Alla morte di Marsilio, i figli ancora minorenni, ricaddero sotto la tutela della madre,[1] aiutata in questo compito da Jacopo Sanvitale, amministratore effettivo del feudo: furono questi gli anni in cui l'influenza di Ludovico il Moro,[1] al quale i Torelli eranio legati,[1] si fece sentire particolarmente, in ricordo della predominanza che i duchi milanesi dimostravano su queste terre.
Dopo le rivolte del 1497, Guido Torelli[1] (zio di Cristoforo, ecclesiastico rapace e delittuoso, fratello di Marsilio) occupò il castello di Montechiarugolo per protesta, imprigionando i due nipoti, Cristoforo e Francesco, che qui si trovavano con la loro madre. La liberazione, avvenne però dopo soli quattro mesi di prigionia, ed essi a loro volta fecero imprigionare lo zio Guido.
L'invasione francese della contea nel 1500, poi, scacciò i Torelli da Montechiarugolo,[1] che mantennero solo il feudo di Coenzo,[1] dove Cristoforo II morì nel 1543.[1]
Discendenza
Cistoforo nel 1495 sposò Ippolita, figlia di Roberto di San Severino,[1] conte di Caiazzo e Colorno, e della contessa Elisabetta di Montefeltro, la quale portò in dote alla famiglia Torelli il piccolo feudo di Coenzo. Ebbero quattro figli:[2]