Desiderava fare la giornalista, ma i suoi genitori volevano che diventasse ingegnera[2]. Dopo un lavoro estivo presso l'Ames Research Center, sebbene fosse stata assunta per lavorare nella sezione di ingegneria, si interessò alla scienza planetaria, spostandosi nella sezione di scienze. Qui scoprì che non era solo brava nel lavoro, ma che era più facile e divertente per lei di quanto si aspettasse.[5]
Oltre al suo lavoro in ambito scientifico, Alexander fu appassionata di scrittura; scrisse libri per bambini (tra cui alcune delle serie Windows to Adventure, Quale delle montagne è più grande di tutte? e Windows to the Morning Star), libri di fantascienza e fece parte dell'associazione Romance Writers of America (RWA)[2][8]. Usò le sue capacità di scrittura per contribuire ad un'altra delle sue passioni, il tennis, assicurando contenuti per il blog di tennis Bleacher Report[9]. Tra le altre passioni, viaggiare e andare a cavallo.
Claudia Alexander è morta ad Arcadia l'11 luglio 2015, all'età di 56 anni, per una battaglia contro il cancro al seno dopo dieci anni.[1][2][6] Venne sepolta all'Oak Hill Memorial Park di San Jose, in California[4].
Alexander lavorò come ricercatrice su diversi argomenti, tra cui: l'evoluzione e la fisica interna delle comete, Giove e le sue lune, magnetosfere, tettonica a placche, plasma spaziale, le discontinuità e l'espansione del vento solare e il pianeta Venere. Fu inoltre coordinatrice scientifica della missione Cassini su Saturno.[12] Ha scritto o co-autrice di quattordici articoli.[7]
Forte sostenitrice delle donne e delle minoranze nei settori STEM, era un'appassionata comunicatrice scientifica[1][9]. Nell'aprile 2015, fece una presentazione TEDx al Columbia College di Chicago, intitolata "The Compelling Nature of Locomotion and the Strange Case of Childhood Education", dando una dimostrazione del suo approccio nell'educare i bambini alla scienza[13]. Aiutò i giovani, in particolare le ragazze di colore, incoraggiando la loro passione per la scienza.
Dal 2000 e fino al momento della sua morte, Alexander fu una degli scienziati di ruolo della NASA nel progetto Rosetta, la missione dell'Agenzia spaziale europea per studiare e atterrare sulla cometa 67P Churyumov-Gerasimenko[1][9]. Durante la missione, responsabile della strumentazione del valore di 35 milioni di dollari, raccolse dati (tra i quali la temperatura)[2] da tre strumenti sull'orbiter, supervisionò il monitoraggio e il supporto alla navigazione dal Deep Space Network della NASA per il veicolo spaziale[14].
Premi e riconoscimenti
Nell'anno della sua laurea presso l'Università del Michigan venne nominata "UM Woman of the Year in Human Relations", e nel 2002 vinse l'Atmospheric, Oceanic and Space Sciences Alumni Merit Award[6].
Nel 2003, Alexander venne insignita dellEmerald Honour for Women of Color in Research & Engineering da parte del Career Communications Group, Inc., editore di Black Engineer - Information Technology Magazine, alla National Women of Color Research Sciences and Technology Conference[15]
A suo nome, dal 2007, presso il College of Engineering dell'Università del Michigan, venne istituita la borsa di studio Claudia Alexander per studenti universitari[6]. La borsa di studio supporta gli studenti a specializzarsi in scienze del clima, dello spazio e ingegneria[16].
Alexander fu presidente del sottocomitato per la diversità dell'American Geophysical Union[17] e dell'Association for Women Geoscientists, dove venne nominata "Woman of the Year"[7][9]
Nel 2015 gli scienziati della missione Rosetta dell'Agenzia spaziale europea hanno onorato la loro collega deceduta dando il suo nome ad una caratteristica della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko simile ad un cancello, che fu chiamata "Claudia Alexander Gate"[18].
^ Leonard David, Journey's End: Last Gasp for Galileo, SPACE.com, 21 settembre 2003. URL consultato il 21 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2010).
^ab(EN) Claudia Alexander, su AWG Association for Women Geoscientists. URL consultato il 10 novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2017).
^(EN) Copia archiviata, su clasp.engin.umich.edu. URL consultato il 10 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2019).
^Copia archiviata, su Multicultural Environmental Leadership Development Initiative. URL consultato il 6 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 7 settembre 2015).