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Il climbazolo è un antimicotico utilizzato comunemente negli shampooantiforfora e in altri preparati per il trattamento della dermatite seborroica.[2] Appartiene alla categoria dei derivati imidazolici, e gli studi effettuati evidenziano che la sua azione fungicida è legata alla forma enolica del composto.[3]
Utilizzo
Oltre ad essere attivo contro la Malassezia furfur, ovvero il fungo considerato responsabile dell'insorgere della forfora, il climbazolo è in grado di inibire anche le specie Aspergillus, Penicillium, Candida e Paecilomyces per cui il suo uso è raccomandato anche per garantire l'igiene domestico degli indumenti.[3]
Nei prodotti che richiedono il risciacquo la concentrazione massima del climbazolo può raggiungere il 2%, mentre in tutti gli altri casi la sua concentrazione massima è fissata allo 0,5%.[4] Può essere impiegato in associazione con altri composti dall'azione affine quali lo zinco piritione e il triclosan.
Il composto, essendone dimostrata anche l'efficacia contro la Malassezia pachydermatis (nota anche come Malassezia canis), viene pure adoperato in campo veterinario. La Malassezia pachydermatis è una specie zoofila presente normalmente nel cerume di cani e gatti ed è implicata nella patogenesi dell'otite esterna non suppurativa.[5]
Agricoltura
Oltre all'ambito della medicina e cosmesi sia umana sia veterinaria, il climbazolo trova inoltre utilizzo come fungicida in agricoltura per la protezione del raccolto.[6]
Note
^Scheda IFA-GESTIS, su gestis-en.itrust.de. URL consultato il 22 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2019).
^ W. Wigger-Alberti, K. Kluge e P. Elsner, Clinical effectiveness and tolerance of climbazole containing dandruff shampoo in patients with seborrheic scalp eczema, in Praxis, vol. 90, n. 33, 2001, pp. 1346-1349, PMID11534318.
^ab Ludwig Zirngibl, Antifungal azoles: a comprehensive survey of their structures and properties, Wiley-VCH, 1998, p. 120, ISBN3527294872.
^ (EN) Scientific Committee on Consumer Products (SCPP), Opinion on Climbazole (PDF), su ec.europa.eu, Commissione europea, 21 gennaio 2009. URL consultato il 22 novembre 2015.
^ Klaus Ebel, Hermann Koehler, Armin O. Gamer e Rudolf Jäckh, Imidazole and Derivatives, in Ullmann's Encyclopedia of Industrial Chemistry, Wiley-VCH, 2000, DOI:10.1002/14356007.a13_661.