Vicepresidente della Commissione parlamentare per la ristrutturazione e riconversione industriale e per i programmi delle partecipazioni statali (dal 17/11/1977)
Già segretario del PSDI per meno di un anno tra il 1992 e il 1993, e più volte ministro, è stato esponente del Partito Socialista Italiano e prima di Forza Italia e del PdL. Fu dichiarato colpevole nel processo per fatti di Tangentopoli; il reato fu prescritto.[1]
Parlamentare dal 1976 al 1994 e dal 2001 al 2013, ricopre la carica di presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. Nel giugno 2009 si è dimesso dalla Commissione Parlamentare Antimafia in seguito al suo coinvolgimento in un'inchiesta della Procura di Palermo riguardo a presunti favori all'associazione mafiosa che faceva capo a Vito Ciancimino.
Nel maggio 1992 diventa segretario del PSDI, carica che è costretto a lasciare nell'aprile del 1993 perché coinvolto nello scandalo di Tangentopoli in seguito all'inchiesta Mani Pulite. Insieme a lui sono coinvolti molti dei maggiori politici del periodo. Sempre nel 1992, come leader dei socialdemocratici italiani, è uno dei tre fondatori italiani (insieme a Bettino Craxi e Achille Occhetto) del Partito del Socialismo Europeo.[2]
A pochi mesi dall'elezione Vizzini, insieme a Filippo Berselli, si è fatto promotore di un discusso emendamento al decreto sicurezza. L'emendamento, nato per garantire una corsia preferenziale ai processi connessi alla criminalità organizzata e ai reati di grave allarme sociale, prevede la sospensione di un anno per tutti i processi in corso che non riguardino reati puniti con pene fino a dieci anni di reclusione commessi fino al 30 giugno 2002 e ovviamente anche dei relativi termini di prescrizione.[3]
Il 9 maggio 2022 viene nominato, all'unanimità dall'assemblea del PSDI attraverso la piattaforma Google Meet, segretario del Partito Socialista Democratico Italiano, riprendendo il ruolo abbandonato quasi trent'anni prima, nel 1993.[5][6] Il 22 dicembre 2023, a seguito delle sue dimissioni, gli succede il suo vicesegretario Paolo Preti: contestualmente assume la carica di presidente del partito.[7][8]
Carlo inoltre, da sempre tifoso rosanero, grazie ad una iniziativa sua, del sindaco Leoluca Orlando e di Salvino Lagumina, contribuì a rifondare la squadra cittadina il 7 gennaio 1987, dopo il fallimento avvenuto nel settembre del 1986.[9]
Carlo Vizzini inoltre, nel 2017, è stato nominato consulente per lo sport del Comune dal sindaco Orlando.[10]
Il 20 ottobre 2010 il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo chiede al Senato l'autorizzazione all'uso di diverse intercettazioni telefoniche riguardanti l'inchiesta in questione.
Il 18 gennaio 2012 la Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato respinge la relazione Sanna (PD), volta a concedere l'utilizzo delle intercettazioni. In seguito a ciò il Presidente Marco Follini nomina nuovo relatore il senatore Carlo Sarro (PdL), il quale propone all'Assemblea di negare la richiesta del GIP.
Il 14 marzo 2012 il Senato approva a scrutinio segreto (con 156 sì, 92 no e 15 astenuti) la relazione Sarro, negando quindi l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni. In precedenza, Vizzini aveva chiesto all'Assemblea di concedere l'autorizzazione richiesta dal GIP e dalla Procura.
Il 7 gennaio 2013 la Procura di Palermo ha chiesto formalmente l'archiviazione dell'indagine aperta a carico di Vizzini per insufficienza di prove, e il 28 luglio 2014 il Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo archivia l'indagine e lo proscioglie dalle accuse a lui contestate.[11]