L'edificio ha pianta quadrata con lato di circa 100 m, e all'interno ospita un'ampia corte (62 m x 56 m) circondata da porticato. Altre caratteristiche dell'edificio sono: il bugnato piatto del basamento, le finestre binate (accoppiate due a due) sormontate da archetti a tutto sesto, ed inoltre la muratura a secco con contenimenti in pietra bianca del Conero e pietra rosa del Furlo.
Storia
Dai primi anni del 1900 e fino al termine della seconda guerra mondiale ha ospitato unità militari del Regio Esercito: è stata la storica sede del 93º Reggimento fanteria "Messina" dai primi anni del 1900, fino al suo scioglimento avvenuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, e del comando della Brigata "Messina", di cui era parte anche il 94º Reggimento fanteria "Messina" di stanza a Fano nella caserma "Generale Paolini". Nei primi anni successivi alla fine della prima guerra mondiale per un periodo vi è stato dislocato anche l'11º Reggimento bersaglieri.
Nel giugno del 1920, nella caserma scoppiò la Rivolta dei Bersaglieri, che dilagò prima in Ancona e poi in altre città del centro e della Romagna e tanto fece parlare di sé in Italia. Si contestava la decisione del governo Giolitti di inviare truppe in Albania e fu l'episodio più cruento del biennio rosso[3].
Dal 1934 Villarey è stata la sede oltre che del 93º e del comando della Brigata anche del quartier generale della 18ª Divisione di fanteria "Messina"; la Divisione, a seguito del programma di riordino dell'Esercito, si costituisce per trasformazione della brigata; venne inviata con i suoi reparti 93º e 94º fanteria e 2º artiglieria sul fronte balcanico ove combatté.
Durante l'occupazione tedesca della città la caserma e le centinaia di soldati che ospitava caddero in mani naziste; l'edificio fu allora lo scenario degli atti coraggiosi di Alda Lausdei, la coraggiosa sarta che salvò tanti soldati italiani dalla deportazione in Germania[4].
In seguito al terremoto del 1972 la caserma Villarey cessò l'uso come struttura militare e venne impiegata in occasioni di calamità naturali per dare rifugio agli sfollati.
A testimonianza e a ricordo del valore dei fanti italiani è stata riposizionata recentemente nella piazza d'armi, dopo un pregevole restauro, la statua bronzea del fante della Prima Guerra Mondiale, opera dello scultore anconetano Vittorio Morelli[5]. Originariamente la statua era posta all'interno del cortile, in corrispondenza dell'arco opposto all'ingresso principale.
Dall'anno accademico 1998/99 le lezioni per la facoltà di economia dell'Università politecnica delle Marche si tengono in questa sede.
Note
^Glauco Lucchetti, Ancona Città militare, Studi Storici militari 1990 Roma SME 1993
^Ruggero Giacomini, La rivolta dei Bersaglieri Editrice Regione Marche, Ancona 2010
^Fabio Maria Serpilli Due storie, due personaggi di Ancona della collana Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche (volume in dialetto anconitano), Ancona 2006
^AA. VV. Omaggio a Vittorio Morelli, catalogo della mostra tenuta al Lazzaretto di Ancona e organizzata dal Museo Omero