Questa è una lista di classici latini conservati dai Severi alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (193 - 476 d.C.), ossia antiche opere letterarie in lingua latina giunte fino a noi, per diverse vie.
Comprende sia opere integre sia opere incomplete o lacunose, di cui però si conservi un numero rilevante di parti. Le opere sono ripartite in sezioni secondo un ordine cronologico; all'interno delle singole sezioni sono elencate in ordine alfabetico.
Già nel 192, con la fine della dinastia degli Antonini, l'Impero romano concludeva un periodo universalmente riconosciuto come prospero e ricco. Alla scomparsa di Commodo (ucciso da una congiura) si aprì un periodo di instabilità politica che causò una guerra civile durata cinque anni, dal 193 al 197, con scontri tra legioni acquartierate in diverse regioni dell'Impero, ciascuna delle quali sosteneva il proprio generale.
Ebbe la meglio Settimio Severo, governatore della Pannonia e originario della Tripolitania, che pose le basi per il successivo sistema autocratico fondato sugli imperatori militari.[1] Fu così che Settimio Severo adottò il titolo di Dominus ac Deus, al posto di quello di princeps (che sottintendeva la condivisione del potere col Senato[2]), e regolò i meccanismi di successione assegnandosi il titolo di Augustus ed usando quello di Caesar per il suo successore designato.
Il nuovo ordine promosso da Settimio Severo si scontrò presto con i problemi derivati dallo scoppio di nuove guerre. Già l'imperatore Caracalla dovette guerreggiare contro i Parti, a oriente, e i Marcomanni, lungo il confine renano-danubiano, peggiorando notevolmente le finanze statali. Per risolvere le difficoltà si fecero delle scelte che alla lunga si rivelarono dannose: l'arruolamento sempre più massiccio degli stessi germani nell'esercito e, dalla fine del II secolo, la diminuzione del metallo prezioso nelle monete, che causò inflazione.
I cambiamenti nelle istituzioni, nella società, nella vita economica e, di conseguenza anche nel modo di pensare e nella religione furono così profondi e fondamentali, che la "crisi del III secolo" è sempre più vista come lo spartiacque che contrassegna la differenza fra il mondo classico e quello della tarda antichità, che già porta in sé i germi del Medioevo.
Durante i circa 50 anni della crisi più di una ventina di imperatori si succedettero sul trono, regnando a volte contemporaneamente su parti diverse del territorio. Si trattava in genere di comandanti militari che venivano proclamati imperatori dalle proprie legioni e riuscivano a mantenere il potere per una media di due o tre anni, prima di essere a loro volta assassinati dal loro successore.
La crisi si arrestò solo con una serie di imperatori che provenivano dai ranghi militari e dalla provincia della Dalmazia[3], i quali grazie alla loro abilità militare riuscirono a riunificare l'Impero e a difenderne efficacemente i confini, e con la drastica riforma imposta da Diocleziano nel 284, che permise la prosecuzione dell'Impero per quasi altri due secoli come "tardo impero romano".
I libri sopravvissuti trattano la storia dell'Impero romano tra il 353 e il 378, l'opera completa cominciava presumibilmente dal 96 con il principato di Nerva.
Una impetuosa difesa in nome della libertà di coscienza, sia contro i delitti manifesti imputati ai cristiani, sia contro i cosiddetti crimina occulta, come incesti, infanticidi e altre depravazioni morali pagane.
^«L'Illiria era la Prussia dell'Impero romano. Le popolazioni illiriche coltivavano una lunga tradizione militare e avevano, inoltre, maturato una profonda deferenza verso una civiltà e un mito, quello di Roma, che non era il loro, ma che esse avevano assimilato fino a farlo proprio, considerandosene orgogliosi custodi. Proprio da questi contadini-soldati fu salvato l'Impero. L'Illiria era la prova migliore della capacità di Roma di suscitare il carattere romano nelle popolazioni vinte. L'Illiria romanizzata non produceva soltanto buoni soldati, ma anche ottimi generali» (Giorgio Ruffolo, Quando l'Italia era una superpotenza, Einaudi, 2004, p. 98).
Bibliografia
AA.VV. "La letteratura latina della Cambridge University", trad. italiana di Laura Simonini (due voll.), Mondadori 2007.
Gian Biagio Conte - Emilio Pianezzola, Storia e testi della letteratura latina (tre voll.), Le Monnier 1995.
William Beare, I Romani a teatro, traduzione di Mario De Nonno, Roma-Bari, Laterza, gennaio 2008 [1986], ISBN978-88-420-2712-6.
Gian Biagio Conte, Nevio, in Letteratura latina - Manuale storico dalle origini alla fine dell'impero romano, 13ª ed., Le Monnier, 2009 [1987], ISBN88-00-42156-3.
Hermann Hagan, Heinrich Keil, Grammatici latini, Teubner 1859
Karl Halm, Rhetores latini minores, Teubner 1863
Concetto Marchesi, Storia della letteratura latina, 8ª ed., Milano, Principato, ottobre 1986 [1927].
Ettore Paratore, Storia della letteratura latina, Firenze, Sansoni, 1979.
Luciano Perelli, Storia della letteratura latina, 1969, ISBN 88-395-0255-6, Paravia.