Il forte fu edificato nel 1808[senza fonte] su progetto del generale franceseFrançois de Chasseloup-Laubat, inviato di Napoleone, contemporaneamente a quelli diBelfiore e di San Giorgio[senza fonte] a difesa della vicina città di Mantova. Il luogo scelto per la sua edificazione era strategico, infatti, data la sua vicinanza al fiume Mincio, dal forte era possibile regolare la portata delle acque in modo da allagare la valle del Paiolo e la zona a sud della città, isolandola in caso di necessità belliche.[2]
Passò agli austriacidopo il 1814, che lo completarono e lo potenziarono per adattarlo a polveriera.[3][4] Di proprietà dello Stato italiano dopo gli austriaci[5], allo scoppio della prima guerra mondiale il forte fu utilizzato come deposito anche per armi. Il 28 aprile 1917 vi si scatenò un incendio, che distrusse gran parte della polveriera.[4] I militari lo lasciarono definitivamente nel 1983.[senza fonte] Successivamente ricadde all'interno del neoistituito Parco regionale del Mincio.
Nel 2007, all'epoca in cui il Comune di Virgilio iniziò a mostrare interesse alla struttura, il forte fu dismesso definitivamente dal Ministero della Difesa.[6] Dopo esser rimasto a lungo senza uso e abbandonato, solo nel maggio 2011 un gruppo di volontari si è impegnato a ripulire parzialmente la fortezza, per un recupero del bene come risorsa storico-culturale.[7] Dal 2014 è passato al Comune di Borgo Virgilio. Da aprile 2024 una delle casematte ospita il Parco Museo Virgilio ed è è stato in parte recuperato e reso fruibile per il pubblico.[8]
Struttura
Il forte godeva di una massiccia struttura fortificata, difesa su tre dei quattro lati da grandi terrapieni e da quattro bastioni. Attaccati a questi si trovavano le casermette per la difesa del vicino fossato, che si distendeva lungo le mura perimetrali. Lungo il suo perimetro, scorre una strada coperta, che si mette in comunicazione con l'interno della fortezza in due punti.[3]
Particolari sono le gallerie di contromina che scorrono al di sotto della fortificazione, che potevano essere minate e fatte saltare in aria in caso di necessità, distruggendo le forze nemiche sotto le quali queste passavano.[3]