In meteorologia il buran, (in russoбуран?burán) è un vento di aria gelida, a volte molto forte, caratteristico delle steppe della pianura sarmatica, a ovest degli Urali. Viene da N-NE ed è causato da una depressione che sconvolge le condizioni anticicloniche tipiche della zona. È spesso accompagnato da bufere di neve congelata durante la quale i fiocchi caduti a terra vengono sollevati di nuovo e, mescolandosi alla neve che cade, azzerano quasi la visibilità (blizzard); in questo caso assume il nome di пурга, purga. A volte per il forte freddo che gela l'umidità preesistente si ha la formazione della cosiddetta polvere di diamante associata a fenomeni di scaccianeve sulla neve presente al suolo.
In italiano troviamo (pop.) la parola italianaburiana , (ma potrebbe essere anche una semplice deformazione di borana[1] da bora), in ogni caso dal greco βορέας, come Borea, il dio del vento da nord, come del resto burrasca (e lo spagnoloborrasca), borea, boria.[2] In ogni caso, è sempre evidente la radice indoeuropea. La parola russa буран sembra invece avere un'origine comune al turcoburağan, "vento molto forte", con paralleli in altre lingue del gruppo turco (lingue altaiche, quindi non indoeuropee) da una radice comune bor- che significa "volgere, trascinare".[3]
Origine
Il buran si spinge frequentemente in Asia, di là dagli Urali, fino allo Xinjiang; più raramente giunge fino a latitudini più basse e arriva fino in Italia seguendo traiettorie orientali, aggirando la catena alpina e non trasformandosi quindi in favonio, che comunque sarebbe di tipo freddo, a causa di una configurazione isobarica piuttosto variegata; in ogni caso, il riscaldamento adiabatico del favonio non provoca grandi cali termici.
In questi casi si verificano crolli termici consistenti e improvvisi.