La famiglia Cellesi è un'antica e nobile famiglia pistoiese, originaria di Celle, una località di montagna nei pressi di Pistoia. La famiglia godeva la prerogativa di accompagnare alla cattedrale i nuovi vescovi di Pistoia nel giorno in cui prendevano possesso della sede.
Ludovico Antonio Muratori così scrive:
«"Poiché (dice egli) voi siete entrato in San Pier Maggiore, io voglio dirvi una cerimonia che usa questo Monasterio, ogni volta che un nuovo Arcivescovo entra in Firenze a pigliare il possesso dell’Arcivescovato. La qual cerimonia non s’usa, cred’io, in altro luogo, salvo che in Pistoia in un Monasterio medesimamente del nostro Ordine, e detto ancora di San Pietro. E m’è venuta voglia di dirlo, perché la famiglia degli Strozzi interviene a tal cerimonia, come udirete, e in quella di Pistoia la nobil casa de’ Cellesi. Quando fa l’entrata il nuovo Arcivescovo, lo va ad incontrare tutto il Clero e Magistrati, e così accompagnato s’invia sopra una chinea a San Pietro. Et ivi giunto, smonta, e subito dagli uomini della famiglia Strozzi, e non da altri, sono saccheggiati i fornimenti della chinea, che sono ricchissimi, et ella così nuda resta alle Monache di San Pietro suddetto. Smontato l’Arcivescovo, entra nella chiesa, incensato et asperso d’acqua benedetta dai preti, lì perciò apparecchiati, essendo poi aspettato dall’Abbadessa, e da tutte le Monache sopra un palco benissimo parato presso l’altare maggiore. Saglie in su quello, e fatta un’orazione, si pone a sedere sopra ricca sedia, e preso un anello d’oro, lo mette in dito all’Abbadessa, alla quale è tenuta la mano e il dito da uno de’ più vecchi della parrocchia. E data la benedizione al popolo e la perdonanza, se ne va al nuovo palazzo, dove ella li manda a donare un letto con tutti i soi fornimenti di gran valuta. Anche l’Ammirati juniore nella Storia Fiorentina, lib. XV, all’anno 1388 racconta le controversie insorte e poi composte fra i Visdomini e i Tosinghi, come Custodi e Avvocati del Vescovato, e gli uomini della Parrocchia di San Pietro Maggiore, più volte eccitate nell’ingresso del Vescovo novello. Passiamo ora a Pistoia, dove la nobil casa de’ Cellesi godeva un pari diritto. Verisimile è perciò che la stessa anticamente sostenesse l’Avvocazia di quella Chiesa, e che la medesima discenda da un Signoretto, che nell’anno 1067 fu investito da Leone vescovo di Pistoia della Pieve di Celle e delle chiese sottoposte; la quale investitura è stata da me data alla luce. Entrando dunque il nuovo Vescovo in quella città, vien descritta la funzione dal Salvi nel tomo III, pag. 87 della Storia di Pistoia, stampata in Venezia l’anno 1662, colle seguenti parole.
All’entrare della porta della città erano tutti gli uomini de’ Cellesi, che quivi erano raunati, per dargli l’ingresso all’antiporto, il quale avevano ornato con panni d’arazzo, imprese e festoni, e l’accompagnarono per tutta Pistoia. Entrato dentro, i Collegj, che l’aspettavano in San Pierino, se li fecero innanzi. E fatta dal Capo di loro certa diceria, n’andò seguito da questi e da molta gente a San Pier Maggiore, ove disceso da cavallo, montovvi sopra uno de’ Cellesi, e teneva uno sprone in mano. E così stette aspettando, finché il Vescovo le sue cerimonie finisse. Egli dunque entrato in detta chiesa, ornata quant’era possibile, fece orazione. Poi s’accostò, dove era rotto il muro dalla banda del Monastero; et essendovi un letto di gran valuta, egli sposò Madonna, o vogliamo dire Badessa, alla quale restò l’anello, ch’era molto ricco e bello. Et andato alla Cattedrale, e fatte quivi molte cerimonie, i Bonvassalli diedero a lui la tenuta del Vescovado.[1]»
Alcuni membri della famiglia ricoprirono alte cariche pubbliche a Pistoia e dettero alla chiesa alcuni vescovi fra i quali Luca Cellesi, che fu vescovo di Martorano dal 1627 al 1661 e Tommaso Cellesi che fu vescovo di Ragusa dal 1628 al 1633. Una Cellesi, Lucrezia, sposò Camillo Rospigliosi, fratello di Clemente IX, fu madre del Principe Giovanni Battista Rospigliosi Pallavicini, di donna Caterina Banchieri Rospigliosi e di due cardinali, Giacomo e Felice Rospigliosi.[2] Erede della famiglia Amati, ne ha assunto il cognome, denominandosi Amati Cellesi.
^Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da San Pietro ai nostri giorni, etc. Venezia, Tipografia Emiliana, 1860, Vol. CII, p. 316 (on-line).