Sono cinque i vescovi noti di questa antica diocesi. I primi due sono menzionati nella lettera scritta da Sinesio di Cirene a Teofilo di Alessandria nel 412, nella quale l'autore comunica all'arcivescovo alessandrino che, dopo un lungo ministero e una lunga vita, è morto il "beatissimo padre Athamas", e che i fedeli di Olbia hanno scelto all'unanimità come suo successore Antonio, uomo onesto e giusto.[2]
Gli scavi condotti sul sito di Qasr el-Lebia hanno portato alla luce i resti di due basiliche cristiane. In una di queste, due mosaici rivelano i nomi dei vescovi Macario e Teodoro, quest'ultimo qualificato come "nuovo vescovo", presumibilmente successore di Macario.[3]
^Roques è cauto nell'identificazione dell'antica Olbia con Polis Nea Theodorias e dunque con Qasr el-Lebia, dove si trovano le rovine della città bizantina costruita da Teodora. Synésios de Cyrène et la Cyrénaïque du Bas-Empire, pp. 106-107.
^Roques, Synésios de Cyrène et la Cyrénaïque du Bas-Empire, pp. 106, 335, 340, 359, 362.
^Roques, Synésios de Cyrène et la Cyrénaïque du Bas-Empire, pp. 338, 340.