Il fiocco di neve è una particella di acqua allo stato solido, costituita dall'aggregazione di più cristalli di ghiaccio (in genere circa 10 milioni di volte più piccoli del fiocco), la cui formazione e caduta attraverso l'atmosfera terrestre, in determinate condizioni meteorologiche di temperatura e umidità, dà luogo al fenomeno di precipitazione noto come neve[1].
I fiocchi di neve esibiscono una grande variabilità di forma e di grandezza. Infatti, preso singolarmente il fiocco, inteso come singolo cristallo che si aggrega in oggetti più grandi, ha una struttura unica, tanto che ogni cristallo sembra essere diverso dall'altro, anche se è comunque possibile una loro classificazione morfologica in otto categorie generali e in almeno 80 varianti individuali. L'emergere di questa complessità e varietà di forme è determinato e influenzato dalle mutevoli condizioni esterne di umidità e temperatura che si incontrano durante processo di formazione e accrescimento del cristallo.
Quando questi singoli cristalli si aggregano in strutture molto più grandi, il risultato finale si può presentare umido o parzialmente fuso in conseguenza dell'attraversamento di strati d'aria con temperature vicine o di poco superiori al punto di congelamento, con formazione di particolari aggregati, come neve tonda, pioggia gelata, nevischio.
In nubi più calde, una particella di aerosol atmosferico, detta "germe cristallino" (o "nucleo di congelamento") deve essere presente nella goccia o in contatto con essa per funzionare come nucleo. Le particelle che possono dar luogo a ghiaccio sono molto più rare dei nuclei attorno ai cui condensano le goccioline di pioggia nelle nuvole d'acqua; tuttavia non si è ancora compreso cosa lo renda efficiente[cosa?]. Argille, polvere del deserto, e particelle biologiche possono essere agenti efficaci nel processo[5], anche se non è chiaro fino a qual punto possano esserlo. Tra i nuclei artificiali vi sono particelle di ioduro d'argento e ghiaccio secco, entrambe usate nel cloud seeding nel tentativo di stimolare le precipitazioni[6] Studi sperimentali condotti da Robert Dorsch e Paul Hacker sul congelamento di gocce condensate su superfici mostrano che la nucleazione "omogenea" delle goccioline delle nubi può avvenire solo a temperature minori di −35 °C (−31,0 °F)[7][8].
Galleria d'immagini
Selezione di fotografie scattate da Wilson Bentley (1865–1931):