Gli ufficiali che govarnavano la Compagnia erano dodici, come gli Apostoli e, dal 1665, fu stabilito che i confratelli fossero al massimo settantadue, come i primi discepoli di Cristo.
Alla confraternita potevano iscriversi anche le donne, che tuttavia non potevano accedere agli incarichi degli ufficiali, ma pagavano una quota di partecipazione molto più contenuta: una lira anziché quattro di "entratura" (iscrizione) e dieci soldi l'anno anziché trenta.
Nel censimento del 1783 la Compagnia, che spesso aveva vissuto in ristrettezze economiche, contava quaranta iscritti, tra cui alcuni artisti e sacerdoti. Nel 1785 fu soppressa, con molte altre, da Pietro Leopoldo[1].
Pratiche religiose
Le riunioni avevano luogo la prima e la terza domenica del mese, oltre alle solennità del Natale, della Pasqua, delle feste principali di Maria (Natività, Annunciazione, Purificazione e Assunzione), dell'Avvento, della Quaresima, di sant'Antonio Abate (17 gennaio), di Ognissanti e, solennemente, per la festa dei Diecimila martiri (prima domenica di luglio, o prima domenica dopo la festa di san Giovanni del 24 giugno). In occasione della festa dei patroni veniva consegnata una dote per permettere alla figlia di un confratello povero di maritarsi o monacarsi, purché il confratello fosse regolare nei pagamenti delle quote associative da alemno otto anni.
Lo stemma della Compagnia è rosso, alla corona d'oro rostrata con due foglie di palma decussate uscenti, sormontante un libro d'oro in punta allo scudo.
Luciano Artusi e Antonio Palumbo, De Gratias. Storia, tradizioni, culti e personaggi delle antiche confraternite fiorentine, Newton Compon Editori, Roma 1994.