La Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli o Carta di Banjul è una convenzione adottata dall'Unione Africana, adottata a Nairobi il 27 giugno 1981 nell'ambito della Conferenza dai ministri della Giustizia dell'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA).
La proposta fu approvata all'unanimità dalla 18ª assemblea dell'OUA, svoltasi a Nairobi il 27 giugno 1981.[1]
L'articolo 63[2] prevedeva che la convenzione entrasse in vigore tre mesi dopo il ricevimento da parte del Segretario Generale degli atti di ratifica o di adesione da parte di un numero di Paesi almeno pari alla maggioranza semplice degli Stati membri dell'OUA. In base a tale disposizione, e a seguito della ratifica da parte di 35 dei 50 Paesi all'epoca aderenti, la Carta entrò in vigore il 21 ottobre 1986, data che divenne la ricorrenza annuale dell'"African Human Rights Day".[3][4]
Il 2 novembre 1987 ad Addis Abeba fu istituita l'African Commission on Human and Peoples' Rights quale organismo titolato all'interpretazione della Carta e a sovraintenderne l'applicazione. La sua sede fu in seguito trasferita a Banjul, capitale del Gambia[5] e successivamente fu istituita la Corte.
I primi vengono presentati come la condizione necessaria per garantire l'effettività dei diritti civili e politici, egualmente universali e mutuamente indivisibili, senza fornire una priorità relativa fra le due classi. In particolare, già nel 1981 venivano affermato:
«Convinti che è essenziale accordare ormai una attenzione particolare al diritto allo sviluppo; che i diritti civili e politici sono indissociabili dai diritti economici, sociali e culturali, sia nella loro concezione che nella loro universalità, e che il soddisfacimento dei diritti economici, sociali e culturali garantisce quello dei diritti civili e politici [...]»
(Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, preambolo introduttivo[7])
«Tutti i popoli hanno diritto al proprio sviluppo economico, sociale e culturale, nel rigoroso rispetto della loro libertà e della loro identità, e all'eguale godimento del patrimonio comune dell'umanità.»
(Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (1981), art.22[7])
«Tutti i popoli hanno diritto ad un ambiente globale soddisfacente, favorevole al loro sviluppo.»
(Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli (1981), art.24[7])