La definizione di questo gruppo etnico ha posto problemi sin dall'antichità.
Già Erodoto scrive nelle sue Storie[4]: «Costoro dai Greci son chiamati Siri, mentre dai barbari ebbero il nome di Assiri.» L'interpretazione che le due parole fossero equivalenti nell'antichità ha trovato sostenitori e contrari[5].
Oggi il termine Siria è riferito a uno stato del Medio Oriente, i cui abitanti si chiamano "siriani". Il termine Assiria invece è usato per il territorio storicamente abitato dagli antichi Assiri. Nondimeno, per quanto riguarda i termini "assiri", "siri" e "siriaci", anche oggi si accetta generalmente l'equivalenza che veniva accettata nell'antichità.
Si noti che non è facile definire l'appartenenza di singoli villaggi al gruppo etnico assiro sulla base del territorio (molto frammentato) ed è più facile definirla in base alla lingua. Da questo punto di vista, l'etnia assira coincide con la comunità che parla oggi i dialetti aramaici. La maggior parte dei siriaci definisce se stessi come Suryoye nella propria lingua.
Storia
Si inizia a parlare di un gruppo etnico assiro a partire circa dal XII secolo a.C., con l'immigrazione in Siria degli Aramei provenienti dal deserto siro-arabico. Il loro popolamento iniziò a dare un carattere semitico al Paese.[6]
Tale gruppo restò in seguito dominante in Siria, resistendo all'ellenizzazione dei Seleucidi[7] (dal IV al I secolo a.C.) e mantenendo una propria fisionomia etnica e culturale anche di fronte alla conquista islamica della Siria (634-638).[6]
La lingua parlata dagli assiri è il siriaco, conosciuto nella propria lingua come suryāyā, una lingua semitica appartenente al gruppo dell'aramaico orientale, che si è mantenuta sino ai giorni nostri in alcune località dell'alta Mesopotamia e della Siria occidentale, oltre che nell'uso liturgico. Essa viene scritta con un proprio alfabeto, varietà degli alfabeti aramaici.[6] Tuttavia un buon numero di assiri parla un dialetto della lingua neo-aramaica, detto turoyo. Dal punto di vista linguistico, la lingua degli aramei era l'aramaico, che in epoca preislamica si diffuse su un'area vastissima, diventando la lingua parlata nelle regioni chiamate Siria e/o Assiria e in alcune regioni confinanti.
Una grande letteratura di contenuto in grande prevalenza cristiano, che fiorì dal II al XIII secolo d.C., è stata scritta nella lingua siriaca classica. Nei dialetti moderni derivati dal siriaco classico, tale tradizione letteraria continua ai nostri giorni.
Agli albori della cristianità la musica veniva impiegata esclusivamente nelle celebrazioni liturgiche. Successivamente nacque un genere musicale i cui testi parlavano in special modo delle sofferenze e degli ideali della «gente siriaca». Studiosi e compositori presero spunto dalla musica sacra per creare poi un filone indipendente.[8]
Nel 1962 un assiro di nome Chabo Bahé scrisse una canzone chiamata Grishlah Idi (traducibile come Mi prese la mano), che fu una sorta di nuova base[non chiaro] per la musica contemporanea. In tutti modi gli esempi più validi vennero composti nell'attuale Siria; Kamichlié divenne famosa in tutto il mondo siriaco.[8] La musica assira ha portato poi varie influenze in molti generi vicini.
I cantanti assiri più famosi oggigiorno sono: Gabriel Asaad, Habib Mousa, Ishak Ya'qub, Josef Özer e Jean Karat.
Il primo festival di musica aramaica è stato tenuto dal primo al 4 agosto 2008 in Libano[9].
Gli assiri odierni si distinguono dal resto della popolazione semita della regione siro-mesopotamica, che ha acquisito la religione islamica e la lingua araba (nata ed elaborata in Giordania e bassa Mesopotamia) per l'aver mantenuto identità etnica e lingua assire, nonché il cristianesimo siriaco, praticato in tutta la regione prima che la maggior parte della popolazione si convertisse all'islam e adottasse la lingua araba. Prima ancora del cristianesimo, tutte le popolazioni della regione praticavano le religioni sumero-semitiche.
I popoli di cultura assira sono considerati fra i primi ad aver abbracciato il cristianesimo[10]. Fin dall'inizio della sua espansione, il cristianesimo si diffuse in Siria, in particolare ad Antiochia, che divenne uno dei centri maggiori della cristianità. L'autorità del Patriarcato di Antiochia arrivò nel V secolo ad estendersi dall'isola di Cipro fino alla Persia incluse.[6] La Chiesa antiochena subì però due scissioni:
Giorgio Levi Della Vida, Giuseppe Furlani, Giuseppe Ricciotti, SIRI, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936. URL consultato il 6 ottobre 2014.