Il termine è entrato in uso per la prima volta nel discorso geopolitico europeo nel XV secolo, in particolare quello britannico, indicando l'Estremo Oriente come il “più lontano” dei tre “Orienti”, oltre il Vicino Oriente e il Medio Oriente.[1]
Nonostante la locuzione Estremo Oriente venga usata come sinonimo di Asia orientale, quest'ultima ne è soltanto una parte; non sono inclusi gli Stati dell'Oceania, considerati parte del mondo occidentale. In questi stati, lo sviluppo urbano e tecnologico non è avvenuto in modo omogeneo e regolare, per cui quando si utilizza il termine Estremo Oriente ci si riferisce non a un luogo specifico le cui regioni sono accomunate da medesimi eventi culturali e dallo stesso governo sovrano, ma piuttosto a un'area che ingloba al suo interno realtà anche molto diverse fra loro e con caratteristiche eterogenee.
Da un lato si osserva infatti la scarsa urbanizzazione in alcune aree, l'organizzazione dei nuclei umani in villaggi con economia prevalentemente agricola, dall'altro si notano lo sviluppo industriale di Taiwan e i colossali cantieri per la costruzione dei grattacieli più alti del mondo a Hong Kong, Pechino e Shanghai; da non dimenticare il Giappone, la terza potenza economica mondiale, nonché uno dei paesi più tecnologicamente avanzati al mondo.[2]