Optò per firmare con i Texans per la stagione 1961 ma perse tutta l'annata a causa della rottura di una vertebra della schiena.[3] Iniziò così a giocare l'anno successivo e per otto stagioni non saltò nemmeno una partita.[2]
Arbanas fu selezionato come All-Star da The Sporting News nel 1963, 1964 e 1966. La sua quarta stagione, uella del 1964, fu la sua più produttiva con 34 ricezioni per 686 yard (a una media di 20,2 l'una) e 8 touchdown, tutti primati personali.
Tuttavia, il 1964 segnò anche un punto di svolta nella sua vita quando, a dicembre, fu brutalmente attaccato da due uomini su un marciapiede di Kansas City.[4] Nel gennaio 1965 perse la vista ad un occhio, facendogli saltare l'All-Star Game. Grazie alla sua perseveranza fu però una delle colonne di una delle migliori squadre nella storia della AFL.
Arbanas disputò due Super Bowl con i Chiefs, vincendo la quarta edizione contro i Minnesota Vikings 23-7 nell'ultimo incontro prima che le leghe rivali si fondessero.[5]
Arbanas scrisse in campo parte della storia della AFL. "Ricordo quando i Chiefs affrontarono i Chicago Bears l'estate dopo la sconfitta contro Green Bay nel primo Super Bowl", disse il proprietario Lamar Hunt. "Vincemmo la partita 66-24 ma c'era molto in ballo in quella partita. Sentii dire a Fred che fu la sua miglior partita e anch'io la penso così."
Arbanas si ritirò dal football professionistico dopo avere disputato sei partite con i Chiefs nel 1970. Fu il prototipo del tight end della AFL: le sue 198 ricezioni e 3 101 yard furono record di franchigia superati solo decenni dopo da Tony Gonzalez. Fu anche inserito nella formazione ideale di tutti i tempi della AFL.
^(EN) Fred Arbanas, su Chiefs Hall of Honor, 11 novembre 2010. URL consultato il 29 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).
^(EN) Edwin Shrake, Kansas City Chiefs - 09.13.65 - SI Vault, su sportsillustrated.cnn.com, Sports Illustrated, 3 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2014).
^(EN) Archived copy, su jacksongov.org. URL consultato il 29 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2014).