Gaio Terenzio Tullio Gemino
Gaio Terenzio Tullio Gemino (in latino: Gaius Terentius Tullius Geminus; 3 circa – dopo il 62) è stato un magistrato, senatore e forse poeta romano, console dell'Impero romano.
Biografia
Quasi nulla è possibile dire dell'origine sociale e geografica di Gemino[1]: se da una parte è stato proposto che fosse italico sulla base della sua onomastica[1], dall'altra la sua nomenclatura con due nomina fa sospettare un'adozione o l'assunzione del nome materno, ma senza possibilità di scelta tra le due opzioni[2].
Qualcosa in più è noto della carriera di Gemino, probabilmente iniziata sotto Tiberio[3]. Egli fu infatti console suffetto al fianco di Marco Giunio Silano[4][5] per gli ultimi quattro mesi del 46[1][6], sostituendo Decimo Lelio Balbo a inizio settembre[1][6].
Il nome di Gemino compare anche tra quello dei legati Augusti pro praetore di Mesia che, prima di Tito Flavio Sabino, Tiberio Plauzio Silvano Eliano, Gaio Pomponio Pio e Manio Laberio Massimo, avevano accolto con favore i legati degli Histriani a Tomi e confermato i diritti della civitas[7][8][9][10]: è stato ipotizzato che il mandato di Gemino debba collocarsi nel periodo tra 47 e 53[11], se non tra 50 e 53[12].
L'ultima notizia su Gemino è datata al 62[13]: in quell'anno, egli infatti accusò e fece condannare Aulo Didio Gallo Fabricio Veientone per aver scritto dei codicilli oltraggiosi nei confronti di senatori e sacerdoti e anche per aver fatto mercimonio dei favori del princeps e del conferimento delle cariche pubbliche[1][3][13][14][15].
Un'ipotesi di Conrad Cichorius[16] vede in Gemino il poeta epigrammatico le cui composizioni furono inserite nella raccolta di Filippo di Tessalonica[17], pubblicata negli anni di Claudio o Nerone[18][19]: Cichorius riteneva quindi che il consolare-poeta fosse da connettere alla Macedonia[16], dove è in effetti forse attestato nel I secolo un proconsole pretorio di nome Gemino, che fu anche questore, edile e pretore[20][21] - nel caso, Gemino avrebbe amministrato la provincia tra 44 e 46[22]. L'ipotesi dell'identificazione è stata accolta con favore da parte della critica[22][23], ma, non essendoci elementi a conferma della proposta[1], l'incertezza permane[3][15].
In ogni caso, dopo il 62 Gemino scompare dalla storia.
Note
- ^ a b c d e f A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 577-578.
- ^ O. Salomies, Adoptive and polyonymous nomenclature in the Roman empire, Helsinki 1992, pp. 3 e 91.
- ^ a b c S.H. Rutledge, Imperial Inquisitions, London-New York 2001, pp. 272-273.
- ^ AE 1905, 192.
- ^ CIL VI, 36850.
- ^ a b P. Gallivan, The Fasti for the Reign of Claudius, in The Classical Quarterly, 28.2 (1978), pp. 407-426.
- ^ AE 1919, 10.
- ^ D.M. Pippidi, Das Stadtgebiet von Histria in römischer Zeit auf Grund der Horothesia des Laberius Maximus (SEG, I, 329), in Dacia, n.s., 2 (1958), pp. 227-248.
- ^ J.H. Oliver, Texts A and B of the Horothesia Dossier at Istros, in Greek, Roman and Byzantine Studies, 6.2 (1965), pp. 143-156.
- ^ O. Bounegru, La chorothesie histrienne: essai d'une taxonomie contextuelle, in Pontica, 42 (2009), pp. 375-383.
- ^ A. Stein, Die Legaten von Moesien, Budapest 1940, pp. 140-141.
- ^ B.E. Thomasson, Zur Laufbahn einiger Statthalter des Prinzipats, in Opuscula Romana, 15 (1985), pp. 109-141.
- ^ a b Tacito, Annales, XIV, 50.
- ^ Groag, RE VII A,2, coll. 1312-1313 n° 35, e R. Syme, Roman Papers, VII, Oxford 1991, p. 537 con nota 7, sono più cauti nell'identificazione dell'accusatore Tullio Gemino con il console del 46.
- ^ a b PIR2 T 380-381 (Heinrichs).
- ^ a b C. Cichorius, Römische Studien, Leipzig-Berlin 1922, pp. 359ss.
- ^ Anthologia Palatina, VI, 260; VII, 73; IX, 288 e 414 e 707 e 740 (e forse 410).
- ^ A.S.F. Gow, D.L. Page, The Garland of Philip, Cambridge 1968, passim.
- ^ A. Cameron, The Garland of Philip, in Greek, Roman and Byzantine Studies, 21 (1980), pp. 43-62.
- ^ Die Inschriften von Olympia, 349.
- ^ B.E. Thomasson, Laterculi praesidum, I, Göteborg 1984, col. 186 n° 49, lo colloca tra i proconsoli di Macedonia di datazione incerta, ma di I secolo.
- ^ a b Groag, RE VII A,2, coll. 1312-1313 n° 35.
- ^ M. Schanz, K. Hosius, Geschichte der römischen Litteratur bis zum Gesetzgebungswerk des Kaisers Justinian, 3ª ed., II, 1907-1920, p. 819.
Bibliografia
- Groag, RE VII A,2, coll. 1312-1313 n° 35.
- A. Tortoriello, I fasti consolari degli anni di Claudio, Roma 2004, pp. 577-578.
- PIR2 T 380-381 (Heinrichs).
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