Solitario, fu un grande idealista, un visionario e perciò venne molte volte incompreso.
Impeccabile e finissimo disegnatore, accurato e preciso nel lavoro, Campini produceva poco e pensava molto e non licenziò mai una produzione sbrigativa e mediocre; non lascia infatti molte opere ma riesce a perlustrare l'intera vicenda artistica italiana privilegiando il "glorioso" rinascimento; studiava inoltre l'antico e persino nella pratica manuale adoperava quei sistemi che erano degli antichi.
AA.VV., Archimede Campini, catalogo della mostra dell'Accademia di Belle Arti di Palermo (27 maggio - 15 giugno 1993), Palermo, 1993
Mariny Guttilla, Pippo Rizzo, Archimede Campini, Antonio Ugo e Maria Accascina nei ricordi di Giovanni Rosone, in AA.VV., Il nomade. Pippo Rizzo nell'arte del Novecento, 2006, pp. 43-56