera corallina, molto esposta alle intemperie, fecero si che il relitto del Sybille si deteriorasse molto rapidamente.[2] Più recentemente, l'elemento umano è intervenuto quando, nonostante al momento della perdita fosse stato recuperato tutto il denaro a bordo, circolavano storie secondo cui trasportava una fortuna in sovrane. Da allora Numerosi subacquei, nel tentativo di trovare un tesoro in sovrane che si vociferava essere a bordo, utilizzando esplosivi recuperarono grandi quantità di metalli non ferrosi dal relitto, inclusa una delle sue eliche, distruggendo ulteriormente il sito.[2] Più di recente, i subacquei recuperarono anche la seconda elica rimasta del Sybille, che stata donata alla SAHRA per essere esposta in modo permanente a Lambert's Bay.[2]
(EN) Roger Chesneau e Eugene M. Kolesnik, Conway's All The World's Fighting Ships 1860–1905, London, Conway Maritime Press, 1979, ISBN0-85177-133-5.
(EN) J.J. Colledge e Ben Warlow, Ships of the Royal Navy: The Complete Record of all Fighting Ships of the Royal Navy, London, Chatham Publishing, 2006, ISBN978-1-86176-281-8.