A partire dal 1201 era infatti sorta una disputa circa la successione al Principato. Boemondo III aveva un nipote, Raimondo Rupeno, figlio del suo primo figlio Raimondo, che era considerato da molti l'erede di maggior diritto al trono del principato. Boemondo IV riuscì a spuntarla e regnò su Antiochia e Tripoli, anche se i rispettivi sistemi normativi e amministrativi restarono separati.[1] Ma la disputa non era risolta qui: il conflitto continuò anche sotto i loro discendenti e coinvolse nobili di Antiochia, di Tripoli e della Cilicia armena. Boemondo fissò la propria sede a Tripoli. In sua assenza, la città di Antiochia cadde pesantemente sotto l'influenza delle comunità greche.
Raimondo Rupeno, estromesso dalla successione, tornò alla carica nel 1216 e, grazie soprattutto all'appoggio di Leone II d'Armenia, tolse il principato a Boemondo che dovette accontentarsi di Tripoli.
Il nuovo principe rimase al potere dal 1216 al 1219, anno nel quale Boemondo recuperò i suoi territori, che tenne fino alla morte.
Boemondo diede anche prova di essere un alleato totalmente inaffidabile. Lo dimostra ad esempio l'alleanza stretta con l'imperatoreFederico II durante la Sesta crociata, subito tradita dalla diserzione sua e dei suoi uomini. Fu anche acerrimo nemico dei Cavalieri ospitalieri, attirandosi per questo la scomunica da parte di Gregorio IX nel 1230.
Matrimoni e figli
Boemondo IV d'Antiochia e Tripoli ebbe due mogli e otto figli. In prime nozze sposò Plaisance di Gibelletto (m. 1217), dalla quale ebbe quattro maschi e una femmina:
Raimondo di Poitiers (1195- assassinato nella cattedrale di Tortosa nel 1213), Balivo di Antiochia
Orgueilleuse di Poitiers, che probabilmente sposò nel 1220 Thoros principe d'Armenia (m. 1226), figlio della regina Isabella e del secondo marito Aitone I d'Armenia.