Chiesa di Santa Maria Immacolata (Lugano)

Chiesa di santa Maria Immacolata
Dettaglio della facciata
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
CantoneCanton Ticino
LocalitàLugano
IndirizzoVia Pietro Peri, 6900 Lugano
Coordinate46°00′20.24″N 8°57′01.12″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareMaria Immacolata
Diocesi Lugano
ArchitettoFrancesco Antonio Aglio
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzione1860
Completamento1917

La chiesa di Santa Maria Immacolata è un edificio religioso neoclassico che si trova in via Pietro Peri, nel centro storico di Lugano Centro.

Storia

L'origine della chiesa è medievale: l'edificio, alcune tracce del quale sono ancora visibili, faceva parte dell'antico monastero detto di Santa Caterina[1] o "De Verla[2] de Supra", il quale risultava già essere esistente alla metà del XIII secolo[2].

Originariamente gestito dagli umiliati,[3] nel 1616 il monastero passò alle cure di suore benedettine.[4]

Dopo esser stata edificata negli anni 1330-1334, la chiesa di Santa Caterina venne completamente rifatta nel 1460.[2]

Durante il periodo di attività del monastero, la chiesa era suddivisa in una parte interna, riservata alle suore di clausura, e una parte esterna, accessibile da parte del popolo.[3]

Nel 1848 avvenne la soppressione del monastero,[1][4][5] che venne dapprima secolarizzato dal Cantone[6] e poi acquistato dall'ingegner Pasquale Lucchini,[3][5][6][7] il quale effettuò una riconversione del complesso in un nucleo abitativo[5].

L'anno successivo, la chiesa dell'ex-monastero fu rivenduta alla "Confraternita dell'Immacolata",[1][5] alla quale nel 1843 lo stesso Cantone aveva confiscato la chiesa dell'Immacolata al Sole (già detta di San Geminiano[3][7]) per la costruzione del Palazzo del Municipio[4][6].[7]

Su commissione della suddetta confraternita[5], nel 1860[8] Francesco Antonio Aglio[9] (o Allio[5]) rielaborò la vecchia chiesa di Santa Caterina, incorporandovi anche alcune decorazioni della chiesa dell'Immacolata al Sole,[1] a sua volta distrutta nel 1843[6] e sostituita dal Palazzo del Municipio nel 1852.

Nel biennio 1917-1918[3] fu realizzata l'attuale facciata, opera di Bernardo Ramelli.[1][4][5][10]

Nel 1974, una parte del chiostro del vecchio monastero fu demolita.[1][4]

Interventi di restauro conservativo si registrarono negli anni 1980 e nel primo quindicennio del XXI secolo.[5]

Descrizione

Esterni

Un frontone triangolare domina la facciata della chiesa, in stile eclettico.[11]

Decorata da lesene binate, la facciata è aperta da una grande finestra termale, terminante in un portale sormontato da una lunetta semiellittica.

La finestra termale, così come le finestre situate lungo le pareti laterali della chiesa,[10] racchiude vetrate istoriate, realizzate negli anni 1960-1963 dall'artista zurighese Willy Kaufmann.[12]

Il campanile, che dal 1852 ospita due campane provenienti dalla demolita chiesa dell'Immacolata al Sole,[5] è dominato da una banderuola recante la sigla "SC",[2] a testimonianza della precedente dedicazione del luogo di culto a Santa Caterina[2]. Il campanile faceva infatti già parte della vecchia chiesa di Santa Caterina.[3] L'attuale intitolazione della chiesa è invece identificabile sulla facciata, all'interno di un'iscrizione posizionata tra la lunetta del portale e la finestra termale.

Interni

La chiesa presenta un impianto a navata unica, con volta a vela,[8] aperta da due cappelle laterali e terminante in un'abside semicircolare[9][10].

Una balaustra Settecentesca[10][13] con marmi recuperati dalla vecchia chiesa di Santa Caterina[5] introduce al presbiterio, dotato di pavimento in pietra di Saltrio e broccato di Arzo[13].

L'area presbiteriale è dominata dall'altare maggiore in marmi policromi (1801[5][10]), realizzato dall'arzese Nazaro Fossati[10] su progetto di Giovanni Sartoris[3][5] e recuperato dalla vecchia chiesa dell'Immacolata al Sole[5]. Dalla stessa chiesa proviene la statua lignea che, al centro dello stesso altare, raffigura la Madonna Immacolata, opera scolpita nel 1709[3][7] dal bellagino[14] Andrea Albiolo[3][7].[6][13]

Il presbiterio è inoltre coperto da una cupola a tamburo,[8] recante cassettoni affrescati a grisaille, al centro della quale è stuccata una colomba simboleggiante lo Spirito Santo[15].

Sul lato destro del presbiterio si trova una Adorazione del Bambino col beato Luigi Gonzaga e i Santi Caterina, Carlo e Benedetto, enorme tela dipinta da Isidoro Bianchi agl'inizi degli anni 1640,[16] già pala d'altare della vecchia chiesa di Santa Caterina[3][13]. Seicentesco è anche il Crocifisso in legno[15] collocato nei pressi dell'altare maggiore[10]. A un'epoca più tarda risale invece il dipinto L'Immacolata tra angeli,[15] realizzato da uno sconosciuto autore lombardo (forse Bernardino Mercoli[3]) e collocato sul lato sinistro del presbiterio[10]. Più recenti sono i quadri situati nell'abside: un Papa Clemente XIV (1781), di Vincenzo Milione;[11][17] una Santa Maria Maddalena in penitenza (metà Settecento), della scuola di Giuseppe Antonio Petrini;[10][11] e un San Biagio di Sebaste (1860), del pittore locale Giovanni Battista Sertorio[3][10][11].

Pietro Tamò è invece l'autore delle pale d'altare delle cappelle laterali, realizzate nel 1949[10] e raffiguranti, rispettivamente, un Sacro cuore di Gesù (copia di un'analoga opera di Corrado Mezzana) e un San Giuseppe col Bambino.[18] Nella cappella di San Giuseppe trova posto anche un'altra rappresentazione pittorica di Santa Caterina, realizzata verso la metà del Seicento da allievi della scuola di Giacomo e Giovanni Andrea Casella.[11] Alla bottega del Petrini è invece attribuita una rappresentazione pittorica di San Francesco d'Assisi (metà Settecento), conservata nella cappella del Sacro Cuore[11].[10]

Lungo le pareti della chiesa sono inoltre dislocate le quattordici stazioni di una Via Crucis di Ernesto Pirovano (1901-1972), realizzata nel 1961 per la Chiesa di Santo Stefano a Tesserete e successivamente spostata nella chiesa luganese di Santa Maria Immacolata.[19]

Organo a canne

In controfacciata si trova l'organo a canne Mascioni opus 346, costruito nel 1922[20] e restaurato nel 2014.[5] A trasmissione pneumatico-tubolare, ha due tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera di 27,[5] e dispone di 11 registri.

Note

  1. ^ a b c d e f Comune di Lugano (a cura di), S. Maria Immacolata, in pannello esplicativo all'esterno del monumento.
  2. ^ a b c d e AA.VV., Un messaggio di luce, p. 18.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l Il nuovo numero di «Arte e Cultura» dedicato alla chiesa luganese dell’Immacolata, su catt.ch.
  4. ^ a b c d e Chiesa di S. Maria Immacolata, su Lugano Storia. URL consultato il 24 marzo 2023.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o AA.VV., Un messaggio di luce, p. 19.
  6. ^ a b c d e AA.VV., Un messaggio di luce, p. 15.
  7. ^ a b c d e Immacolata Concezione, su Parrocchia di Lugano. URL consultato il 14 aprile 2023.
  8. ^ a b c Chiesa dell'Immacolata | ticino.ch, su www.ticino.ch. URL consultato il 14 aprile 2023.
  9. ^ a b AA.VV., Un messaggio di luce, p. 23.
  10. ^ a b c d e f g h i j k l AA.VV., Un messaggio di luce, p. 22.
  11. ^ a b c d e f AA.VV., Un messaggio di luce, p. 30.
  12. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, p. 31.
  13. ^ a b c d AA.VV., Un messaggio di luce, p. 26.
  14. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, p. 21.
  15. ^ a b c AA.VV., Un messaggio di luce, p. 25.
  16. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, p. 24.
  17. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, p. 33.
  18. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, pp. 26-30.
  19. ^ AA.VV., Un messaggio di luce, p. 37.
  20. ^ L'organo, su Hochschule Luzern - Orgeldokumentationszentrum. URL consultato il 13 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2013).

Bibliografia

  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano, 1980, 266.
  • AA,VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 306-307.
  • AA.VV., Un messaggio di luce - La Chiesa della Beata Vergine Immacolata di Lugano, a cura di Arciconfraternita della Beata Vergine Immacolata a Lugano, Bellinzona, Tipografia Torriani SA, 2016.

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